Quest’anno ho voluto contattare e provare le chitarre di diversi giovani artigiani. I giovani vanno valorizzati, soprattutto quando con coraggiointraprendono una difficile professione. Da diversi ho sentito ripetere “… è la passione che mi guida. Se non ci fosse questa avrei smesso da un pezzo”. Tale passione deve essere contagiosa, perché diversi tra questi ragazzi hanno imparato il mestiere pur provenendo da altre professioni. Per tutti racconto l’avventura di Roberto Robol, da Rovereto. Ha iniziato a lavorare come falegname, poi la cognata gli ha chiesto con insistenza di costruirle una chitarra. Costruendola è nata una passione mai più abbandonata. Si è formato inizialmente da autodidatta, poi ha proseguito a bottega. Oggi è forse l’unico liutaio di spicco della regione. Ha un modo tutto particolare di denominare gli strumenti, prendendo spunto dai nomi delle costellazioni. Il suono delle sue chitarre è equilibrato. Costruire chitarre per lui è anche un modo per valorizzare l’ambiente del Trentino, utilizzando soprattutto l’abete della Val di Fiemme per le tavole armoniche. La ricerca di legni esotici, invece, contraddistingue la ricerca di Giuseppe Riccobono, da Povegliano Veneto. Anche lui denomina le sue chitarre, ma di preferenza prendendo spunto dai luoghi visitati. Ho chiesto di suonare due suoi gioielli “semi cutaway”, la “Sol Rei” (città di Boa Vista) e la “Hormigo”, nome del legno sudamericano localmente chiamato “woodthatsings” (legno che canta), usato anche per la realizzazione di strumenti a percussione come la marimba. Passando per lo stand della Civica Liuteria di Milano è stato possibile incontrare e parlare con docenti e alunni. Il maestro Mario Rubio (insegna strumenti a pizzico) mi ha riferito che le richieste d’iscrizione alla Scuola sono sempre piuttosto numerose. Tra i lavori degli alunni ho potuto apprezzare quelli di Marchese Antonio, ventiduenne, che ha da poco realizzato un raffinato liuto rinascimentale, ispirato a un modello del liutaio Frei.
Arianna Colombo ha mostrato, invece, una sua chitarra, costruita in stile “ottocentesco”, caratterizzata da tipiche decorazioni incastonate in ottone. Tra gli ex allievi della Civica, erano presenti con un proprio banchetto due discepoli dei rinomati maestri Lorenzo Lippi e Tiziano Rizzi. Marco Golinelli è specializzato nella costruzione di strumenti antichi e, in particolare, di liuti. Stefano Zanderighi costruisce chitarre acustiche. Questo giovane e sensibile liutaio colpisce per la folta ed eccentrica capigliatura stile “rasta”. Il suono di una sua chitarra spalla mancante mi ha positivamente impressionato, ma a causa della forma atipica, mi ha riferito,al momento sembra poco gradita dai chitarristi classici. Nella liuteria è necessario aver coraggio e sperimentare. A mio avviso, proprio perché particolare, la chitarra acquisterà nel tempo maggiore valore. Altra allieva formatasi presso la Scuola Civica è Silvia Zanchi, apprezzata liutaia bergamasca, che ha scritto diversi saggi sull’uso della gomma lacca. In alcune aree di “Milano Guitars”, sono stati allestiti dei palchi, suddivisi per tipologia musicale, dai quali è possibile sentire suonare. Non grandi nomi, ma pur sempre musicisti e quindi degni di attenzione. Alcuni, come il giovane Luka Zotti, hanno colto l’occasione per promuovere proprie composizioni o particolari tipi di strumenti di propria ideazione. Per la musica jazz sono stati invitati a suonare alcuni musicisti della Scuola Civica, il cui stand era coordinato dal chitarrista Giovanni Monteforte. Per la classica hanno avuto la possibilità di esibirsi diversi allievi del Conservatorio. Un palco, invece, è stato riservato alla musica elettrica e percussiva. Chitarristi “endorsers” erano presenti un po’ ovunque, di conseguenza tutto il percorso tra i banchetti è semprestato accompagnato da un sottofondo di sovrapposizioni sonorenon fastidiose dati gli ampi spazi. Simpatica è stata la scena di un giovane liutaio piemontese (ho smarrito il biglietto e non ricordo il nome), il quale nel trambusto era stato erroneamente sistemato vicino a stand di strumenti elettrici. Sembrava un pesce fuor d’acqua.
