Organizzata dall’Associazione Elenaledda vox, con il
contributo della Fondazione Banco di Sardegna, della Regione Autonoma di
Sardegna - Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio, Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni
Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport e del Comune di Portoscuso, la
rassegna musicale itinerante “Mare e Miniere”, è entrata nel vivo con la serie
di seminari di musica, canto e danza popolare che si sono tenuti a Portoscuso
(CI) dal 28 giugno al 4 luglio scorso, raccogliendo grandi consensi tanto in
termini di partecipazione degli allievi, quanto del pubblico che ha affollato
il ricco programma di concerti serali.“I seminari hanno avuto un risultato che
è andato al di là delle più rosee aspettative.”, afferma Elena Ledda, “Abbiamo
sperimentato lo scorso anno per la prima volta l’aspetto didattico, ma già
quest’anno abbiamo più che triplicato gli iscritti, provenienti non solo da
tutta l’Italia ma anche dell’estero, ed in particolare dalla Francia. E’ stato
molto bello che ci fossero anche allievi provenienti proprio dall’area in cui
si è tenuto il festival, e consideriamo questa una piccola vittoria. E’
importante che il territorio viva l’esperienza del festival, e ci auguriamo che
questo interesse cresca sempre di più anche nei prossimi anni. In particolare
la classe di canto, coordinata da me e da Simonetta Soro, ha visto la
partecipazione di numerosi allevi, per altro tutti molto bravi e preparati”.
Proprio
Simonetta Soro pone in luce come la scelta di dedicare ai seminari un’intera
settimana è stata particolarmente fortunata: “Una settimana è un tempo adeguato
da dedicare ad un seminario tanto perché vuole rimanere nel campo amatoriale,
quanto per chi invece vuole intraprendere la carriera musicale”.
Sul versante
delle percussioni, grande partecipazione ha caratterizzato il seminario
condotto da Nando Citarella: “Sono molto soddisfatto del risultato in quanto la
voglia di suonare dei ragazzi è stata fortissima. Abbiamo lavorato su un
repertorio molto vario che è andato dalle villanelle accompagnate con il
tamburo, alle tammurriate, fino a toccare le moresche, ed in fine alcuni canti
di rivolta e di protesta, anche per ricollegarci alla produzione finale
“Lavorare con lentezza”. Al seminario hanno preso parte anche due ragazzini,
rispettivamente di dodici e tredici anni, tanto bravi quanto timidi, ma che
riuscivano a cogliere immediatamente tutte le indicazioni per l’esecuzione dei
brani. Mi ha colpito molto vedere i ragazzi, che dopo la fine dei corsi,
continuavamo a tenere con sé gli strumenti e la sera praticamente si continuava
suonare ovunque”. Il seminario dedicato all’organetto diatonico è stato invece
tenuto da Riccardo Tesi che a riguardo afferma: “C’è stata una bella energia e
tanta bella musica, ma soprattutto siamo stati tutti molto soddisfatti per come
sono andati i corsi. Sebbene la mia classe non sia stata tra le più numerose,
sono molto contento di come abbiamo lavorato, anche perché è sempre interessante
poter insegnare a giovani alle prime armi. Non c’è stata una grande riposta
degli organettisti sardi, perché fondamentalmente sono una comunità un po’
chiusa, nel senso che sono concentratissimi sul loro repertorio e forse poco
sensibili verso il format del workshop. La Sardegna è uno dei pochi posti in
cui funziona ancora la comunicazione tradizionale, di apprendimento diretto dal
maestro, quindi non mi ha sorpreso molto tutto ciò”.
A fare da raccordo tra il
lavoro delle classi di canto e quelle di strumenti popolari, è stato il
seminario di musica d’insieme tenuto dal Duo Bottasso, come sottolinea Simone:
“Il nostro lavoro è stato finalizzato in particolare a far incontrare chi
partecipa agli stage dei vari strumenti con quanti invece seguono i corsi di canto.
Abbiamo preparato, infatti gli arrangiamenti per il saggio finale del giovedì,
un occasione preziosissima di crescita ed incontro tra docenti ed allievi”. Grande
interesse hanno suscitato tanto il corso di flauti pastorali tenuto da Pietro
Cernuto, quanto quelli di danza curati da Giuseppe Molinu, ma la vera novità dell’edizione 2015 è stato il corso di launeddas,
tenuto da Luigi Lai. “La classe di launeddas è quella più selettiva perché chi
studia questo strumento deve essere veramente interessato al suo
apprendimento”, rileva Elena Ledda, “e tutti e cinque i partecipanti sono stati
davvero bravi anche nel corso della loro performance durante il saggio finale,
tanto da sorprendere anche gli spettatori. Quando si ha un maestro ed un mostro
sacro come Luigi Lai c’è tanto da imparare, anche per chi è un semplice
principiante poter studiare con lui è una lezione di vita nonché di
musica”. Indirizzato tanto a musicisti
esperti, quanto ai principianti, il corso ha consentito agli allievi
di conoscere e scoprire a fondo le launeddas, strumento principe della musica
sarda, del quale sono state esaminate le caratteristiche strutturali, le
origini e l’evoluzione, le tecniche costruttive, e l’accordatura, per
soffermarsi poi sulla respirazione circolare, gli stili esecutivi, le diverse
funzioni e l’analisi delle suonate per l'accompagnamento al ballo.
Vai a pagina 2
Vai a pagina 2
Tags:
I Luoghi della Musica