Italian Sounds Good: Michelangelo Giordano, Andrea Di Giustino, Il Boom, Misfatto, Alessia Luche, Margherita Pirri

Michelangelo Giordano – Le Strade Popolari (Autoprodotto, 2015)
Formatosi presso il CET di Mogol, Michelangelo Giordano è un giovane cantautore calabrese di belle speranze con alle spalle un intenso percorso musicale, che lo ha condotto in pochi anni a partecipare a numerosi festival, nonché ad essere tra i vincitori di Sanremo Social, e del Premio Web Una Canzone per Amnesty 2013 per il suo impegno artistico nella tutela dei diritti umani. Dopo l'incontro con il produttore Stefano Pulga il cantautore calabrese ha indirizzato la sua ricerca stilistica verso un approccio sempre più personale, cercando di mettere completamente a nudo la sua anima ispirativa. Nonostante una inopinata esclusione dalle selezioni per l'ultima edizione del Festival di Sanremo, seguita anche da strascichi legali, Michelangelo Giordano con grande coraggio ha continuato a portare avanti i suoi progetti musicali, sfociati di recente nella pubblicazione del suo disco di esordio “Le Strade Popolari”, nel quale ha raccolto undici brani autografi, che nel loro insieme compongono un viaggio musicale tra tradizione popolare e contemporaneità. Prodotto da Stefano Pulga, l'album è caratterizzato da atmosfere prettamente cantautorali tanto con brani autobiografici quanto di denuncia sociale, il tutto arricchito da un tratto pop e da colori etnici delle sonorità mediterranee. Il risultato è un lavoro che pone in evidenzia tutte le potenzialità del cantautore calabrese nel mescolare la pungente ironia di “Chi bussa alla porta” e “Il paesino di periferia” con un approccio crudo, schietto e spietato come nel brano "Nella stanza chiusa a chiave" ispirato alla storia di Natascha Kampusch. Non mancano alcuni brani composti in dialetto calabrese come “Non cangiunu li cosi” in cui punta il dito contro le criminalità mafiose, l'abuso di potere e l'omertà. Il disco non perde mai quota, anche quando i temi si fanno più pop come nel caso della canzone d’amore “L’amore ci chiede amore”. Insomma “Le strade popolari” è un ottima prima prova, e siamo certi che nel prossimo futuro Michelangelo Giordano metterà ancor più a frutto il suo talento. 

Andrea Di Giustino – Il Senso Dell’Uguale (Hydra Music/Goodfellas, 2015)
Cantautore abruzzese dalla rigorosa formazione classica incentrata sul canto lirico, Andrea Di Giustino nel corso della sua carriera ha messo in fila una lunga serie di esperienze artistiche dapprima come il gruppo Mr.Ego, e successivamente come autore e compositore di colonne sonore per la televisione ed il cinema. Il suo ultimo disco “Il senso dell’uguale”, raccoglie nove brani, nati dalla collaborazione con Giulio Fonti che ha curato i testi, e la supervisione di Mauro Mengali degli O.R.O., e la direzione artistica di Andre Campisano. L’ascolto svela un disco maturo dal punto di vista compositivo, ma anche quello dei temi trattati che spaziano da riflessioni personali a spaccati di vita di tutti i giorni. A caratterizzare il sound è un gradevole approccio pop-rock in cui spicca una particolare cura verso le linee melodiche che spesso sfociano in gradevolissimi ritornelli radiofriendly. A spiccare sono certamente brani come l’iniziale “L’attesa”,  il pop spensierato di “Punto a capo” e la canzone d’amore “Controindicazioni”, tuttavia si apprezzano a fondo tutte le potenzialità del suo songwriting quando la scrittura si fa più riflessiva come nel caso della title-track e “Morire Vivo. Senza proporre grandi rivoluzioni, Andrea Di Giustino ha realizzato un disco accattivante che rappresenta certamente una buona base di partenza per la sua carriera.

Il Boom – Così Come Ci Viene (Bazee, 2015)
Ben noto per la sua attività di compositore per la televisione ed il cinema, Raffaele Rinciari, qualche mese, con la complicità del produttore ed autore Ciuccetti ha a finalizzato l’idea di dar vita ad un proprio progetto artistico che coniugasse il suo background jazz con la canzone d’autore. Ad affiancarlo in questa nuova avventura è il suo storico trio composto da Michele Lazzarini (sax e flauti), Alessandro Cassani (contrabbasso) e Donato Tarallo (batteria), ed insieme a loro ha dato vita a Il Boom, quartetto dal sound effervescente nel quale le atmosfere del jazz permeano un approccio prettamente cantautorale, dando vita ad un mix travolgente di ritmo e poesia, ironia e provocazione. L’ascolto è senza dubbio accattivante con “Jazz Club” il singolo apripista del disco, che posta in apertura, regala un ritmo incalzante con le sue atmosfere che rimandano a Fred Buscaglione. Si spazia poi dall’ironica “Il karma del perdente” alla gustosa “La virtù del sognatore” fino a toccare le più cantautorali “Come un cartone animato”, “Gli Umani” e quel gioiellino che è “Punti di vista” che con la sua atmosfera bohémien che racconta le frustrazioni di un’artista. La disillusione che permea “Il destino non esiste” ci conduce verso il finale in cui spiccano “Meravigliosi dettagli preziosi”, la riflessiva “La vita è fatta così” e la nostalgica “Parco Sempione”, che suggella un disco di ottima fattura che non mancherà di raccogliere grandi consensi per la sua vitalità e freschezza.

