Ballaké Sissoko & Vincent Segal - Music de nuit (No Format!, 2015)

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Dopo “Chamber music”, l’album prodotto nel 2009 da No Format! e nel 2011 dalla statunitense Six Degrees Records, Ballaké Sissoko e Vincent Segal tornano a collaborare. E a intrecciare i loro due strumenti: così diversi, eterei, sognanti. E così simili per raffinatezza, leggerezza, profondità. Il nuovo album di questo splendido due franco-maliano si intitola “Musique de nuit” ed è interamente suonato con kora e violoncello. Come nel precedente, l’atmosfera generale è quella che due grandi strumentisti riescono a determinare, portando chi ascolta quasi a toccare le loro mani, fino a percepirne i singoli movimenti, tra le corde e i tasti nei quali prendono forma le melodie. Se l’album, attraverso la successione delle nove tracce di cui è composto, appare compatto e composto, cioè fortemente determinato dal carattere e dalla tecnica compositiva dei due autori, a ben vedere si incontrano dei picchi straordinari. Momenti, passaggi, combinazioni più nuove, meno formali e rigide, che approfondiscono, sviluppano, spostano su nuovi piani melodici e armonici le convergenze tra violoncello e kora. In più - e questo può essere ricondotto all’intesa, alle esperienze che i due hanno vissuto insieme (tour mondiali, ottimi riconoscimenti) - anche i brani più tesi a una nuova sperimentazione riescono a calarsi senza sforzi nella matrice dell’album. Una matrice che, senza sbavature, determina un flusso musicale molto coerente, che si caratterizza dentro pochi ma significativi elementi. Prima viene il ritmo - per quanto può forse sembrare insolito - poi il lavoro sugli sviluppi delle melodie. Insieme, questi due livelli di produzione riescono a riempire tutti i brani, concentrando i passaggi chiave del disco in una combinazione che prende forme diverse, ma richiama una formula reiterata ed efficace. 
Una formula che produce una sorta di divergenza tra le parti, nel quadro della quale uno strumento (quasi sempre la kora) si ostina, variandola e arricchendola, sulla linea portante, e l’altro produce un contrappunto irresistibile, allungando arcate profonde che irradiano armonie perfette (non del tutto scevre da una certa malinconia). Allo stesso tempo questa efficacia allontana quella irriducibile tensione che genera la ricerca di un appagamento (solo) formale, attraverso il ricorso a una strumentazione più articolata e differenziata. E questo è il motivo principale per cui “Musique de nuit” è un ottimo album. Perché ogni aggiunta, più o meno estemporanea, creerebbe disequilibrio: il flusso funziona perché nasce da quattro mani che poggiano solo su corde. Una volta accettato questo dato irrinunciabile, potremo infilarci fin dentro alle casse armoniche e imbeverci delle risonanze infinite che si irradiano da quello spazio di intersezione, straordinario e surreale. Alcuni brani rappresentano al meglio questo processo: “Diabaro”, “Super Etoile”, fino a “Samba Tomora”, che anticipa la chiusura dell’album, affidata alla title track “Musique de nuit”. In “Diabaro” l’equilibrio straniante delle corde si sospende attraverso la voce della cantante maliana Babani Koné (unica concessione fuori dallo schema). Il canto della Koné si pone come un intermezzo, immerso dentro un flusso musicale denso e teso: è introdotto dal violoncello che produce delle strisce lunghe e gravi, appoggiato su qualche pizzico di kora. La quale emerge dopo le prime strofe in alternanza alla voce, ricalcando una melodia più definita che, in unisono con il violoncello, trascina il brano fino alla fine. Il tema musicale dell’incipit è ripreso, in modo più articolato, dal violoncello, che si inserisce in una pausa del canto, prima che questo si organizzai in un volume più alto e una densità maggiore. Il finale si risolve in una chiosa dei due strumenti e della voce. Quest’ultima persegue il tema del brano, il violoncello la sostiene con arcate prolungate, e la kora, che prima saltella su un pizzico cupo e cadenzato dell’altro strumento, riprende la melodia per l’unisono di chiusura. 


Daniele Cestellini
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