Coimbra, la più antica città universitaria portoghese, è l’altra dimora del fado, dove la musica di questo patrimonio musicale dell’umanità si fa più intellettuale e meno melodrammatica che nella capitale lusitana. Dove il fado cantato ma anche strumentale – ricordiamo i celebri guitarristas della famiglia Paredes – assurge a simbolo di elevazione, di aristocrazia sonora della città adagiata sul rio Mondego. Da lì proviene il quintetto di Ricardo Dias, che intende espandere la cançâo de Coimbra guardando soprattutto al jazz, ma anche al mondo popolare e al canzoniere di José “Zeca” Alfonso. Un album collocabile sotto l’espressione di “novo fado”. Niente di nuovo sotto il sole, direte! D’accordo, ma la fusione dell’ensemble funziona, così a voce e chitarra si affiancano fisarmonica, contrabbasso, tromba e pianoforte. Il pianista, fisarmonicista e compositore Ricardo J. Dias è noto come direttore musicale dell’acclamata Cristina Branco e della storica formazione folk Brigada Victor Jara, Ricardo Dias, virtuoso della chitarra portoghese, è tra gli innovatori del chitarrismo fadista, Bernardo Moreira proviene dalla scena jazz, mentre il chitarrista Nì Ferreirinha e il cantante Josè Vilhenha sono esponenti di primo piano del mondo fadista locale. Ad aprire il CD è “Saudades de Coimbra”, testo del poeta Antònio De Sousa su musica di Mario F. Fonseca: note piene di piano solo, come preludio alla notevole voce di Vilhena, poi l’ingresso delle corde per questa evocazione dell’anima della città. Nello strumentale “Sede e Morte” dell’immenso Carlos Paredes la chitarra portoghese, inevitabilmente, prende il centro della scena. Quando entra la tromba di João Moreira si intravedono sprazzi di scuola davisiana. “Tenho Barcos, tenho remos” per voce, piano e contrabbasso, sposa un testo tradizionale dell’Alentejo con la musica del grande Alfonso. Segue lo strumentale di Carlos Paredes “Verdes Años/ Canto do Amanhecer”, suonato in quartetto (chitarra portoghese, chitarra acustica, contrabbasso e fisarmonica) è uno degli episodi più fulgidi del disco. Un altro appreazzato cantante, Nuno Silva, ci mette la sua ugola pregiata nel canto d’amore “Olhos Claros”. Tocca a Vilhena dare perfetta voce a “Balada de Outono” la prima canzone di José Alfonso, da lui stesso chiamata ballata per distinguerla dal repertorio di fado di Coimbra che egli stesso aveva iniziato ad interpretare sul finire degli anni ’40 del secolo scorso: organico al completo in quintetto per un altro momento di magia. È poi tempo di “Dança”, che proviene ancora dal repertorio del maestro leggendario Paredes, brano vivace e scintillante e con chitarra portoghese, fisarmonica, chitarra acustica e contrabbasso. Si ritorna ad un passo lirico con digressioni jazz (voce, piano, tromba) in “Homen só Meu Irmão”, dove l’apprezzato cantante Nuno Silva mette la voce in un testo dell’autore novecentesco Luiz Goes. Il quintetto al completo ritorna, ma questa volta la voce magistrale è quella di António Ataide, con “Canção de embalar“, un altro classico di “Zeca”, scritto in Mozambico riprendendo una forma medievale. Dopo il raccoglimento lirico di “Inquietação”, la band spinge sul versante dell’innovazione con una superlativa “Ré Menor”, opera di Gonçalo Paredes, nonno di Carlos, arrangiato per due chitarre portoghesi (Bruno Costa affianca Ricardo Dias), contrabbasso, chitarra acustica e tromba. Un classico fiore canoro di Coimbra, “E alegre se fez triste”, composto dalla coppia Manuel Alegre (testo) e Francisco Filipe Martin (musica), chiude questa bella e matura registrazione dell’ensemble di Ricardo Dias, che innovando senza imboccare direzioni estreme celebra una tradizione ben viva e in espansione.
Ciro De Rosa
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