Tammorre, mandolini, scetavajasse e triccabballacche incontrano il rock
Cantautore e musicista dell’Agro Nocerino Sarnese, Luca Petrosino, meglio noto come Joe Petrosino, proprio come il famoso poliziotto italo-americano, da qualche anno insieme agli inseparabili Rockammorra, si è fatto interprete di un originale approccio alla musica tradizionale campana, che lo vede mescolare elementi della cultura orale con sonorità che spaziano dal rock al reggae, il tutto condito da una particolare attenzione verso la canzone d’autore. Dopo l’apprezzato disco di esordio omonimo del 2009 trainato dal successo di brani come “Vesuvius”, “Ciro e Giovanni” e “Guru”, il combo campano ha messo in fila una serie di eccellenti risultati cui vanno menzionati la vittoria del Premio Taranta Nella Rete del 2010 che li ha portati ad esibirsi nel corso del Concertone de La Notte della Taranta, e la finale di Umbria Folk Festival. In occasione della pubblicazione del loro nuovo album “Sud. Tutto Comincia Da Te”, abbiamo intervistato Joe Petrosino, per ripercorrere le vicende dei Rockammorra, approfondire le tematiche e le ispirazioni del disco, senza dimenticare uno sguardo all’importante progetto dell’Orchestra di Plettri del Conservatorio di Salerno.
Partiamo da lontano. Le origini dei Rockammorra, vanno rintracciate negli Integral Buatt’ gruppo rock nel quale militavi. Com’è nata l’idea di dare vita a questo progetto e di coniugare il rock con il ritmo delle tammorre?
Integral Buatt’ è stato il mio primo vero progetto musicale concreto. Realizzammo due demo, facemmo diversi concerti, così come non mancarono le partecipazioni a vari contest. So che alcuni ancora ascoltano quei dischi, ma poi ognuno di noi prese la sua strada. Io mi indirizzai verso la musica popolare, frequentando alcuni corsi, e dopo un viaggio nel Salento, mi resi conto che quella era la mia strada. La world music con la sua fusione dei ritmi della mia terra e i suoni moderni mi affascinava, e così per curiosità registrai nel mio studio un riff di chitarra elettrica, ispirato ai Led Zeppelin, su un ritmo di tammurriata. Il risultato fu “Vesuvius”, nata in collaborazione con Franco Tiano, e quello fu l’inizio di Rockammorra, il rock delle tammorre.
Innanzitutto i grandi cantautori italiani da Fabrizio De Andrè, a Pino Daniele, da Giorgio Gaber ad Enzo Avitabile, passando per gli immancabili Francesco De Gregori e Lucio Battisti, poi ovviamente la musica tradizionale con le sue tammurriate, tarantelle e pizziche, il rock progressive di Area e PFM, e la wave napoletana degli anni Novanta, ovvero 99 Posse, Bisca, Almemegretta, e 24 Grana.
Ci puoi parlare del tuo rapporto con la musica tradizionale campana ed in particolare quella dell’Agro Nocerino Sarnese, dove tu vivi?
Vivo e lavoro nell’Agro Nocerino Sarnese, un territorio in cui la tradizione musicale profana si fonde con la tradizione sacra delle feste dedicate alla Madonna. Per coloro che sono devoti non è solamente un’icona religiosa, ma è Lei la protettrice della terra, la Signora dell’abbondanza e della prosperità. Qui il Cristianesimo si è integrato con il Paganesimo, e sopravvive ormai da secoli. In particolare con un gruppo amici appassionati di musica popolare, organizziamo un punto di ristoro per i pellegrini della festa della Madonna de’ Miracoli che si rinnova ogni anno il lunedì in Albis sulla strada che porta a Montalbino, nel Comune di Nocera Inferiore. Sono estremamente legato anche alla festa della Madonna delle Galline a Pagani, ma vorrei sottolineare come in queste ricorrenze così importanti, affianco alla parte genuina e disinteressata, ci siano anche aspetti poco edificanti, come coloro che sfruttano a loro piacimento la musica tradizionale. Per quello che mi riguarda ho sempre portato avanti l’idea di accostarmi alle tradizioni con coscienza e rispetto.
Come nasce “SUD Tutto Comincia Da Te”? Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a realizzare questo nuovo album?
