Nell’arco di diciotto edizioni, il Festival de La Notte della Taranta da evento a dimensione locale, incentrato sull’incontro tra la tradizione musicale salentina e i suoni del mondo, si è via via trasformato non solo in una rassegna sempre più ricca, ma anche in un brand di successo, che ha contribuito in modo determinante alla crescita turistica ed economica del Tacco d’Italia. Per comprendere le dimensioni del fenomeno basta dare uno sguardo ai dati relativi alla ricaduta economica sul territorio del festival (quindici milioni di euro secondo lo studio dell’Università Bocconi di Milano), e non è un caso che Stefano Cianciotta, ricercatore del think thank Competere.eu, abbia sottolineato come questo evento sia “un modello per tutto il Mezzogiorno. Un esempio riuscitissimo di come la cultura possa generare Pil. Basta ricordare che nel 1996 i posti letto nell’area della Grecìa Salentina erano poche decine e oggi sono oltre dieci mila. Ogni euro di denaro pubblico investito nel festival produce un ritorno sul territorio dalle 10 alle 12 volte superiore”. Alla crescita esponenziale dei dati economici e turistici, non ha però corrisposto un percorso virtuoso di tutela del patrimonio della cultura di tradizione orale, via via marginalizzato sino quasi all’irrilevanza, con buona pace della Fondazione Notte della Taranta, istituita essenzialmente con questo scopo. La tanto favoleggiata costituzione di un archivio sonoro, la promozione di attività di studio e di ricerca sulla musica e la danza tradizionale, la valorizzazione delle tecniche esecutive per gli strumenti e il canto della tradizione, sono solo alcune delle cose che ancora mancano per creare una solida base culturale al festival salentino, evitando lo spettro di una deriva sanremese (si veda quest’anno l’illuminata presenza dei grandi vecchi della sala stampa dell’Ariston).
Insomma, quella sensazione di progressivo “cupio dissolvi” che aleggiava lo scorso anno, sembra essere nel 2015 qualcosa di più che un rischio reale, e ciò anche alla luce delle recentissime dimissioni dal comitato scientifico de La Notte della Taranta da parte del Prof. Eugenio Imbriani. Ridurre la storia e la memoria del tarantismo ad una serie di favolette accattivanti adatte all’audience di Facebook, veicolare una tradizione attraverso post e video piuttosto irritanti, ridurre un patrimonio culturale al numero di like, o peggio ancora abbandonarsi alla convinzione che basti la comparsata di un big della musica italiana per accendere i riflettori sulla cultura orale di una terra, sono sintomi inequivocabili della svendita di una primogenitura per un piatto di lenticchie. Fortunatamente, il Salento è una terra di resistenze culturali importanti, e nonostante l’autolesionismo militante della politica, sarà difficile plasmare a proprio piacimento o mettere da parte memoria, tradizione, e cultura orale. Un esempio ne è certamente la rassegna la Notte Incanta, organizzata dall’Associazione Sottotraccia, e che parallelamente alle tappe del festival itinerante ha proposto, all’interno di suggestive location, una serie di eventi di grande spessore culturale come la proiezione del docufilm “Gitanistan – Lo Stato immaginario delle famiglie rom-salentine” di Pierluigi De Donno e Claudio Giagnotti, la presentazione di “Verde Lumia” il nuovo singolo dei Criamu, e del libro “A nuda voce. Canto per le tabacchine” di Elio Coriano, ma soprattutto la performance narrativa e teatrale “L’antropologo a domicilio” di e con Paolo Apolito. Venendo più direttamente al festival itinerante, le sedici tappe che hanno attraversato la Grecìa Salentina, hanno registrato ben trecentoventimila presenze, un record favorito anche da una programmazione ricchissima.
