Stefano “Cisco” Bellotti può rappresentare senza forzature una figura di riferimento nell’orizzonte delle musiche folk italiane. Lui stesso, come ci dice nell’intervista che riportiamo qui di seguito, si considera un cantautore folk. Un compositore, un musicista, un cantante legato alla visione di una musica più trasversale (forse più tradizionale), nella quale si riflettono le influenze dei suoni più “estemporanei”, che prendono corpo anche in un quadro di interazione con chi ascolta o con chi condivide la stessa visione di chi li canta, li suona e li scrive. Dopo aver parlato con Cisco, ascoltato il suo ultimo disco “Matrimoni e funerali”, ripercorso per sommi capi la sua carriera (soprattutto gli ultimi dieci anni da solista, ma non solo, perché i Modena City Ramblers non sono fantasmi da scacciare), tutto questo processo mi appare naturale. Le sue musiche si depositano mano a mano e tutti gli elementi di cui si compongono – i Ramblers, le Mondine, i partigiani, la politica, gli artisti con cui collabora (tra i più importanti nel panorama musicale indipendente del nostro paese, come Massiom Zamboni, Francesco Magnelli, Angela Baraldi, ma anche compagni di viaggio storici, come Giovanni Rubbiani e Kaba Arcangelo Cavazzuti, che ha anche prodotto il disco) – assumono un ordine “logico”. Cioè si dispongono lungo un percorso biografico (che è ovviamente anche artistico) che viene rappresentato attraverso i dischi, i concerti, i libri (recentemente Cisco ha pubblicato la sua biografia “Oh Belli Ciao. Ecco perché ho lasciato i Modena City Ramblers”) e che non potrebbe che essere così: cantato, sudato, lottato e anche preso in giro. Nonostante la sua carriera sia inevitabilmente legata ai Modena City, da solista Cisco si è spogliato di tutto e ha costruito un nuovo racconto, con gli strumenti di sempre, ma con una prospettiva nuova. La sua discografia è ricca e articolata (“La lunga notte”, “Il mulo”, due album dal vivo, “Il gigante”, “Fuori i secondi”) e “Matrimoni e funerali” – di cui parliamo qui – aggiunge nuove immagini e approfondisce gli aspetti più cari al cantautore di Carpi: la vita, la morte, la nascita, ma anche la politica, l’interazione sociale, il comico, l’ironia, la tradizione.
Possiamo iniziare in modo non convenzionale, parlando in particolare di un brano che mi ha colpito, sopratutto per quanto riguarda la costruzione musicale, più degli altri. Si tratta di "Supermarket", che mi sembra più duro, ma anche più rock, aperto a sonorità intriganti, trascinanti. Puoi parlarcene?
“Supermarket” nasce come esperimento di un brano folk rock, poi ha preso una strada molto elettrica, che abbiamo assecondato nel suo divenire. Tieni presente che quest'anima rock esiste da sempre nei miei live con la mia band futurista , che è molto più rock che folk. Infatti alcuni brani del mio passato sono stati riarrangiati con un piglio molto rock, penso a brani come “Quarant’anni” o “Cento anni di solitudine”, o altri ancora, quindi è venuto naturale tirare fuori quel suono elettrico che fa parte delle nostre potenzialità. Poi il testo si adattava perfettamente a qual suono e quando ho avuto un minimo di perplessità sulla realizzazione del brano in veste "troppo" rock, ho deciso di chiamare Pierpaolo Capovilla per renderlo ancora più rock!
Questo album è molto differenziato al suo interno, ma ci sono alcuni elementi che lo definiscono sul piano musicale. A me hanno colpito in particolare i fiati, che danno ai brani un'atmosfera più originale e piacevole, come ad esempio in "Marasma" o "Per te soltanto".
Si è vero, i fiati in questo disco la fanno da padrone, infatti abbiamo lavorato parecchio su quei suoni, cercando di evidenziarli maggiormente rispetto al passato. Magari a scapito dei suoni più classicamente folk come il violino. Questo è stato fatto per alcuni motivi, il primo perché il mio primo collaboratore musicale, cioè Simone Copellini, è un ottimo trombettista ed è da diverso tempo che mi segue in tutto quello che faccio e quindi naturalmente è entrato in maniera migliore e più incisiva nei singoli brani. Inoltre ci conosciamo da cosi tanto tempo che oramai lui sa perfettamente cosa fare per il bene del brano e io so cosa chiedergli per rendere al meglio. Altro motivo fondamentale era che volevo fare un lavoro diverso rispetto al passato, sia sui testi che sulle musiche e gli arrangiamenti, quindi lavorare sui fiati è stato fondamentale. Infine, un altro motivo importante è che quel suono a me piace davvero moltissimo, forse più di altri che ho già sfruttato parecchio in passato.
