Lo scorso anno nel dedicare a Lino Straulino un lungo speciale con intervista in occasione della pubblicazione del suo splendido disco dal vivo “Mosaic”, sottolineammo il suo eclettismo e la sua poliedricità, essendo non solo una delle grandi voci del Friuli, della cui tradizione musicale è appassionato ricercatore ed interprete, ma anche un curioso e versatile chitarrista in grado di spaziare dal folk al blues, passando per il rock. Tenendo fede alla sua ormai proverbiale prolificità musicale, proprio mentre fervono i preparativi per l’uscita del disco con i Mutual Aggreement in cui protagonista sarà il prog-rock, arriva il suo nuovo album “Gorai”, che raccoglie dodici brani registrati totalmente in analogico presso gli studi di AVF di Nimis (Ud) di Checco Comelli. La scelta di ritornare ad un approccio alla registrazione volontariamente vintage, ed in completa controtendenza con quanto fatto nella sua produzione degli ultimi vent’anni, nasce dal desiderio di ritrovare il piacere di realizzare un disco “alla vecchia maniera”, producendo da cima a fondo un disco, proprio come si faceva all’epoca dei tanto amati Lp. Dopo aver cercato con cura uno studio che avesse le caratteristiche indispensabili per realizzare un master, ecco che a Nimis (Ud) in un vecchio scantinato ritrova Checco Comelli che gli mette a disposizione il suo vecchio studio fossile, con tanto di banco, vecchi registratori a bobine, lo studer per il master e un ampia sala di registrazione. Così durante il periodo della Pasqua dello scorso anno, per il cantautore friulano comincia un viaggio nel tempo, lontano dall’effimero della modernità, e pian piano prende il volo il disco, con Comelli che come un alchimista alla ricerca della pietra filosofale, con grande maestria taglia ed incolla musica con pezzettini di nastro adesivo.
L'Edizione Limitata in Lp |
Il risultato è un lavoro mirabile, che riflette il senso di serenità e pace interiore che questa esperienza ha significato per Lino Straulino, il quale nel registrare ha compiuto quasi un atto “spirituale” fissando su disco pezzetti della sua anima, attraverso le sue canzoni dense di poesia. A tenere insieme i dodici brani in scaletta è il tema dell’amore, una scelta difficile questa soprattutto se si considera che, come scrive Giorgio Olmoti nelle note di copertina, il friulano è una lingua più adatta alla battaglia ed alla rabbia, tuttavia Straulino riesce a raccontarsi a cuore aperto nelle sue emozioni più profonde, regalandoci una serie di perle di pura poesia. Sono canzoni in cui passano storie in bilico tra i sentieri di Carnia e la metropolitana di Londra, con le quali l’ascoltatore sviluppa sin da subito una grande empatia. Non mancano anche i versi di Maurizio Mattiuzza, impreziositi dalle trame acustiche tessute dal cantautore friulano in uno degli spaccato più profondi ed intensi del disco. Lino Straulino accompagnato dalla sola chitarra acustica snocciola una serie di perle preziose, proprio come evoca anche il titolo del disco, tra cui spiccano senza dubbio l’iniziale “As A Tree” , una folk ballad di grande spessore poetico cantata in inglese, le evocative “Tal Fret Di Londre”, e “Strades Di Ir”, ma soprattutto la deliziosa “L’Amoe Al è”, che può essere annoverata tra le canzoni più affascinanti di sempre del cantautore friulano. Parimenti meritano una citazione sono anche “L’Orizont”, “L’Albe” e “Sore Sere”, le cui sfumature poetiche, emergono lentamente attraverso ascolti attenti, e meditati. A differenza di dischi come “La Munglesa” e “La Bella Che Dormiva”, questo disco non è un tributo alla musica tradizionale, ma piuttosto uno dei lavori più personali e maturi artisticamente parlando di Lino Straulino, nel quale si coglie tutta la sua passione e il suo amore per il songwriting. Per i nostalgici del vinile, il cantautore friulano ha autoprodotto anche trecento copie numerate del disco in lp, il cui ascolto con un adeguato impianto, consentirà di cogliere ancora meglio le tante sfumature delle sue canzoni.
Salvatore Esposito
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