Vent’anni di musica all’Istituto Ernesto De Martino: Intervista con Stefano Arrighetti

Fondato nel 1966 per iniziativa di Gianni Bosio e Alberto Mario Cirese, l’Istituto Ernesto De Martino è uno dei principali centri italiani per la ricerca, la documentazione, e la conservazione dei materiali culturali politici e di vita del mondo popolare e proletario. Nell’arco di quasi cinquant’anni di attività il suo archivio si è arricchito costantemente non solo dal punto di vista musicale con preziosi documenti e registrazioni, ma anche con la costituzione di una ricca biblioteca, e di una videoteca. Parallelamente alle attività di ricerca ed archivistica, l’Istituto Ernesto De Martino, negl’anni ha portato avanti con grande coraggio anche l’importante rassegna InCanto, dedicata al canto di tradizione orale e di nuova espressività, nel corso della quale si sono tenuti centinaia di concerti e spettacoli. Per celebrare la ventesima edizione di questa rassegna, l’Istituto Ernesto De Martino ha dato alle stampe un triplo disco antologico dal vivo che raccoglie cinquantadue brani registrati dal vivo che rappresentano una preziosa testimonianza per la valorizzazione non solo canzone popolare oggi, il canto sociale e di protesta, ma anche la canzone d’autore impegnata. Abbiamo intervistato Stefano Arrighetti, presidente dell’Istituto Ernesto De Martino, per farci illustrare questo prezioso documento sonoro e per approfondire insieme a lui le tante attività di questa importante istituzione italiana. 

Partiamo dal lontano. Ci può raccontare brevemente la storia dell’Istituto Ernesto De Martino?
Nel 1966 Gianni Bosio e Mario Cirese diedero vita all’Istituto Ernesto De Martino con lo scopo di cominciare a conservare i materiali provenienti dalle ricerche sul campo effettuate dagli artisti del Nuovo Canzoniere Italiano, nato nel 1962 come gruppo e come rivista. Sono ormai cinquant’anni che lavoriamo per la ricerca e la riproposta del canto popolare e del canto sociale di protesta, ed oggi siamo un grande archivio sonoro e non solo, dedicato alla conoscenza critica e alla presenza alternativa del mondo popolare e proletario. Il mondo popolare è il soggetto e l’oggetto delle ricerche dell’Istituto, in tutte le sue forme. Abbiamo una grande discoteca, una libreria, un emeroteca, una collezione di manifesti. In maniera particolare le nostre attività sono rivolte alla musica e al canto inteso come espressione culturale e anche politica, come mezzo in cui le classi popolare descrivono la società e ne sognano una diversa.

Oltre alla conservazione della memoria popolare e della cultura altra siete anche un ente che fa costantemente cultura…
Lo scopo dell’Istituto è quello di ricercare, conservare e riproporre con ogni mezzo l’immenso patrimonio del canto sociale in Italia. La nostra attività pubblica si concretizza tanto attraverso concerti, feste e convegni quando anche con la pubblicazione di libri, dischi, riviste, tuttociò è parte integrante del nostro essere archivio. L’Archivio è il punto di partenza, ma diciamo che l’attività esterna ha la stessa valenza. L’una senza l’atra non esisterebbero.

Tra le tante attività esterne c’è la rassegna InCanto che giunge quest’anno alla sua ventesima edizione…
Il Festival InCanto nasce nel 1995 e per noi è un po’ la colonna sonora della seconda vita dell’Istituto Ernesto de Martino, da quando si trasferì da Milano a Sesto Fiorentino. InCanto ha accompagnato tutta la presenza dell’Istituto nella nuova sede. In questi vent’anni sono arrivati a Sesto moltissimi cantori popolari, cantautori, insomma tanta musica. Il triplo disco dal vivo che abbiamo appena dato alle stampe “Vivo! Vent’anni di musica all’Istituto Ernesto De Martino” ne è una solo una parziale testimonianza rispetto a quanti artisti si sono esibiti sul nostro palco.

Questo triplo disco ha però il pregio di abbracciare tutto il panorama del canto popolare e sociale italiano e non solo…
Il disco raccoglie le registrazioni di tutti quei gruppi che hanno fatto o fanno riferimento al nostro archivio o in qualche modo si sono sentiti vicini a questa nostra attività. All’Istituto proponiamo gli artisti che ci interessano ma anche quelli che sentiamo vicini, complici, solidali.

