Andy White non ha bisogno di presentazioni, per lui parla la sua trentennale carriera, aperta dal grande successo del suo debutto “Rave On” del 1986, e proseguita tra ottimi album e collaborazioni di prestigio con i conterranei Sinead O’Connor, Donal Lunny, e Van Morrison, Peter Gabriel con il quale ha composto “Whole Thing”, nonché con Stephen Fearing e i fratelli Neil e Tim Finn dei Crowded House. A tale ricco percorso artistico è corrisposto anche un riscontro di pubblico notevole, e questo soprattutto per la sua capacità di mescolare folk e rock con una elegante e poetica vena pop. Ad arricchire la sua discografia è arrivato di recente “How Things Are”, undicesimo album in studio, nel quale ha raccolto dodici brani originali, incisi nel suo studio casalingo The Growlery, insieme al figlio Sebastian (batteria), e Domini Forster (archi), e che spaziano da sonorità pop-rock a trame acustiche di impronta folkie. Si tratta di un disco dal taglio molto personale, in quanto riflette un momento molto difficile della sua vita segnato dalla fine del suo matrimonio durato quindici anni, come spiega lo stesso White: “Scrivere queste canzoni è stato il mio modo di reagire. Tutte le canzoni sono piuttosto intense, ma non raccontano tutte una storia triste. L’amore a prima vista? Sì, quel momento alla Giulietta e Romeo esiste davvero. I so quanto sia stato fortunato che mi sia accaduto. Fosse anche per una volta sola, è meraviglioso”. Pur essendo rimasto fedele rispetto alle proprie coordinate artistiche, il cantautore irlandese ha racchiuso in questo disco tutte le sue principali influenze artistiche, spaziando da Van Morrison i cui echi permeano la splendida “Separation Street”, alle suggestioni folk-rock dei R.E.M. che ritroviamo nell’iniziale “Driftin’”, fino a toccare Bob Dylan nella folk ballad “Closest Thing To Heaven”. Se i Beatles che fanno capolino in “You Got Me At Hello” e “Band Of Gold”, non manca una strizzatina d’occhio verso la poetica di Paul McCartney con l’elegante ballata “Pictures Of You” e a John Lennon nella conclusiva “Who Said We’re Gonna Get Another Lennon”, ma il vero vertice del disco arriva con la superba “All It Does Is Rain”. Insomma “How Things Are” è un disco di grande spessore nel quale Andy White ha racchiuso i ricordi, le immagini e le sensazioni che hanno caratterizzato una storia d’amore, e per farlo ha usato come riferimenti sonori i suoi grandi amori musicali. Il risultato è un gioiello tutto da ascoltare, per coglierne fino in fondo la sua profondità.
Salvatore Esposito
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