Se dovessi descrivere il disco in base ai temi che tratta e al modo in cui questi sono stati selezionati, come lo differenzieresti dai tuoi lavori precedenti?
Sicuramente più ironico e incisivo, più dissacrante e meno politicamente corretto e meno scontato. Mi sono dato una impostazione importante nel scrivere i testi ed era: “Cisco dimmi qualcosa che non so” o che non mi aspetto! Questo era fondamentale per me! La differenza in fondo la fa un po’ di sano cinismo, che ho inserito qua e la nei testi e che rende il tutto meno impostato e meno serioso. Sicuramente la parte ironica del disco è fondamentale. Spero che questo risulti anche a chi lo ascolta.
Le tue canzoni sono dei racconti e ognuno di questi ci introduce nel tuo spazio di osservazione. La riflessione racchiusa in "Matrimoni e funerali" è un colpo forte, un urlo contro la retorica, il formalismo e, quindi, molti fenomeni che nelle società contemporanee sono diffusi e trasversali.
Si certo, è un brano contro l'ipocrisia, contro il politicamente corretto. Volevo scherzare su temi scottanti come la morte e l'amore e affrontarli con ironia e sarcasmo. Mi piace giocare con questi temi che a volte trasformiamo in dogmi. In questo senso è un disco iconoclasta. Ma fondamentale rimane l'ironia di fondo, il voler esorcizzare alcune cose che sembrano intoccabili. Credo che spesso tutto sia preso troppo sul serio e che provare a rovesciare il tavolo a volte sia liberatorio.
Il disco suggerisce anche un'apertura verso forme di espressioni differenti. Lo dimostrano gli ospiti che cantano insieme a te, come ad esempio Angela Baraldi. Puoi parlarci di queste collaborazioni?
Il punto è che quando ho avuto bisogno di una spalla femminile per la canzone “Matrimoni e funerali”, per giocare ancora di più sulla classica immagine matrimoniale sposo-sposa, ho pensato ad una dark lady femminile italiana e ho subito pensato ad Angela , la perfetta dark lady della musica italiana! È stato davvero piacevole e naturale collaborare con Angela, così come cantare insieme al Coro delle Modine di Novi o collaborare con Piotta, Capovilla e suonare con Massimo Zamboni. Sono state tutte collaborazioni studiate e mirate non lasciate al caso.
Ognuno di loro è stato scelto appositamente per la canzone specifica e non avrebbero avuto altri possibili sostituti! Quindi ne approfitto ancora per ringraziarli personalmente un'altra volta.
Ascoltando i brani si ha l'impressione che tu abbia voluto racchiudere molte delle esperienze di questi ultimi anni: dai dischi da solista ai progetti con altri artisti (come "Stazioni lunari"), dalla tua biografia, che hai pubblicato recentemente, fino ai tuoi interessi per le musiche popolari. In questo quadro "Il girarrosto" è un brano emblematico. Puoi parlarcene?
Tutto il disco rappresenta il mio vissuto e il mio pensiero, maturato soprattutto in questi ultimi anni. Ammetto che ho riflettuto molto sul mio modo di pensare e di vedere la vita, e ho cercato di metterlo in discussione. E questo ne è il risultato. Per quanto riguarda “Il girarrosto” in realtà è il classico brano pensato e realizzato in modo molto folk , per lo stile di canto del coro delle Mondine di Novi, e rappresenta una sorta di anello di congiunzione tra il mio stile un po’ più classico e quello che mi piacerebbe fare in futuro e che ho provato a fare nei brani nuovi. Comunque la tradizione e la parte folk avrà sempre uno spazio importante nei miei lavori futuri, anche perché mi reputo un cantante folk.
Qual'è il letimotiv dell'album? O meglio quali tra i temi che tratti può rappresentarlo meglio e perchè?