Com’è nata l’idea di realizzare questo disco celebrativo?
Non so se definirlo celebrativo. So che c’era la voglia e il desiderio di sentire e far conoscere il nostro lavoro di registrazione più o meno attenta di tutto quello che succede all’Istituto Ernesto De Martino dalle riunioni ai concerti. Quando abbiamo messo mani all’ascolto dei concerti, intanto abbiamo rincontrato persone che non ci sono più, ma anche tanti che ci sono ancora. E’ stato come rincontrarli fisicamente tutti, e in questo modo abbiamo tentato anche di dare una risposta ad un quesito che ogni tanto ci viene proposto sull’esistenza ancora oggi in Italia di una canzone popolare sia nella forma della riproposta sia nella forma nuova della canzone sociale di lotta. Il tentativo è stato quello di dare una risposta positiva a questa domanda, partendo non dagli artisti o dalle canzoni in senso stretto, ma da un luogo, ovvero il cortile dell’Istituto Ernesto De Martino, la nostra sede. E’ quello il luogo dove tutto questo viene cercato, ed è necessario far comprendere come non sia una storia legata al passato, piuttosto sia una storia che parla dell’Italia di oggi, del mondo di oggi, e varrà anche per domani.

Dalla sua prospettiva, che senso ha riproporre ancora oggi canti come “L’Internazionale” di Fortini?
“L’Internazionale”, come altre canzoni è un documento e solo per questo ha senso cantarla. Questa è la prima risposta che sarebbe già esaustiva provenendo dal presidente dell’Istituto Ernesto De Martino. L’altra è più che altro una speranza, o meglio un motivo politico. Durante il nostro festival siamo soliti utilizzare come scenografia uno striscione con scritto “Nostra patria è il mondo intero”. E’ un riferimento esplicito non solo alla canzone di Pietro Gori, ma anche al nostro internazionalismo, al nostro sentirci figli del mondo. Per quello che riguarda in particolare “L’Internazionale” la speranza è che accada ciò che è avvenuto per “Bella Ciao”, che improvvisamente è diventata la colonna sonora della vittoria di Tzipras in Grecia, per non parlare del fatto che è stata cantata durante le proteste in Turchia e anche durante Primavera Araba in Tunisia. La storia non è mai scritta una volta per tutte. E speriamo torni di moda anche “L’Internazionale” nella versione di Fortini.

Proprio durante l’ultima edizione di InCanto avete ospitato la presentazione del riallestimento di “Bella Ciao” di Riccardo Tesi…
All’Istituto abbiamo presentato il disco con un piccolo corollario musicale. Personalmente ho assistito e sostenuto la presentazione del nuovo “Bella Ciao”, perché è uno spettacolo che a me piace molto, per altro i protagonisti di questa nuova edizione sono tra i protagonisti della musica folk e popolare in Italia. Credo che la forza di questo riallestimento risieda nella capacità di riproporre continuamente canzoni che sembrano antiche ad un pubblico di generazioni molto diverse. Io penso che la musica popolare sia sempre contemporanea, perché parla sempre all’oggi e di oggi. Il riallestimento di “Bella Ciao” ha colto perfettamente questo obiettivo non solo nella riattualizzazione musicale, nelle modalità in cui viene presentato.

Quali sono attualmente le attività in cui è impegnato l’Istituto Ernesto De Martino?
Grazie ad un contributo della Regione Toscana stiamo lavorando ormai dall’inizio dell’anno ad un progetto che si chiama Voci, Canti e Suoni della Resistenza, dedicato al Settantesimo anniversario della Liberazione dove cerchiamo di raccogliere il lavoro anche di altre istituzioni sparse nella Toscana per fare un po’ il punto di quello che sono lo stato dei materiali degli archivi sonori dedicati alla Resistenza. E’ un tentativo di mettere in rete testimonianze e voci di questo periodo storico fondamentale per la storia della nostra nazione. 

L’Istituto è un punto di riferimento sul territorio, aperto anche a chi vuole accedere per motivi di studio al vostro archivio…
L’Istituto è aperto tutti i giorni il pomeriggio e la consultazione del materiale è libera a condizione che ci si iscriva e prenda la tessera della nostra associazione. Sul sito www.iedm.it ci sono tutte le indicazioni per iscriversi all’Istituto e alla nostra newsletter. Abbiamo un registro delle presenze, e lo scorso anno sono arrivate nella nostra sede settanta persone, in particolare studenti che hanno utilizzato il nostro archivio per tesi di laurea e dottorato, ma anche professionisti impegnati nella produzione di un proprio lavoro sia esso un film, un libro o un disco. Vengono all’Istituto perché qui trovano del materiale in alcuni casi che abbiamo solo noi, e che è utile alle loro ricerche e i loro studi e anche per il loro lavori. L’anno scorso sono usciti anche alcuni film nelle sale a cui abbiamo collaborato alla colonna sonora. 

Quali sono le vostre attività di pubblicistica?
Ogni anno pubblichiamo un numero unico della nostra rivista “Il De Martino, quest’anno siamo purtroppo un po’ in ritardo. Si tratta di un numero dedicato interamente al Settantesimo Anniversario della Resistenza, e riguarderà in particolare le ricerche su questo argomento nell’epoca del digitale. Per la prima volta la rivista uscirà con una veste grafica differente ed anche con allegato un dvd di quattro ore in cui si mescolano musica e testimonianze di partigiani della Lunigiana, in quanto abbiamo realizzato questo numero con la collaborazione degli Archivi della Resistenza di Fosdinovo, associazione con cui collaboriamo da diversi anni. 

