Marco Rovelli - Tutto Inizia Sempre (Materiali Sonori, 2015)
Ben noto per essere stato il frontman, nonché il motore propulsivo, di quello straordinario gruppo che erano i Les Anarchistes, Marco Rovelli è un artista poliedrico in grado di spaziare con agilità attraverso linguaggi differenti dalla canzone d’autore alla scrittura d’inchiesta fino a toccare la recitazione. A partire dal 2009 con la pubblicazione dell’ottimo “libertAria”, il cantautore toscano ha intrapreso un fruttuoso percorso come solista, che con “Tutto Inizia Sempre” giunge alla sua seconda tappa. A differenza del precedente, caratterizzato da sonorità prettamente rock, questo nuovo album propone tredici brani dalle eleganti architetture acustiche ed orchestrali in cui spicca il contributo del polistrumentista Rocco Marchi (pianoforte, sintetizzatori, chitarra elettrica, basso, percussioni), e del folto gruppo di strumentisti composto da Lara Vecoli (violincello), Paolo Capodacqua (chitarra classica), Francesca Baccolini (contrabbasso), Roberto Passuti (percussioni, sintetizzatore), con l’aggiunta di Massimo Muraro (batteria), Erica Scherl (violino), Mauro Avanzini (sax e flauto), Micaela Piccinini (voce) e Andrea Giannoni (armonica). Spaziando dal songwriting più puro alle influenze della canzone popolare e di protesta, Rovelli confeziona un disco di grande spessore da ascoltare con grande attenzione, cogliendo la sua capacità di mescolare poesia ed impegno civile, storytelling e temi sociali sul filo dell’Amore e dell’Utopia. Durante l’ascolto a spiccare sono, senza dubbio, i ritratti di Don Chisciotte (“Noi, Chisciotte”), di Carlo ed Enrichetta Pisacane (“L’Amore al tempo della rivolta”), di Vittorio Arrigoni (“Una Vita Normale”) e Don Andrea Gallo (“Anarcangeli”), ma Rovelli non manca di tornare a guardare verso il rock con “Il dio che ride” e “Servi”, ancora sposare trame sonore più complesse come nel caso dell’iniziale “Il tempo che resta” e “Danse Macabre”. “Tutto Inizia Sempre” è, insomma, la dimostrazione di come oggi più che mai ci sia necessità di una canzone d’autore che sappia raccontare ciò che ci circonda, oltre le cronache addomesticate dei giornali, ma dentro alla carne viva della nostra società.
Salvatore Esposito
Vitrone – Piccole Partenze (FreakHouse/FullHeads, 2015)
Nato artisticamente negl’anni Ottanta nel pieno del fermento creativo della scena musicale di Caserta, Gennaro Vitrone vanta un percorso artistico di tutto rispetto che lo ha portato ad affrontare esperienze artistiche diversificate, dal metal con T.R.B. al country folk con i Nafta, fino a giungere al cantautorato con il duo Vitronemaltempo. Dopo aver dato alle stampe un paio di album autoprodotti, il cantautore casertano torna con “Piccole Partenze”, primo episodio del progetto Vitrone, nel quale ha raccolto undici brani autografi, prodotti da Mimmo Cappuccio con la collaborazione del chitarrista Gianpiero Cunto e del batterista Peppe Vertaldi ed incisi con la partecipazione di alcuni tra migliori strumentisti di Terra di Lavoro come Almerigo Pota (tromba), l’ex Avion Travel Vittorio Remino (basso), Maurizio Stellato (chitarra) e Fabio Tommasone (pianoforte). Frutto di una gestazione compositiva e realizzativa di quasi quindici mesi, il disco si caratterizza per gli eleganti arrangiamenti che mescolano sfumature pop, canzone d’autore in senso stretto e sperimentazione sonora, il tutto impreziosito da testi che indagano il divenire della vita, fatta delle piccole cose del quotidiano, di partenze, ritorni, ed assenza, tra riflessioni introspettive e sfumature malinconiche. Durante l’ascolto a spiccare subito sono certamente brani come l’iniziale “Inverno”, il duetto con Marta Argenio in “Arcobaleni” e la title-track, quest’ultima aperta dal prologo di Ivan Montanaro recitato dall’attore Roberto Solofria, ma andando più a fondo a brillare sono il jazz-rock de “Il finto fioraio” e “Sentinelle” che affascina per l’incontro tra le sonorità dell’elettronica e i ritmi in levare del reggae. “Piccole Partenze” è, insomma, un disco pregevole che mette molto bene a fuoco tutte le potenzialità artistiche e creative di Gennaro Vitrone.
