Posizionamento della linguetta |
La dimensione del telaio e della linguetta influisce sulla tonalità dello strumento, non sempre facilmente determinabile proprio a causa dello spessore della lamella vibrante tagliata manualmente. Fondamentale, poi, è l’assestamento del telaio, ottenuto avvicinando il più possibile le punte alla linguetta, con la precauzione che non si tocchino. Tutte le linguette costruite dai Piredda hanno nella parte terminale un ricciolo, utile per attutire il colpo delle dita della mano destra durante l’esecuzione. Talvolta, i suonatori sardi utilizzano un piccolo pezzetto di cera (o di sapone) su tale ricciolo, per abbassare quanto serve l’intonazione dello strumento (l’operazione è eseguita dal suonatore e non dal fabbro). Terminati i lavori manuali vi è la “prova” finale, durante la quale tutti gli strumenti vengono fatti suonare per il controllo di qualità.
Quelli non idonei vengono scartati. Pietro Paolo e Ignazio ricordano che in passato, durante questa fase, interveniva a lavorare la madre, Marianna Malatesta (di lontane origini toscane), abile suonatrice anche di armonica a bocca, la cui tecnica esecutiva aveva appreso dal padre, Tonino Malatesta, in paese conosciuto pure come suonatore di organetto. I due artigiani dorgalesi sono particolarmente riconoscenti verso la madre, poiché ritengono di aver da lei ereditato estro musicale, perché il padre e il nonno poco s’intendevano di suoni, preferendo concentrare tutte le proprie abilità sulla costruzione dei manufatti laboratoriali. Ognuno dei due costruttori potrebbe lavorare autonomamente, ma i fratelli Piredda sono una coppia affiatata e consolidata che si è ormai specializzata anche nella ripartizione del lavoro.
Il controllo finale |
Durante la mia presenza in laboratorio, ad esempio, Pietro Paolo si è dedicato principalmente alla forgiatura e alla preparazione dei telai, mentre Ignazio, attrezzato di seghetti, lime e martelli, rifiniva e completava la costruzione delle trumbas. Al termine della lavorazione, entrambi si sono concentrati sulla prova degli strumenti, ripartendoli secondo tonalità. In seguito, uno vicino all’altro, con dietro la gigantografia del padre Antonio, hanno iniziato a suonare “a ballo”. È un piacere ascoltarli perché possiedono una tecnica esecutiva avanzata, di cui son soliti far sfoggio quando sono invitati come suonatori durante i concerti o nelle sagre paesane. In Sardegna, il primo musicologo a trattare del patrimonio organologico locale è stato Giulio Fara, il quale, nel 1909, specificò che “sa trunfa” (è il nome maggiormente diffuso nell’Isola) «… è spesso adoperata sia per la sua semplicità sia per il suono ronzante che ha qualche cosa di analogo alle vibrazioni sonore delle launeddas». Nonostante abbia un modesto potenziale sonoro che nel tempo ne ha limitato le applicazioni in ambito acustico (a suo tempo, la decadenza era stata rilevata da diversi autori), in Sardegna la trumba è tra gli strumenti più usati, grazie all’amplificazione elettrica che le ha permesso di acquisire una nuova dimensione sonora, tale da superare lo svantaggio acustico che aveva nei confronti degli altri strumenti tradizionali. Per chi volesse approfondire la conoscenza dello scacciapensieri in Sardegna e delle tecniche di lavorazione utilizzate dai Fratelli Piredda, suggerisco la lettura del saggio monografico “Sa Trumba. Armonia tra telarzu e limbeddhu”, del 1997. Dopo questa mia pubblicazione, i due costruttori dorgalesi hanno iniziato a proporsi anche come operatori culturali, mostrando “in piazza” – durante fiere, mostre e feste popolari – le diverse fasi della lavorazione delle trumbas. In un furgone da trasporto, Pietro Paolo e Ignazio sono soliti caricare tutti gli antichi strumenti da lavoro del laboratorio, compreso un ingombrante “arrotino” azionato a piede (vero pezzo da museo) ereditato dal nonno.
Il volume "Sa Trumba" di Paolo Mercurio |
Lo scorso anno i due fratelli si sono distinti tra i promotori di “Trunfas”, la Prima Rassegna regionale dedicata allo scacciapensieri che si è svolta a Sinnai. Una Rassegna che per divenire stabile dovrebbe beneficiare di (almeno minimi) contributi pubblici i quali, pur in un momento di ristrettezze economiche, ritengo sarebbero ben spesi giacché in Sardegna ci sono diversi abili suonatori che meriterebbero di essere conosciuti dal grosso pubblico. Pietro Paolo e Ignazio Piredda poco dicono e molto fanno per tenere vive le loro tradizioni e per dare lustro a quelle musicali sarde in generale. Per tale ragione ho scelto di coinvolgerli in un progetto culturale che ho da qualche tempo ideato con un’artista di Milano, a favore di una più ampia e creativa conoscenza dello scacciapensieri. Tuttavia questa è un’altra storia. Torniamo a “sa trumba” e al suo “daommmmm” primordiale: quando sollecitata la linguetta, gli “armonici” iniziano a inondare la mente, liberando, scacciando i pensieri. Ringraziando costruttori e suonatori come Pietro Paolo e Ignazio Piredda è ancora possibile dare valore al nostro arcaico strumento, che è ipotizzabile sia stato anticamente concepito per esprimere, attraverso la vibrazione, l’origine della vita. Sono numerose le ragioni per cui, nonostante i millenni trascorsi, lo scacciapensieri sia riuscito a mostrare longevità, grazie anche agli stili esecutivi tipici delle culture musicali, cui corrispondono suggestivi suoni assai graditi anche alle diverse comunità sociali contemporanee.