“SUD Tutto Comincia Da Te” è il messaggio che vogliamo lanciare attraverso la musica. La crisi economica, morale, culturale, politica colpisce tutto e tutti; soprattutto il popolo, i più deboli. Una soluzione c’è: ricominciare da noi stessi, dalla nostra terra e dal nostro popolo, in larga parte costituito da brave persone, che vogliono migliorare e migliorarsi. Noi gente del Sud dobbiamo scrollarci di dosso i complessi d’inferiorità che i mass-media ci hanno imposto ed riacquistare il nostro orgoglio di essere terroni, ma anche la nostra storia di briganti di oggi, e la consapevolezza di avere le risorse e le strutture sociali per fare da traino alla ripresa civile, morale e sociale dell’Italia e dell’Europa. Tutto comincia da noi, da noi tutti. Il filo conduttore è dunque da rintracciarsi ne il titolo. La terra è la nostra musa ispiratrice che ci suggerisce ogni singola parola, di protesta e/o di affetto.
Il lavoro di scrittura è durato circa un anno e mezzo, ed alcuni brani sono nati dalla collaborazione con Tonino Delle Donne. Poi nel mio studio ho organizzato le sessions di registrazioni, utilizzando le attrezzature minime e indispensabili: un computer, una scheda audio e pochi microfoni, convinto che la cosa più importante siano le idee ed il modo in cui si comunicano. Le macchine sono necessarie fino ad un certo punto, ma ciò che è importante sono i musicisti che hanno collaborato alla produzione prestando la propria arte: Angelo Gramaglia, China Aresu, Augusto Siciliano, Giovanni Cavaliere, Luca Crudele, Serena Della Monica, Antonio Pepe, Giuseppe D'Amora, Piero Fattiroso, Manuel Pino, Daniele Mazzotta, Giovanni Vicidomini, Biagio Pepe, Luca Buoninfante, Francesco Gegnacorsi, Alessia Zazza, Marcello Colasurdo, Karmine Domenicano, Peppe Del Sorbo e Tony D’Alessio (Guernica - Ape Escape). Il disco è stato poi missato da Francesco Tedesco presso IMakeRecords e finalizzato da Fausto Mesolella (Avion Travel) nel suo Gaia Studio.
Quali sono le principali differenze a livello sonoro, rispetto ai dischi precedenti?
Questo è il nostro primo album con una casa discografica: La Mela Cotogna Edizioni. Rispetto al precedente è un disco più cantautorale, con brani scritto in italiano e napoletano, ma soprattutto per la prima volta abbiamo usato strumenti com la fisarmonica, lo scacciapensieri, il contrabbasso, e un pizzico di elettronica per attualizzare il sound. E’ un lavoro essenzialmente più curato nei suoni e nei testi. Inoltre lavorare con un professionista come Fausto Mesolella, che ha curato il mastering, è stata un esperienza indimenticabile per me.
Com’è nata l'idea di rileggere “A Cosa” di Manu Chao?
Manu Chao è un artista che stimo molto perché è riuscito ad unire la world music con l’internazionalismo della pop music, il tutto senza dimenticare i suoi testi che trattano sempre temi scottanti e difficili. Arricchire il nostro disco con una sua canzone riarrangiata in chiave “rocktammorra” è stato un passo importante per la nostra consapevolezza. Tra l’altro il brano è in rotazione estiva su molte le radio italiane.
Quali sono le ispirazioni alla base de “La Canzone Del Gran Generale”, in cui spicca la voce di tua nonna…?
Era il mese di settembre di qualche anno fa, ed una sera decisi di registrare un racconto di mia nonna che ora ha la invidiabile età di novantanove anni. Lei mi raccontò le vicende del settembre del 1943, quando gli alleati una volta sbarcati a Salerno, dalla cima dei Monti Lattari bombardarono a tappeto la valle del Sarno per impedire ai tedeschi la ritirata verso Napoli. A Nocera in pochi giorni si contarono decine di vittime, case e ospedali distrutti perché il “Gran Generale” americano aveva saputo che i tedeschi si rifugiavano nelle cave di tufo, così come i civili. In realtà i soldati erano quasi tutti scappati verso Napoli tranne uno. La fine della storia la lascio a chi vorrà ascoltare il brano.
“Pe Tradizione” è uno dei brani più interessanti dal punto di vista ritmico rimandando al sound rock world di Stewart Copeland e dell’Ensemble Notte della Taranta. Come nasce, invece, questo brano?