Salvatore Esposito
Sammy Osman – Gerico (Maciste Dischi, 2015)
Cantautore di origine italo-somala, Sammy Osman ha di recente dato alle stampe il suo disco di debutto “Gerico”, nel quale ha raccolto undici brani, caratterizzati da una poetica originale e colorata, fatta di vicoli affolati, notti insonni e danze scatenate, che si traduce in arrangiamenti che spaziano dal pop d’autore al jazz fino a toccare il latin-folk. Accompagnato da un eccellente gruppo di strumentisti composto da Riccardo Morandini (chitarra), Federico Caruso (clarinetto), Antonello Sabatini (contrabbasso), Carla Marulo (percussioni e voce), ed Alberto Bazzoli (pianoforte, tastiere e fisarmonica), Osman ha dato vita ad album nel quale convivono lo storytelling e gli attraversamenti sonori, il tutto impreziosito da una scrittura brillante ed originale. L’ascolto regala, così, un susseguirsi di gustose sorprese come la bossa nova di “Coprifuoco”, i suoni mediterranei di “Vengo a prenderti” e “Boom Boom”, la melodia sinuosa de “La Sposa Cadavere”, ma soprattutto la travolgente incursione nei suoni balkan con “Davai Tavarish”. Se l’invito alla danza di “Salomè” rimanda a certi suoni mediorientali, le successive “I moti di Milano” e “Chi è cchiu felice” guardano alla tradizione della nostra penisola. Gli echi latin di “Kaya” e “Para Cai” suggellano un disco eccellente, nel quale poesia e ricerca sonora vanno di pari passo dando vita ad un affresco sonoro di grande fascino.
Salvatore Esposito
Vallone – Multiversi (Musita/Audioglobe, 2015)
Musicista pugliese di nascita ma milanese di adozione, Paolo Farina vanta un lungo percorso artistico che lo ha visto debuttare agli inizi degl’anni Settanta e successivamente segnalarsi in diversi progetti musicali come gli Etnoritmo con i quali ha esplorato la world e la trad music e gli Humana Prog dedicato al progressive rock con cui circa un anno fa ha dato alle stampe l’ottimo “Fiori, frutti, farfalle”. A breve distanza da quest’ultimo, lo ritroviamo protagonista di un nuovo album “Multiversi”, inciso con il moniker Vallone, che rimanda alla figura di Raf Vallone, celebre attore, calciatore, nonché giornalista e partigiano. Rispetto ai dischi precedenti, questa nuova avventura musicale vede Paolo Farina esplorare il territorio della canzone d’autore, ma con lo sguardo rivolto verso le sonorità della West Coast, il folk, ed il blues. Come lascia intendere il titolo, si tratta non solo di un album dalle diverse letture, ma anche di un esplorazione degli universi paralleli, cioè quelle realtà che si compenetrano coesistendo ma senza interagire. Co-prodotto da Lele Battista con la supervisione al missaggio e al mastering di Paolo Iafelice, il disco presenta dieci brani autografi, caratterizzati da testi nei quali si intrecciano ricordi, riflessioni e confessioni intime su illusioni, sogni e rimpianti. Ad aprire il disco sono le storie di migrazioni ed incontri del prog de “Le montagne sono alte”, a cui seguono prima le riflessioni profonde de “La stanza delle tre ombre” e di “Giorni Uguali”, e poi la canzone d’amore pianistica “Giulia Giura”, finalista al Premio Bruno Lauzi. Se “Camilla” regala un bel ritratto femminile ispirato a John Fante ed intessuto tra le trame rock-blues della chitarra elettrica, la dylaniana ballata “Polo Nord” è il racconto di un naufragio, quale metafora della solitudine umana. Il sound degl’anni Settanta ritorna in modo più prepotente con “Oltre”, “Non sognare” e “Sette anni”, i ritmi in levare del reggae caratterizzano la conclusiva “Quando saremo”. “Multiversi” è l’esempio di come un artista possa mettersi continuamente in discussione esplorando nuovi sentieri sonori e cantautorali.