Misfatto - Rosencrutz Is Dead (Orzorock Music, 2015)
Quando lo scorso anno recensimmo “Heleonor Rosencrutz”, sottolineammo come la ritrovata stabilità nella line-up avesse giovato non poco ai Misfatto, e non solo per l’ingresso in formazione dell’ottima vocalist Melody Castellari, ma soprattutto perché in linea generale si avvertiva chiaramente la loro maturazione artistica. Non a caso il disco era caratterizzato da una struttura narrativa e letteraria di grande spessore, a cui si accompagnava un approccio musicale in cui si mescolavano rock, triprock e psichedelia. A distanza di poco più di un anno, ritroviamo i Misfatto alle prese con un nuovo lavoro “Rosencrutz Is Dead”, disco che riprende il filo narrativo del disco precedente, affiancando cinque brani nuovi di zecca alla riproposizione di due brani ovvero “Rosencrutz” ed “Heleonor”. Si ritorna così a Lisbona con il triprock dei Black Angels che ci accompagnano alla ricerca della sesta dimensione di “Kamaleon”, ritroviamo le vicende tribolate della fratellanza iniziatica dei Rosa+Croce nel grunge di “Through the silence”, mentre la torrida “Rosencrutz is dead” ci svela il parallelismo tra la morte al rogo dell’ultimo gran maestro dei Templari Jack de Molay e quella di Rosencrutz. Se “Walkin’ down the dea” mescola riferimenti ora ai Morcheeba ora ai Massive Attack, la successiva “Heleonor Lives” con il suo elegante pop rock ci racconta di come la protagonista Heleonor sia riuscita a sopravvivere. Completano il disco la splendida “Falling” e “The time before I die”, che chiude il racconto rimandando idealmente all’approccio rock dei Motorpsycho. 

Alessia Luche – Talent Show (Bazee, 2015)
Avvicinatasi alla musica sin da bambina con al partecipazione alle fasi finali dello Zecchino d’Oro, Alessia Luche, nel giro di pochi anni si è segnalata per gli ottimi risultati conseguiti a diversi concorsi, nonché per la vittoria nel 2011 di Cantabrianza e del Milano Teatro in Festival nel 2013. Dopo il successo riscosso dal suo primo singolo “Amori Imperfetti” del 2014, la cantante lombarda giunge al suo debutto discografico con “Talent Show”, disco nel quale ha raccolto dieci brani che spaziano dal funky al jazz di cui nove inediti, i cui testi sono stati firmati dal produttore esecutivo dell’album, Eugenio Ciuccetti, mentre autori delle musiche sono Raffaele Rinciari, Gianluca Borgogno, Francesco Albini, Davide Perra e Gianni Salis. Il disco mette in luce tutte le doti interpretative di Alessia Luche, ed particolare la sua capacità di spaziare con disinvoltura da brani più leggeri come nel caso della frizzante “Io vivo nella musica” o del funky del singolo “Trasformazioni di me”, all’eleganza stilistica di quella piccola perla che è “La leggerezza del mattino”. Di ottima fattura sono anche la surreale “Suppergiù”, la riflessiva “Amsterdam” sul tema dello sfruttamento della prostituzione, il blues di “Lasciami lo spazio”, ed il pop de “La gioventù delle idee” e “Sono solo due parole”. Chiudono il disco la già nota “Amori imperfetti” e una bella versione dello standard jazz “At Last”, registrata ad Amsterdam in coppia con la talentuosa cantante ungherese Erika Kertesz. 

Margherita Pirri – Looking For Truth (Autoprodotto, 2015)
Cantautrice e polistrumentista di grande talento, Margherita Pirri sin da giovanissima si è formata artisticamente studiano canto lirico, pianoforte e chitarra, e ciò le ha consentito di mettere a fuoco subito tutte le sue potenzialità vocali e compositive. Nel corso degli anni, infatti, ha raccolto grandi una lunga serie di successi, vincendo il Demo-Award nel 2012, indetto dalla trasmissione omonima su Radio Rai 1, il 2° Premio al Biella Festival 2011, e di raggiungere le fasi finali di Musicultura nel 2012, e del prestigioso premio nazionale “Bianca D'Aponte” nel 2013. Parallelamente molto intensa è stata sia la sua attività di compositrice per colonne sonore per il cinema e la televisione, nonché la sua attività live sui palchi di tutta Italia, dove solitamente si esibisce accompagnandosi con una harp-guitar (chitarrarpa) disegnata appositamente per lei dal liutaio Davide Castellaro. A quattro anni di distanza da “Daydream” del 2011, la cantautrice milanese ha di recente dato alle stampe il suo quarto disco in studio “Looking for truth” nel quale ha raccolto quindici brani inediti con testi in italiano, inglese e francese. Si tratta di canzoni molto personali e riflessive, in cui le atmosfere oniriche del folk di matrice anglosassone, svelano storie e sentimenti legati alla continua ricerca della verità: “Per me la ricerca della verità passa da un'analisi interiore”, afferma la cantautrice milanese in un intervista Fabio Ravera per il Cittadino “le mie esperienze vengono trasmesse in musica, un mezzo espressivo che uso per raccontare e raccontarmi. La verità può essere vista anche come lo stesso abito che cambia di colore: può mutare a seconda di chi la guarda”. Durante l’ascolto a colpire sono tanto il songwriting maturo e diretto della Pirri, quanto la sua voce intensa ed allo stesso tempo delicata in grado di rapire sin da subito l’attenzione come nel caso delle splendide “Say to me”, “Here we are” e “La nuit e le jour”. Tra le piccole perle nascoste in questo disco vanno inoltre segnalate “Briciole di polvere”, ispirata ad un racconto di James Joyce, “Harmony (je crois l’amour c’est toi” e i duetti con Fabian Goroncy in “Little Love” e Shani Ormiston in “Quando fuori piove”, che chiudono un disco pregevolissimo, e da ascoltare con grande attenzione.


Salvatore Esposito 
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