Mentre il sole era ancora alto, ha preso il via il ricco programma del pre-concertone, la cui apertura è stata affidata alla spumeggiante performance dei Tamburellisti di Otranto, ensemble composto per lo più da bambini, i quali con il loro entusiasmo e la loro vitalità hanno sin da subito animato la platea. Di pari intensità sono stati, poi, il tributo ad Uccio Bandello di Cardisanti e Mimmo Cavallo, e la performance del cantautore Pino Ingrosso che ha proposto il suo nuovo progetto artistico “Note di un viaggio”. Calata ormai la sera, il palco è stato illuminato dalla scenografia, ideata dal designer Fabio Novembre, con il grande ragno circondato da una ragnatela di luci, sfondo perfetto per l’eccezionale set del Canzoniere Grecanico Salentino, che ha celebrato i suoi quaranta magnifici anni con la partecipazione della compagnia di danza verticale Cafelulè e dello scrittore Erri De Luca, già autore della toccante ed attualissima “Solo Andata”. Dopo il cambio di palco, nel corso del quale è stato presentato un breve ed accorato video tributo all’indimenticato Sergio Torsello, al quale era dedicata l’edizione di quest’anno del festival, è salita sul palco l’Orchestra de La Notte della Taranta, diretta dal Maestro Concertatore Phil Manzanera e dagli assistenti Enza Pagliara (voce) ed Antonio Marra (batteria), e composta da Alessia Tondo, Ninfa Giannuzzi, Stefania Morciano, Alessandra Caiulo, Antonio Amato (voci), Antonio Castrignanò, Pietro Balsamo, Giancarlo Paglialunga (voci e tamburi a cornice), Riccardo Laganà, Carlo “Canaglia” De Pascali, Roberto Chiga, Martina Zecca (tamburi a cornice), Gianluca Longo, Massimiliano De Marco, Attilio Turrisi (corde), Roberto Gemma (mantici), Silvio Cantoro (basso), Alessandro Monteduro (percussioni), Nico Berardi (fiati), e Claudio Prima (organetti).


Si è ballato ancora con Alessia Tondo e Enza Pagliara che hanno interpretato la “Pizzica di Cisternino”, ma la prima grande sorpresa della serata è arrivata quando il palco ha accolto il batterista nigeriano Tony Allen e lo storico bassista dei Clash Paul Simonon. Questa sorta di supergruppo ha proposto una strabordante versione di “Secret Agent” con la complicità della chitarra di Raul Rodriguez e dell’Orchestra. Andrea Echeverri ha commosso poi con la sua personalissima interpretazione di “Pinguli Pinguli”, che ha introdotto alla terza ed ultima sezione, in cui a spiccare sono state “Pizzica di Aradeo” con protagonista la voce di Antonio Amato, e l’inedito e croccante strumentale “Pizzica Manzanera” in cui è tornata a brillare la chitarra dell’ex Roxy Music. Dopo il canto d’amore “Aremu Rendineddha” cantato da Alessandra Caiulo, un boato del pubblico ha accolto sul palco Ligabue, il quale, dopo aver eseguito i tradizionali “Ndo Ndo Ndo” e “Beddha Ci Dormi” con Alessia Tondo, ha proposto “Il Muro del Suono” e “Certe Notti” dal proprio songbook. Una scelta quest’ultima su cui preferiamo sorvolare, ritenendola assolutamente fuori luogo, e del tutto inutile anche per lo stesso Ligabue, al quale non mancano certamente le occasioni per mettere in luce il proprio repertorio. Il finale è ancora tutto da ballare con la seconda parte della “Pizzica di Aradeo”, “Pizzica di San Vito” e la corale “Kalinifta” che ha chiuso il concertone. L’edizione 2015 de La Notte della Taranta porta con sé una latente insoddisfazione, e non per l’opera del Maestro Concertatore, al quale va riconosciuto grande impegno e dedizione nell’approcciare la tradizione salentina, ma piuttosto per la gestione generale di questo evento, che dovrebbe fungere da biglietto da visita di una storia millenaria, e di una cultura dalle radici ben radicate, ma che al contrario quest’anno sembra aver ricercato a tutti i costi un'anima pop, che non gli appartiene. Al direttore artistico Luigi Chiriatti, al quale va riconosciuto il merito di aver costruito in tempi brevissimi un programma comunque di grande pregio, spetterà il compito di dare un volto nuovo a questa manifestazione. Alle Istituzioni spetterà non ostacolare la cultura con scelte politiche, ma semplicemente favorire la tradizione di un territorio con un'azione amministrativa efficace.
Salvatore Esposito
Le foto del concertone sono tratte dalla pagina ufficiale de La Notte della Taranta
Tags:
I Luoghi della Musica