E’ una tarantella pizzicata condita dal rock progressive. Quel disco della Notte della Taranta con Steward Copeland è per noi un riferimento importante, ma l’arrangiamento del brano è nato con naturalezza, e segue la linea musicale dei brani tradizionali che proponiamo anche durante i nostri concerti. Probabilmente l’accostamento è azzeccato e ne siamo contenti.
Altro brano cardine del disco è “La Differenza” che hai scritto con Marcello Colasurdo. Com’è nata questa collaborazione?
Marcello Colasurdo l’ho conosciuto durante uno suo concerto in un locale del salernitano dal nome pittoresco, El Bodeguero. E’ nata subito sintonia, così gli ho proposto una collaborazione per questo brano che a lui è subito piaciuto, tant’è che durante la memorabile sessione di registrazione ha voluto impreziosire il brano con una bellissima fronna iniziale dedicata alla Madre Terra. “La differenza” è una tammurriata di protesta contro la camorra che sfrutta e uccide la nostra terra per lucrare sulle sue risorse. Con lo slogan “Rockammorra no alla camorra” vogliamo esprimere tutto il nostro risentimento per quelle “persone” che, approfittando della loro posizione di potere, se lucrano sui cittadini onesti, sulla loro salute e sopravvivenza. L’orrenda vicenda della Terra dei Fuochi è un esempio lampante della viltà dell’uomo.
A chi è dedicata “Sud tutto comincia da te”?
Il brano “Sud Tutto Comincia Da Te” l’ho scritto in memoria di Angelo Vassallo, barbaramente ucciso e di cui non si conoscono ancora assassini e mandanti. E’ stato selezionato nel 2012 per il RufraFestival: bella politica in musica d’autore. Il sindaco pescatore di Pollica ci ha lasciato un messaggio importante: un altro modo c’è e sta proprio qui, nella nostra terra, nella nostra città e nel nostro paese.
Nel disco non manca un accorato tributo a Victor Jara con “El Arado”, come mai avete scelto proprio questo brano?
“El Arado”, l’aratro, è un brano di Victor Jara uscito nel 1975 con il disco “Inti-Illimani 4 - Hacia La Libertad" e parla di come è difficile e dura la vita nei campi. Abbiamo scelto questo brano perché ricominciare dalla nostra terra significa curarla, seminarla, veder nascere i frutti e raccoglierli, svegliarsi presto, lavorare sotto il sole cocente, senza mai scoraggiarsi perché ogni sera ci sarà una stella che ci dirà che non è mai tardi, qualcosa cambierà.
Il disco si conclude con il remix di “Rockammorra”. Cosa vi ha spinto a confrontarvi con i beat elettronici?
“Rockammorra” è il brano manifesto della nostra musica, va forte sulle radio specializzate ed anche durante i nostri spettacoli. Così abbiamo deciso di stravolgerlo, perchè abbiamo un desiderio continuo ed a volte sfrenato di sperimentazione, elemento questo che portiamo anche nei nostri concerti, arricchendoli di suoni elettronici e di un dj set elettro-folk post concerto.
Vorrei soffermarmi sul vostro approccio al palco. Cosa devono attendersi i lettori che verranno ad un vostro concerto?
Augusto Siciliano, China Aresu, Tony D’Alessio, Angelo Gramaglia sono i Rockammorra con cui condivido da qualche anno il palco. Abbiamo un approccio molto rock’n roll, molte volte le scalette si stravolgono perché mi piace capire gli umori del pubblico, senza che ciò possa diventare un limite per lo svolgimento dello spettacolo. In ogni caso quando l’atmosfera si scalda c’è sempre bisogno di una tammurriata della nostra tradizione e della nostra contaminazione. Alterniamo poi brani di famosi cantautori italiani con brani del nostro disco come “Joe Petrosino” che è molto apprezzata. E’ difficile non incominciare almeno a battere il piede per terra, per poi lasciarsi trascinare. Quanto troviamo situazioni meno sfrenate proponiamo i brani più lenti e d’atmosfera come “Nisciuno è Masto”.
Concludendo, ultimamente stai lavorando anche con l’Orchestra Di Plettri del Conservatorio di Salerno. Ci puoi parlare di questa nuova esperienza?