Sicuramente il contrasto tra la vita e la morte. come le due cose siano indissolubilmente legate e connesse tra loro. Inoltre, come già detto, spero che si legga la parte ironica e divertente, che viaggia tra un brano e l'altro e che collega un po’ tutti i brani. Per finire la volontà di mettere sempre tutto in discussione, a partire da me stesso e dalle mie poche certezze, se ne avessi ancora una, per poter leggere il mondo e la vita con occhi sempre diversi e divertiti.
Cisco – Matrimoni e funerali (Materiali Musicali, 2015)
Come anticipato nel prologo all’intervista a Cisco, “Matrimoni e funerali”, il sesto album solista dell’ex voce dei Modena City Ramblers, si configura come un lavoro pieno di sorprese piacevoli. Sorprende la linearità, cioè la velocità e l’equilibrio con cui scorrono le undici tracce che compongono la scaletta, a testimoniare soprattutto un’idea chiara e definita, che è stata sviluppata e articolata in fasi. Sorprende la sicurezza e l’armonia dei contenuti testuali. I quali, come ci dice lo stesso Cisco, sono legati a due componenti fondamentali. Da un lato la ricerca di un effetto diretto e fuori dalla politica più retorica (nonostante la passione politica di Cisco sia inalterata), inquadrato in un racconto teso e sintetico (“Come agnelli in mezzo ai lupi/ tra il fuoco di questa guerra” ripete il finale di “Come agnelli in mezzo ai lupi”, il brano che apre l’album). Dall’altro lato un misto di cinismo, pragmatismo, ironia. Che definisce il profilo di un disco che si può (e si deve) leggere, oltre che ascoltare. Si può sfogliare come un libro, (o meglio) un taccuino di appunti corretti e riveduti, che presenta la versione finale di un processo creativo volto ad affinare la prospettiva elaborata da Cisco soprattutto nei suoi anni da solista. Sorprende inoltre la capacità di muoversi dentro uno stile composito, che da un lato guarda ai riferimenti che hanno definito lo stile energico di Cisco, e dall’altro rifrange l’incontro con linguaggi in parte nuovi, o che assumono un nuovo profilo nell’incontro con un sostrato sostanzialmente folk ed estemporaneo. In questo senso, uno dei brani più rappresentativi è probabilmente “Il girarrosto”, nel quale compare il Coro delle Mondine di Novi. Si tratta di una canzone dalla struttura leggera, eseguita con leggerezza e anzi alleggerita proprio dalle voci femminili del coro (nella cui esecuzione traspare una velata ma piacevole tensione, dovuta probabilmente ai contenuti del brano: “O mamma come è strano e gira il mondo/ un giorno è sopra e il giorno dopo è sotto”), sorretta da un impasto di banjo, contrabbasso e batteria, attorno al quale si stringono i temi dei fiati. I fiati tornano anche in “Matrimoni e funerali”, che introducono il brano con un tema sinuoso e inquieto, lasciando sorreggere la voce grossa di Cisco a un tremolo di chitarra elettrica, che si muove dentro un beat cadenzato di basso e batteria. Dopo l’intermezzo musicale – nel quale i fiati cambiano ritmo e staccano con l’andamento quadrato del brano – arriva la voce bassa di Angela Baraldi, sostenuta anche da un filamento di violino, che canta il punto culminante del testo: “Al velo bianco delle vergini estasiate/ preferisco il nero profondo dell’inferno/ molto raffinato ed elegante da indossare/ molto più credibile dell’amore eterno”. Con “Piedi stanchi” – una ballata acida e rarefatta – Cisco spinge più del solito verso un’atmosfera dissolta, diffusa, insistendo soprattutto sulla ricerca di un timbro diverso e profondo. Le melodie più belle sono affidate a due brani più di altri. Il primo è “Per te soltanto”, nel quale le corde sviluppano un andamento brillante, che si ispessisce con i temi dei fiati in alternanza alla voce. L’altro brano è “Cenere alla cenere”, con cui si chiude l’album e il ciclo (con tutti i passaggi) di “Matrimoni e funerali”. Alla chitarra c’è Massimo Zamboni: il tema è semplice e reiterato, ma la voce diviene profonda e scura (siamo alla fine, siamo appena prima dell’inizio, secondo le parole di Cisco). La linea melodica della strofa è anticipata dalla chitarra, che procede quasi all’unisono per trasformarsi in una sorta di soffio che si intreccia con l’andamento circolare del ritornello: “per rivivere… per ricominciare”.
Daniele Cestellini
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