Parallelamente a “Vivo! Vent’anni di musica all’Istituto Ernesto De Martino” avete pubblicato un altro disco antologico in collaborazione con AlaBianca…
Il disco realizzato con AlaBianca si inserisce nelle celebrazioni per il Settantesimo Anniversario della Resistenza e vi abbiamo inserito quaranta canti partigiani cantati dai protagonisti, accompagnandoli con i disegni di giovani dal 15 ai 35 anni, selezionati attraverso un concorso partito lo scorso natale su Internet, dove chiedevamo ai giovani disegnatori di illustrare uno di questi quaranta canti. Il risultato è un disco molto bello con un libretto altrettanto affascinante. Proprio in questi giorni i disegni sono esposti all’ingresso di Villa San Lorenzo, sede dell’Istituto Ernesto De Martino. E’, inoltre, in preparazione un libro più due cd con i canti della Prima Guerra Mondiale, a cura di Cesare Bermani e Antonella De Palma 

Concludendo, quali sono i ricercatori che collaborano attivamente alle attività dell’Istituto Ernesto De Martino?
Innanzituttto i già citati Antonella De Palma, Cesare Bermani. Abbiamo poi un legame stretto anche con altre associazioni come il Circolo Gianni Bosio, con  Alessandro Portelli, e Sara Modigliani, con la Lega di Cultura di Piàdena con Gianfranco Azzali e Giuseppe Morandi, grande fotografo e autore cinematografico. Filippo Colombara che è invece il direttore della nostra rivista. In generale i rapporti che riusciamo ad avere con molti gruppi a cominciare dai cori, dalle corali che negli ultimi anni è il fenomeno che ha accompagnato anche dal punto di vista quantitativo la divulgazione diffusione del canto popolare e di tradizione e il canto di protesta. Sono sorti in tutta italia da Milano a Firenze a Bologna a Roma, a genovan cori che hanno un repertorio fatto solamente di questi canti e questi cori spesso transitano all’Isttuto.


Artisti Vari - Vivo! Vent’anni di musica all’Istituto Ernesto De Martino (Istituto Ernesto De Martino/Materiali Sonori, 2015)
Pubblicato in occasione della ventesima edizione della rassegna InCanto, che annualmente si tiene presso la sede dell’Istituto Ernesto De Martino a Sesto Fiorentino, “Vivo! Vent’anni di musica all’Istituto Ernesto De Martino” è un documento preziosissimo in quanto offre all’ascoltatore la possibilità di immergersi per un attimo nell’atmosfera che caratterizza i tantissimi concerti in programma annualmente, ed in parallelo offre un affresco dettagliato del continuum storico tra i canti della tradizione, i canti di lotta e di protesta, e la nuova canzone d’impegno sociale. Attraverso cinquantadue brani, registrati rigorosamente dal vivo, per oltre duecento minuti di musica si ha modo di toccare con mano il vibrante fermento culturale che da sempre anima la rassegna InCanto, in cui si rifletto la rigorosa opera di ricerca, documentazione e valorizzazione dell’Istituto Ernesto De Martino. Soffermarci nella descrizione minuziosa di ogni brano toglierebbe senza dubbio il piacere di immergersi nell’ascolto di questo triplo disco, ma non possiamo esimerci dal sottolineare la cura con cui è stato selezionato il materiale da inserire nella lunga ed affascinante tracklist. Durante l’ascolto si attraversa, infatti, in lungo ed in largo la nostra penisola dal Nord con i Lou Dalfin e Alberto Cesa, al Centro con Caterina Bueno, La Macina e Sara Modigliani, fino a giungere al Sud con Aramirè, E’ Zezi e i Tarantolati di Tricarico, per poi toccare la Sardegna con Peppino Marotto e il Coro di Orgosolo. Non manca, inoltre, ora uno sguardo verso il movimento della riproposta dei primi anni Sessanta con Ivan Della Mea, Paolo Pietrangeli, Gualtiero Bertelli, Giovanna Marini e Fausto Amodei, ora ancora una testimonianza del combat folk dei primi anni Novanta con i Gang, ora ancora verso il nuovo folk con Riccardo Tesi e Daniele Sepe. Il risultato è, dunque, un album di grande fascino, in cui da ogni brano si percepisce l’intensità e la magia di quei concerti, eventi unici e forse irripetibili, ma qui documentati a futura memoria, quasi fosse una lezione magistrale di storia contemporanea da conservare gelosamente.
E' possibile acquistare il disco effettuando un versamento di Euro 18,00 (comprese le spese di spedizione) mediante bollettino postale sul ccp n° 23726201 intestato a Istituto Ernesto de Martino; oppure un bonifico bancario a favore di Istituto Ernesto de Martino codice IBAN: IT52B0616038100000025068C00, dall'estero codice BIC SWIFT n° CRFIIT3FXXX. In entrambi i casi è necessario comunicare l'indirizzo postale esatto.

Salvatore Esposito
Nuova Vecchia