Salvatore Esposito
Luca Ricatti - Musica al vento (Autoprodotto, 2015)
“Fumo al vento” è il titolo del nuovo album di Luca Ricatti, chitarrista, cantante e compositore romano. È composto di tredici tracce, la maggior parte delle quali originali, con alcune concessioni alle espressioni musicali di tradizione orale. A bene vedere, al di là dei brani che Ricatti mutua dal patrimonio musicale popolare (“Buongiorno cavaliere”, “Tutti cianno quarcheccosa”, “I disertori” e “Donna lombarda”), che ci informano in modo diretto sui temi che più lo interessano, il resto dell’album è esplicitamente orientato da un orizzonte sonoro riconducibile al folk, all’acustico. E a un linguaggio popolare. Non nel senso più tradizionale - non c’è il dialetto, ad esempio, e non ci sono strumenti popolari rappresentativi di un’area o un repertorio particolari - ma piuttosto in riferimento all’impianto generale, all’organizzazione del racconto. Alla volontà di rendere coerente una narrazione personale, una riflessione su alcune questioni che seguono alcune delle direttrici più importanti dei canti popolari. Quella ad esempio di connettere l’interpretazione individuale a un sentimento diffuso. Oppure quella di individuare un codice facilmente condivisibile e fruibile, comprensibile. In questo senso l’album di Ricatti è molto esplicativo, nella misura in cui asciuga ogni potenzialità del suono e del panorama sonoro al racconto sostenuto con la chitarra “e poco altro” (come ci dice lui stesso nelle note di copertina). Ne guadagna senz’altro l’andamento generale dell’album, che riesce ad accogliere, senza forzature, i brani originali, scritti in riferimento al tema della morte, della solitudine, del conflitto sociale (in quadro sia storico che contemporaneo). Non si può non riconoscere un debito alla tradizione cantautorale italiana meno formalizzata: sopratutto in brani come “Polvere da sparo”, “Fumo al vento” e “Foglia morta”.
Daniele Cestellini
Edoardo Chiesa – Canzoni Sull’Alternativa (Dreamingorilla Records/L'Alienogatto, 2015)
Cantautore ligure ed ex componente dei Madame Blague, Edoardo Chiesa debutta come solista con “Canzoni Sull’Alternativa”, disco che raccoglie otto brani autografi caratterizzati da atmosfere pop d’autore, nel quale fanno capolino interessanti scelte melodiche ed influenze che spaziano dal funk al blues passando per il soul. Quasi fosse un concept album, questa raccolta ruota intorno ad una serie di riflessioni personali sulle scelte da compiere ogni giorno, e la tensione continua a rifuggire la banalità della vita. Ad accompagnare il cantautore ligure troviamo un ristretto strumentisti composto da Damiano Ferrando (basso e iPad), Corrado Bertonazzi (batteria e percussioni) e Marco Cravero (chitarra solista in “Mia Paura”), i quali contribuiscono in modo efficace a caratterizzare il frizzante sound del disco. Sin dalle prime note della programmatica “L’alternativa” (per la quale è stato realizzato anche un video), Chiesa ci racconta delle decisioni da prendere e che "non affrancano l'uomo da ogni dovere di decidere di se stesso, non lo liberano dalla libertà". Emerge poi la dicotomia tra le scelte e la libertà, come vivere l’amore in modo assoluto come nel caso del rockabilly “Pioveva” e del rock di “Queste quattro sfere sporche”, o allontanarci da ciò che ci soffoca (“Se non fossi già stato qui”) o ancora dalle paure che ci bloccano (“Mia paura”), fino a giungere alla conclusiva “Nati Vecchi”, nella quale emerge il continuo districarsi tra i timori, l’abitudine e il coraggio di affrontare il futuro. Nonostante qualche comprensibile errore di gioventù, “Canzoni Sull’Alternativa” è un ottimo primo passo per la carriera solista di Chiesa. Non ci sorprende, infatti, che sia stato scelto tra i dischi della seconda fase del premio Tenco come opera prima.
Salvatore Esposito
David Ragghianti – Portland (Caipira Records/Musica Distesa)
David Ragghianti, è un cantautore toscano di belle speranze che giunge al suo debutto discografico con “Portland”, disco che mette in fila nove brani, incisi prevalentemente nel suo studio casalingo per soli chitarra e voce, e prodotti dall’ex Amor Fou Giuliano Dottori (chitarre, pianoforte, cori, mandolino, percussioni, batteria) che ne ha curato anche gli arrangiamenti successivi. Seguendo le traiettorie della nuova canzone d’autore italiana, Ragghianti dimostra di avere ben chiari anche i suoi riferimenti classici non disegnando uno sguardo al passato verso i padri nobili come Fabrizio De Andrè o verso i suoni più radiofonici del pop. La riflessività introspettiva del songwriting si sposa così a melodie e refrain accattivanti, dove non guasta anche qualche solare ritmo in levare con la complicità di tre batteristi d’eccezione Mattia Pittella, Mauro Mr. Fox Sansone e Nico Turner (già al lavoro con Cat Power). L’ascolto svela uno storytelling intessuto tra i ricordi e il desiderio di continua ricerca, animata da un inquiedutine interiore che diventa stimolo ispirativo. Brillano così brani come “I prati che cercavo”, la splendida “Amsterdam” e il gustoso singolo “Il tema del filo”, fino a giungere a quel gioiellino che è la conclusiva “Raffiche di fuga”. “Portland” è così un disco da ascoltare con attenzione per cogliere la profondità e l’intensità del songwriting di Ragghianti.