E’ il secondo anno che ho la fortuna di essere iscritto al Conservatorio di Salerno nella classe di mandolino. Qui ho conosciuto persone eccezionali come il maestro Mauro Squillante, con il quale insieme ai miei compagni di corso abbiamo costituito un’orchestra a plettro composta da mandolini primi, mandolini secondi, mandole, mandoloncello, chitarre e contrabbasso ed eseguiamo ai concerti classici napoletani e lirici italiani. Durante queste estate mi dividerò tra i concerti con i Rockammorra e i concerti con l’orchestra. Ora sto preparando le parti per suonare un brano del disco con l’orchestra, e si avvererà un sogno: cantare con l’orchestra al completo e se l’orchestra è a plettro sarà tanto meglio.
Joe Petrosino & Rockammorra – Sud. Tutto Comincia Da Te (Edizioni La Mela Cotogna, 2014)
La scena musicale campana sta vivendo un momento particolarmente felice, e questo non solo per la spinta potente impressa dalla scena rap, ma anche per la caparbietà di alcune realtà che man mano si vanno affermando. Un caso emblematico, fuori dalla magmatica creatività del capoluogo, sono il combo formato da Joe Petrosino & Rockammorra, realtà artistica di grande interesse, nata nell’Agro Nocerino Sarnese, con i piedi ben piantati nella loro terra, in grado di mescolare la tradizione musicale della loro terra con l’approccio accattivante del rock, il tutto impreziosito da testi per nulla banali, ma anzi vibranti di amore per la loro terra. Il loro nuovo album “Sud. Tutto Comincia Da Te”, raccoglie tredici brani, che compongono un lungo canto di speranza e di amore verso le proprie radici, ma anche di protesta e di odio nei confronti di chi ci ha negato il futuro. Rispetto al loro disco di esordio questo nuovo lavoro presenta un profilo maggiormente cantautorale, non privo però di quelle sonorità world ed ethno-rock in cui convivono e dialogano in modo sorprendente strumenti tradizionali come mandola, mandolino, marranzano e tamburi a cornice, con chitarre elettriche e batteria. Prodotto dallo stesso Joe Petrosino con Tonino Delle Donne, il disco vede la partecipazione di un nutrito gruppo di strumentisti ed ospiti tra cui spiccano Marcello Colasurdo, Tony D’Alessio (Ape Escape e Guernica), Peppe Del Sorbo, Francesco Ramora DR, e Karmine Domenicano, nonché la preziosa opera di Fausto Mesolella che ne ha curato il mastering. Il disco si apre subito con un brano di grande impatto “O’ Vino”, un canto di protesta sarcastico che diventa l’urlo di una generazione tradita e senza speranze, a cui segue la rilettura in chiave rockammorra di “A Cosa” dal repertorio di Manu Chao, con mandolino, mandola e tamburi a cornice a condire il tutto. La voce di Maria Califano, la nonna di Joe Petrosino, ci introduce poi a “La Canzone Del Gran Generale”, che affronta il tema della guerra ricordando l’Operazione Avalanche che nel 1943 durante lo sbarco a Salerno delle Truppe Alleate, lasciò una lunga scia di sangue nell’Agro Nocerino Sarnese. Si prosegue con “Libertà”, l’autobiografica “Nisciuno è Masto”, e la toccante “L’Amore Senza Faccia” che affronta il tema attualissimo della violenza sulle donne, ma è prima con la tarantella prog-rock “Pe Tradizione”, scritta in occasione della Festa di Santa Rita, e poi con la tammurriata “La Differenza” cantata in duetto con Marcello Colasurdo che si toccano i due vertici del disco. La title-track, scritta in memoria di Angelo Vassalo, il sindaco “pescatore” di Pollica (SA) barbaramente assassinato da mano ignota, ci conduce verso il finale in cui spiccano il rap-folk “‘O zappatore è ‘Nu Rrè”, la rilettura di “El Arado” di Vitor Jara, e la ballata folk “Joe Petrosino”, dedicata al famoso poliziotto italo-americano. Il bel remix di “Rockammorra”, curato dal dj e produce Karmine Domenicano, chiude il disco proprio come si concludono i concerti di Joe Petrosino & Rockammorra, ovvero con la danza, elemento imprescindibile di questo disco, e che rimanda alla ancestrale potenza del ballo. Insomma “Sud. Tutto Comincia Da Te” è la conferma di quanto buono fatto sin ora da Joe Petrosino con i suoi Rockammorra, e siamo certi che nel futuro ci riserveranno altre interessanti sorprese.
Salvatore Esposito
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