Mi sono fermato a provare le sue chitarre nel limitrofo box insonorizzato (apprezzabile novità di questa edizione). Era dispiaciuto per la collocazione. Gli ho consigliato di provare a rivolgersi a Blasibetti, e in breve il problema è stato risolto. Annoiarsi in questa fiera è difficile, tante sono le emozioni e le novità che continuano a susseguirsi per il visitatore. Girovagando, tra le chitarre elettriche sono rimasto colpito da un modello con il solid body in ginepro, realizzato dal torinese Silvano Tommasini. «Dopo essere andato in pensione, non volevo starmene a oziare. Così mi sono messo a costruire chitarre elettriche, che mi piace suonare e sulle quali mi piace sperimentare». Ha spiegato che la chitarra che ha attratto il mio occhio ha una storia particolare. Nel 1920, il Re chiese di tagliare degli alberi di ginepro per allargare il passaggio che portava al castello di Rivoli. Il giardiniere conservò questi alberi, uno dei quali è giunto nelle mani del signor Silvano. Con questo pregiato legno ha deciso di realizzare la propria opera d’arte strumentale, utilizzando un particolare sistema che ha definito “a camere tonali scavate a gocce per dare un suono particolare allo strumento”. Tra gli stand, sono da ammirare molti strumenti elettrici “tradizionali” della Fender o della Gibson (o loro imitazioni), tuttavia tra i modelli più artigianali acustici pochissimi sono quelli predisposti con il sistema “midi”. Su questo settore si è invece distinta la “Godin” (Québec, Canada), ogni hanno presente con un proprio stand gestito da un preparato ragazzo di Rho. Tra gli strumenti a corda elettrificati, ho trovato originale e coraggiosa la ricerca intrapresa da Mirko Villata, specializzato nella costruzione di moderni contrabbassi elettrici. La passione per questo strumento l’ha acquisita ascoltando e, in seguito, suonando anche musica jazz. I legni utilizzati per realizzare la base della cassa sono di acero, pioppo e abete. Prima di tornare a parlare di liuteria acustica, mi sembra utile evidenziare un gruppo di stand dedicati al settore educational e alla pratica strumentale. In particolare ho notato la presenza di diverse case editrici milanesi specializzate nel settore librario, tra queste la “Sinfonica” di Pino Amendola (coordinatore e Segretario dell’UNCLA, sindacato di autori e compositori) e la “Volontè” (diretta dall’omonimo produttore), particolarmente apprezzata dagli studenti di musica jazz.
Sempre milanese è la “Curci”, marchio storico che possiede un vasto catalogo dedicato ai diversi settori della didattica e della divulgazione musicale. Tra le riviste, evidenzio la presenza degli editori di “Fingerpicking”, di “Guitar Club” e di “Sei Corde”, specializzata in chitarra classica. Nome di spicco tra i liutai nel settore acustico è il maestro Michele Sangineto, sul quale non mi dilungherò poiché ho già scritto per il magazine uno specifico contributo. Sangineto mi ha presentato due appassionati di musica antica: Paola Brancato e Marco Pasquino. Quest’ultimo è un archettaio. Ha studiato violoncello e composizione a Novara. Un giorno ha conosciuto un maestro di Biella, grazie al quale si è appassionato. Morale: da vent’anni si è specializzato nella costruzione di archetti, per vari tipi di strumenti. Da undici anni costruisce anche arpe antiche in collaborazione con Paola Brancato. Quest’ultima ha studiato contrabbasso ad Alessandria. Con l’ausilio del nonno falegname, ha iniziato a costruire strumenti musicali. Ha seguito studi di organologia (con Meucci e Girodo) e nella sua collezione sono ammirabili strumenti quali vielle, ribeche, violini barocchi, arpe irlandesi etc. Altro storico archettaio è Pietro Cavalazzi, il quale opera a Milano da ben trentadue anni. Il padre, che suonava il violino, un giorno ha mandato il figlio Pietro dal liutaio Celestino Farotto, per consegnargli lo strumento musicale che aveva bisogno di riparazioni. Da allora Celestino l’ha preso a bottega e gli ha insegnato il mestiere, che non ha più smesso. In città è molto noto. I suoi figli (Alessio, Elisa, Andrea) hanno studiato in conservatorio e durante i concerti si esibiscono in trio. In merito al mestiere di archettaio, ritengo doveroso riferire la battaglia condotta dai componenti dell’“Academia Cremonensis”, impegnata a richiedere il riconoscimento della figura professionale “archettaio” da parte della Regione Lombardia.
Al momento, ha riferito Stefano Conca, la Regione riconosce solo il titolo di liutaio. L’archettaio dell’Accademia è Massimo Lucchi, figlio del noto liutaio cremonese Giovanni Lucchi. Direttore della sezione liuteria è Giovanni Colonna. Tra le Associazioni culturali presenti alla Fiera, segnalo “LAM” (Liuteria-Arte-Musica), fondata a Genova da Danilo Gosti e Giovanni Gatto, i quali desiderano con la loro attività spiegare ai giovani e alla gente, con parole semplici, che cos’è la vera liuteria artigianale. Non ho avuto tempo di approfondire l’argomento, ma ho potuto suonare una loro chitarra flamenco (poche ne ho viste in mostra) realizzata in cedro. E così, improvvisando sulla scala frigia e ritmando a tempo di “buleria”, mi sono avviato alla conclusione della mia visita. Tanti artigiani e standisti, tutti certamente meritevoli, resteranno sullo sfondo del presente articolo, ma riuscire a dare spazio a duecento espositoriè opera improba. Tuttavia sono consapevole che ci sarà modo di rimediare con il prossimo appuntamento di “Milano Guitars” e di “Maestro Luthery” in primavera. A quel punto saremo alle porte di EXPO 2015. Luciano Blasibetti ha già fatto sapere che per l’anno nuovo ci saranno diverse novità anche per il settore “musica folk”: “Molto bolle in pentola” su diversi fronti musicali, ma, al momento, bocche cucite. È un organizzatore che opera con passione e ha diversi pregi, tra cui quello di saper ascoltare chi produce, chi vende e chi fruisce. Di conseguenza, se qualcuno, avendo visitato la Fiera strumentale di Novegro, volesse avanzare suggerimenti, sarà utile contattarlo.
Video a cura di Suoni e Strumenti
Paolo Mercurio