Salvatore Esposito
Valerio Billeri & Ombre Elettriche – Lapis Niger (Autoprodotto, 2015)
Sono passati tre anni da “Acque Alte” e il cantautore romano Valerio Billeri torna in pista con il suo quinto album “Lapis Ninger”, nel quale ha raccolto sette brani incisi con le Ombre Elettriche, band che lo accompagna abitualmente anche dal vivo e composta da Damiano Minucci (chitarre elettriche), Fabrizio Frattali (basso elettrico) ed Emanuele Carradori (batteria). A differenza dei precedenti lavori che affondavano le radici nella roots music e più in generale nell’immaginario musicale americano, questo nuovo lavoro si ispira a Roma, città dalla “grande bellezza”, spesso oscurata da politiche scriteriate e disonestà dilagante, ma che conserva integro nella sua origine mitologica, un tesoro immenso ancora da scoprire. Così Billeri ritorna alla tradizione musicale della sua città proponendo “Te possino dà tante cortellate” già nel repertorio di Gabriella Ferri e “Canto de Lavoro”, si immerge nelle sue storie (“Lapis Niger”), e nei suoi luoghi (“Santa Maria degli Angeli”) traendone linfa vitale per il suo storytelling rock (“Anime Perse”) fino a toccare il canto d’amore “Tutte le notti in sogno” che chiude il disco. Nonostante la registrazione low budget non valorizzi pienamente il songwriting di Billeri, “Lapis Niger” è un disco affascinate nel quale si realizza l’incontro tra la tradizione romana e la roots music americana. A completare il disco nella versione cd è la bonus track “La presa di Roma”, e ulteriori due tracce che verranno pubblicate nella nuova edizione in uscita a Natale.
Salvatore Esposito
Emanuele Barbati – Sfumature Vol.1 (Scirocco Music/Self/Believe, 2015)
Cresciuto musicalmente nella scena ska-punk pugliese, Emauele Barbati è un promettente cantautore tarantino dalla solida formazione, spesa tra la laurea in musicologia e gli studi presso il CPM Music Institute di Milano, e dall’intenso percorso artistico intrapreso nel 2005, e proseguito con prima con l’Ep “Come Sempre” e successivamente con il disco di debutto “Sulla Stessa Via” del 2012. A distanza di tre anni da quest’ultimo lo ritroviamo con “Sfumature Vol.1” album nel quale ha raccolto sette brani, prodotti da Roberto Vernetti, e caratterizzati da arrangiamenti pop-rock in cui la poesia si sposa con melodie orecchiabili ed allo stesso tempo mai banali. Sono canzoni d’amore semplici ed allo stesso tempo efficaci, che colgono nel segno sin dal primo ascolto, indirizzate ad un pubblico giovane, spensierato con l’intera vita davanti. Difficile non apprezzare brani come l’iniziale “Finalmente” o i due singoli “Settembre “ ed “Ecco arriva il sole”, nella quale emerge il lato bello e solare di quella Taranto che non è solo Ilva. Insomma, “Sfumature Vol.1” è il disco pop che tutti vorremo ascoltare in radio, se solo le frequenze non fossero invase dal spazzatura melodica senza senso.
Salvatore Esposito
NUDi - LAmiaFAVOLA+BELLA (Autoprodotto, 2015)
NUDi, al secolo Francesco Saverio Nudi, è un cantautore calabrese dallo stile eclettico e solare, con alle spalle diverse esperienza maturate in vari contest e collaborazioni di prestigio. “LAmiaFAVOLA+BELLA” è il suo disco di debutto nel quale ha raccolto dieci brani inediti, arrangiati da Davide Maggioni, che strizzano l’occhio al pop italiano, con l’aggiunta di una bella dose di coraggio ed originalità compositiva. Spaziando tra echi di folk e di swing, NUDi si destreggia tra la canzone d’amore di “FREquenZA di 1 stella” e la dolcezza spensierata de “LAmiaFAVOLA+BELLA”, tra il rock del singolo “MIRAGGIOdiTe” e i temi sociali con “La storia di Precario Impertinente”. Si prosegue con l’inno alla musica come linguaggio interiore “MuSiCaDentro” e “Se Fossi DiO”, nella quale veste i panni del moderno Cecco Angiolieri in chiave pop. La canzone d’amore “6 così” ci conduce verso il finale con la “La ninna nanna dell’Uomo Nero”, “TU6ME” e “Cercami in 1 sogno” che chiudono un disco senza dubbio godibile dal punto di vista melodico, al quale però sembra mancare un brano davvero di spessore che valorizzi realmente le potenzialità del cantautore calabrese.
Salvatore Esposito
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