Nell’affollato mare magnum delle produzioni discografiche italiane, sorprende di tanto in tanto scoprire qualche bella realtà su un palco. Cose di altri tempi, che nell’era di Spotify accadono sempre di rado. E’ successo al sottoscritto con gli Inverso, scoperti per caso mentre suonavano in un pub/libreria nei dintorni di Piazza Navona. Nata nel 2012 la band romana è formata da Carlo Picone alla chitarra, piano e voce, Mauro Fiore alla batteria, Vincenzo Picone al basso, Anna Russo al violoncello e Vincenzo Citriniti al sax, cinque musicisti di grande esperienza i quali hanno unito le forze per dare vita ad un progetto artistico che esplorasse le connessioni tra canzone d’autore italiana, jazz, folk e swing. A distanza di tre anni dal loro ottimo disco di debutto “La pioggia che non cade”, gli Inverso a maggio hanno pubblicato il loro secondo album “Una Vita a Metà”, anticipato dal singolo “Bella de papà” ed inciso con la partecipazione di Dino Picone, Maurizio Nerbano, Salvatore Schembari, Simone Federicuccio Talone, Andrea Malatesta, Simone Pletto, Mario Russo e Francesco Ciancio. Si tratta di un lavoro che segna il passo in modo determinante nella loro maturazione artistica e lo si nota dallo spessore poetico che pervade i testi, ma anche dall’originale approccio agli arrangiamenti perfetti per evocare il profilo cinematografico che spesso pervade le loro canzoni. Durante l’ascolto colpiscono brani come l’iniziale “30 Anni”, “InCiampi”, l’ottima title track e “Vecchio valzer”, che senza dubbio rappresenta il momento più alto di tutto il disco. Un discorso a parte lo merita, invece, il singolo “Bella de papà”, in cui gli Inverso sperimentano l’incontro fortunato con il dialetto romano, un preludio forse alla prossima direzione che potrebbe prendere la band romana, magari pubblicando un disco dedicato alla sua città.
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