Considerata una delle punte di diamante della scena roots rock Americana al femminile, Eliza Gilkyson vanta un ormai trentennale percorso musicale, costellato tanto da collaborazioni di prestigio (si veda la recentissima partecipazione al tributo a Jackson Browne “Looking Into You”), quanto da una ormai nutrita discografia come solista. Il suo nuovo album “The Nocturne Diaries”, prodotto dal figlio Cisco Ryder, raccoglie dodici brani che, come suggerisce anche la copertina, nascono intorno al fuoco, di notte, allorquando l’oscurità, fa risaltare esperienze, racconti, storie, spaccati di vita, che l’abbagliante luce del giorno spesso ci fa dimenticare. La Gilkyson esplora così la potenza della poesia come fuoco che rischiara ed illumina l’introspezione della notte, e lo fa utilizzando sonorità acustiche sospese tra country e folk, che incorniciano testi profondissimi e di grande potenza lirica. Ad impreziosire il tutto troviamo anche alcuni ospiti d’eccezione come Ray Boneville, Ian McLagan, che si aggiungono all’eccellente cast di strumentisti in cui spiccano Jens Lysdal alla slide guitar e John Egenes alla pedal steel. Durante l’ascolto si spazia da temi come la disperazione di una vita non facile cantata in “Not My Home” all’inquietudine della ballata “An American Boy”, passando per il desiderio di riscatto e di redenzione di “The Red Rose And The Thorn” e “Eliza Jane”, fino a toccare il tema del viaggio della desertica “Fast Freight”. Tra i brani più intensi meritano una particolare citazione la poetica “Midnight Oil”, che suona come un invito a mantenere sempre salda la propria speranza anche nei momenti difficili, e la toccante ballad “No Tomorrow”, nella quale esorta il suo compagno a lasciarsi andare vivendo almeno una notte con lei come se non esistesse un domani, allontanandosi dal mondo e da ogni cosa, tuttavia non si può non lodare la splendida versione di “Where The Monument Stands” firmata da John Gorka. La ballad “World Without End” e la scintillante “All Right Here” sugellano un disco di rara bellezza che entra di diritto tra i lavori più belli della scena roots al femminile made in U.S.A..
Salvatore Esposito
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