Considerato uno dei cantautori più rappresentativi ed influenti del roots rock, Sid Griffin nell’arco della sua lunga carriera ha scritto pagine memorabile della musica made in U.S.A., prima con i gloriosi Long Ryders, e poi con i Coal Porters, ma è come solista che ci ha regalato uno dei dischi più intensi degli anni novanta, ovvero “Little Victories”, che a buon diritto può essere definito come una pietra angolare del sound Americana. A distanza di due anni da “Find The One”, inciso con i Coal Porters, lo ritroviamo alle prese con “The Trickis to Breathe”, terzo album solista, che arriva a dieci anni dall’ottimo “As Certain As Sunrise”, e nel quale ha voluto rendere omaggio alle radici a cui si è da sempre ispirato il suo percorso musicale, ovvero la country music, il bluegrass e il rock ‘n’ roll. Non casuale è stata così la scelta di volare a Nashville per incidere il disco, affidandosi al tedesco Thomm Juntz per la produzione, e ad un gruppo di eccellenti musicisti come Mark Fain (basso), Justin Moses (dobro, fiddle e banjo), Sierra Hull (mandolino) e Paul Griffiths (batteria). La scelta di non dirigere personalmente le registrazioni, ma di lasciare la guida nelle mani esperte di Juntz si è rivelata così un valore aggiunto, e non perché a Griffin manchino le doti di produttore, ma piuttosto perché era suo preciso intento di ritornare a fare dischi alla vecchia maniera. I brani sono nati così in modo molto spontaneo, in session informali, con pochissime take, quasi a voler ricondurre il suo songwriting ad una forma di artigianato compositivo. Il disco si caratterizza per un sound prettamente acustico, ma ricchissimo di spunti e citazioni che confermano Sid Griffin come un cantautore colto, in grado di maneggiare con grande disinvoltura le radici della musica americana. Ad aprire il disco troviamo, infatti, lo splendido omaggio a Bobbie Gentry e al suo classico “Ode To Billie Joe” con la country ballada “Ode To Bobbie Gentry”, a cui segue il doppio tributo a Jimmie Rodgers e Bob Dylan con il trascinante bluegrass “Blue Yodel no. 12 & 35”. Se il folk “Circle Bar” ci riporta indietro nel tempo ad una reunion mancata con i Long Ryders negli anni Novanta, “Betweeen The General And The Grave” è una delle sue ballate più belle di sempre, con il suo incedere denso di lirismo impreziosito dal fiddle di Moses. Non mancano una incursione nel country-rock con l’ironica “Elvis Presley Calls His Mother After The Ed Sullivan Show”, e due riletture d’eccezione ovvero “Everywhere” dell’amico Greg Trooper e “Get Together” degli Youngbloods proposta in chiave bluegress. Lo scanzonato strumentale in salsa bluegrass “Front Porch Fandango” ci conduce poi allo spoken word “Punk Rock Club”, ma è solo un breve intermezzo prima del finale con la dolcissima “Who’s Got A Broken Heart”, la trascinante “We’ve Run Out Of Road”, e il veloce bluegrass “I’ll Forget You Very Well”, che chiude il disco. Sebbene nel complesso “The Trickis To Breathe” non abbia la statura di un capolavoro, è certamente un lavoro che fotografa con nitidezza la sempre viva ispirazione di Sid Griffin, cantautore ancora in grado di stupirci con il suo songwriting.
Salvatore Esposito
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