Nato nella factory del produttore salentino Valerio Daniele, il collettivo Desuonatori, coordinamento di autoproduzioni per la socializzazione di musica inedita in nuovi contesti di fruizione, prosegue con coraggio e determinazione le sue attività con la pubblicazione di “Bestiario Marino” del sassofonista Francesco Massaro. Si tratta di un album denso di fascino dall’atmosfera evocativa ed allo stesso tempo visionaria, nel quale sono raccolti dieci brani di taglio avant-garde jazz incisi con il contributo di Mariasole De Pascali (flauto, flauto alto e flauto preparato), Gianni Lenoci (pianoforte, piano preparato, piano elettrico, radio e toys) e Michele Ciccimarra (batteria, steel-set, chimes, cupa cupa e oggetti). Laddove al primo ascolto potrebbe sembrare un lavoro dal sound bizzarro e a tratti criptico, soffermandosi con più attenzione si scoprono una serie di brani dalla bellezza cristallina, caratterizzati da una ricerca sonora densa di sfaccettature e da un eccellente lavoro in fase compositiva. Brano dopo brano, si viene letteralmente catturati da una sorta di vortice che ci conduce in fondo al mare, alla scoperta di creature quasi mitologiche che compongono un mondo alto, nel quale il tempo sembra fermarsi, schiudendoci i misteri della natura, tra silenzi e bagliori, fasi concitate e tenui spaccati riflessivi. A guidare il nostro viaggio è il playing superbo ed evocativo del sax di Massaro, perfettamente assecondato dal suono suadente dei flauti della De Pascali e dalle tastiere di Lenoci, mentre le Ciccimarra dettano i tempi e le ambientazioni ritmiche. Quasi fosse un canto ammaliante di sirene “L’étoile de mer” ci rapisce e ci trasporta in mezzo ai flutti di “Rajiformes” in cui il quartetto sfoggia un interplay travolgente in cui brilla tutta la loro capacità di improvvisazione, conducendoci tra le impervietà di “Desmonema Annasethe”, l’omaggio ad Erik Satie di “Baleines inappètissantes” e l’incontro con il mostro marino de “La caravela portuguesa”, fino a giungere alla splendida “Canto marino” in cui il quartetto sembra evocare “Sea Song” di Robert Wyatt tra i rumorismi del sax di Massaro e il piano di Lenoci a tracciare la linea melodica. Se chiaro è il rimando a Baudelarie con “Les epaves” che racconta di un relitto di una nave affondata in una tempesta, “La melusina” è un brano di pura ricerca sonora partendo dai glissandi del flauto della De Pascali e del clarinetto. Le sperimentazioni con il synt di “Giduille ou tourbillon?” ci conducono verso il finale con “Gamma volantis” che ci riporta fuori dall’acqua, preludendo ad un prossimo viaggio di esplorazione, in cielo, verso le stelle ed i pianeti.
Salvatore Esposito
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