(a cura di Massimo Zamboni, Gian Paolo Borghi e Giorgio Vezzani), Giovanna Daffini. L’Amata Genitrice, Consorzio Oltrepò Mantovano 2014, pp.33 Libro con Cd

“Qualunque cosa facesse, Giovanna cantava la cultura dei tanti contro la cultura dei pochi, e questo era un segno formidabile, davvero rivoluzionario, davvero forte. Non credo che si possa dire molto di più. Io credo che noi dobbiamo molto a Giovanna proprio per questo, perché ci ha aiutato a capire, ha aiutato, credo, anche lo stesso Gianni Bosio a capire meglio che cosa lui intendesse quando parlava dell’”intellettuale rovesciato”, così si conclude l’intervento che Ivan Della Mea tenne in occasione de “Il Giorno di Giovanna” del 2000, e questo basterebbe a sintetizzare ciò che ha rappresentato Giovanna Daffini, voce tra le più intense tra le interpreti del musica tradizionale italiana. Nata a Villa Saviola (Mantova) nel 1914 e vissuta a Gualtieri (Reggio Emilia), dove morì nel 1969, la Daffini aveva cominciato da giovanissima a suonare accanto al padre come ambulante, mentre durante la stagione della monda lavorava come risaiola nel Novarese-Vercellese, dove ebbe modo di apprendere il repertorio delle mondine. Dopo il matrimonio con Vittorio Carpi, uno degli ultimi discendenti di una illustre famiglia di violinisti di Santa Vittoria, continuò insieme a lui a suonare e cantare nel corso di feste, matrimoni e fiere, finché la sua voce venne scoperta da Gianni Bosio e Roberto Leydi nel corso delle loro ricerche sul campo nel 1962. Fu così che da informatrice passò ad essere tra i protagonisti del Nuovo Canzoniere Italiano, partecipando agli spettacoli “Bella Ciao” e “Ci Ragiono e Canto”. Nel suo canto era possibile ritracciare le asperità della vocalità popolare, così come nel suo timbro aspro si rifletteva quel desiderio di riscatto, che fin da subito fu visto come una metafora della lotta di classe. Il suo stile interpretativo era in grado di trasformare i canti tradizionali in canzoni di intrattenimento popolare, proprio come accadeva con i brani del repertorio folk americano reinterpetati da Leadbelly. Quelle canzoni divennero “le canzoni di Giovanna”, perché nessuno era in grado come lei di fare propri quei canti, interiorizzandoli, fino a farli diventare parte di sé stessa. Ciò ne fece una delle voci più imitate della stagione della riproposta in Italia, e in modo sorprendente negli anni Novanta venne riscoperta anche dalla scena rock che in lei vide la madre del punk di casa nostra. Non a caso furono proprio due punk come Massimo Zamboni e Giovanni Lindo Ferretti, a gettare nuova luce sulla voce indimenticabile di Giovanna Daffini, dando alle stampe nel 1992 un disco dal titolo eloquente “L’Amata Genitrice”, pubblicato dalla loro casa discografica I Dischi Del Mulo, e nel quale erano raccolte quattordici registrazioni inedite raccolte da Roberto Leydi. Negl’anni numerose sono state le iniziative per celebrare la memoria di Giovanna Daffini, ed in occasione della XX edizione de “Il Giorno di Giovanna”, il Consorzio Oltrepò Mantovano per festeggiare il centenario dalla sua nascita ha pubblicato la ristampa in CD del vinile “L’Amata Genitrice”, integrandolo con alcuni preziosi contributi che approfondiscono i tratti biografici e stilistici della Daffini. Il disco raccoglie quattordici brani, di cui dieci provenienti dalle registrazioni effettuate tra il 1963 e il 1964, e quattro provenienti dallo spettacolo “Bella Ciao” del 1965, che nel loro insieme offrono una visione abbastanza completa del repertorio della Daffini, spaziando dai canti di risaia come “Bella Ciao” con le parole di Vasco Scansani, e la struggente “Amore Mio Non Piangere”, ai canti politici appresi con il Nuovo Canzoniere Italiano (“Se non ci conoscete”, “Sante Caserio” e “Vi Ricordate quel 18 Aprile”, fino a toccare i canti tradizionali padani (“Domani E’ Festa e Non Si Lavora”, “E Viene Il Dì Di Lune”, “E Picchia Picchia La Porticella”), e quelli imparati quando suonava come ambulante (“La Violetera”). A corredo del disco, c’è l’interessante volume che si apre con il saggio di Roberto Leyidi, che ricostruisce nel dettaglio il suo incontro con Giovanna Daffini, soffermandosi sulle caratteristiche peculiari della sua vocalità, ed a cui seguono il commento con analisi musicologica traccia per traccia, e i contributi di Giovanni Lindo Ferretti, Gian Paolo Borghi e Ivan Della Mea. “L’Amata Genitrice” è uno di quei dischi irrinunciabili per quanti vogliono approcciare la conoscenza del mondo della musica tradizionale italiana, perché come si leggeva nelle note alla prima edizione del disco “Giovanna Daffini, l’amata genitrice canta ai rovinati dell’oggi come a quelli di ieri. Voce e chitarra, mille volte più potenti del brusio di mille ruspe (automobili)(televisori). Canzoni che affratellano e consolano, e liberano memorie. Questa non è musica per parassiti. Che, anzi ne proveran vergogna.”



Salvatore Esposito

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