Massimo Ferra GuitarSix – Skipper Doll. Concerto per 34 corde (S’ard Music, 2015)

Ci sono cinque chitarre e un contrabbasso nell’ultimo progetto di Massimo Ferra, chitarrista e compositore navigato, in movimento tra la scena jazz e classica. Il titolo dell’album è “Skipper Doll. Concerto per 34 corde” e non può andar meglio per chi vuole indagare le possibilità offerte dallo strumento. Sia sul piano della composizione, che confluisce, in modo sempre elegante e mai ridondante, in una serie di forme schiette ben rappresentate dai titoli della maggior parte dei sei brani in scaletta (“Settembre”, “Ferragosto”, “Rispetto”, “Nocturnal Spanish”): come una riflessione formalizzata nell’aderenza tra il suono e l’immagine che quei titoli evocano. Questo vale senza dubbio per la dimensione delle esecuzioni, che sono tutte equilibrate e dense, ancorché piene di aria, delicate, ricche di sfumature. Come in una piccola orchestra, le trentaquattro corde si avvicinano per ispessire il suono, ma anche per determinarne di nuovi, accorpati e generati dalla prossimità, oltre che dalla scrittura e dalla riflessione su una nuova possibilità di esecuzione. Non è certo il dato quantitativo che fa la differenza, sebbene credo sia una specie di codice attraverso il quale Ferra riesce a generare un linguaggio diverso, più definito e complesso, articolato. La differenza che conta è legata al salto, anche formale, che con queste composizioni è riuscito a far fare a quello stesso linguaggio. Che si trasporta dentro una serie di segni che significano uno a uno, cioè che hanno un senso pieno e compiuto. E che, oltre a questo, riflettono - dentro una spirale positiva di sovrapposizioni, di riflessi, di appoggi, risposte e rimandi - l’uno i timbri dell’altro. Ecco, l’insieme di queste dimensioni genera la grammatica compiuta e più definita di “Skipper Doll”. Una grammatica che è allo stesso tempo evocativa e incisiva, perché ci ancora all’esecuzione - di cui vogliamo capire i dettagli, i procedimenti, scomporre i suoni, gli elementi incastonati e imperniati - e, allo stesso modo, ci spinge a straniarci, a estrarci dagli aspetti più tecnici per sollevarci sopra gli effetti che producono. Forse la chiave di lettura sta proprio qui, perché ci sono sì trentaquattro corde, ma non di mendichiamo che (volendo rimanere dentro la dimensione più fisica) ci sono molte più dita che le suonano. Anzi che ci scorrono sopra, si appoggiano, pizzicano, stracciano, contribuendo a irradiare molti suoni e a definire l’ambito sonoro dell’album. Questi elementi non possono non incontrarsi nel movimento delle mani, che seguono spostamenti diversi (da orchestra), garantendo un arco armonico illimitato. Il brano di apertura, “Settembre”, è uno dei più significativi in questo senso. Racchiude molte prospettive e una dinamica compositiva ed esecutiva molto interessante. L’incipit è una delle frasi più delicate e riconoscibili dell’album, che viene riproposta in diverse parti del brano, sorretta dai movimenti più ritmici delle altre chitarre e dal contrabbasso. Ma, in termini generali, il brano è pieno di variazioni che, dentro una dinamica più legata all’estemporaneità e a un’ispirazione jazz (che torna spesso lungo la scaletta), modulano la linea principale fino a trasformarsi in un assolo che ricorda una passeggiata (forse un preludio all’autunno, a una stagione non ancora piena, a una dimensione più personale, solitaria). L’assolo viene assorbito dentro un leggero sostegno ritmico delle chitarre, che richiamano, dopo alcune variazioni più tematiche, la frase principale dell’incipit. Tutti i brani sono, d’altronde, delle storie compiute, che si prendono il tempo necessario per raggiungere il giusto sviluppo e completare la parabola narrativa (ogni “storia” ha una durata che varia dai cinque i nove minuti). L’ascolto non può che essere partecipato, concentrato. D’altronde l’atmosfera che ci avvolge è stringente: non c’è rarefazione ma estrema lucidità, concentrazione, profondità, passione. Insomma la bellezza di trentaquattro corde. 


Daniele Cestellini

Posta un commento

Nuova Vecchia