Il nome schermo Juuri & Juuri, radici & radici in italiano, nasconde due esponenti di punta del nu-folk finnico, Emilia Lajunen (violino a 5 corde, nyckelharpa, voce) ed Eero Grundström (harmonium, armonica, voce). Emilia è impegnata in numerosi progetti solisti e di gruppo, anche dalle nostre parti (con l’organettista Filippo Gambetta), lo scorso anno ha inciso il suo primo guizzante disco (“Turkoosi polkupyörä”). Eero, anche lui iperattivo, lo ricordiamo come uno dei funambolici armonicisti degli Sväng. Il loro recente debutto in coppia, seppure, in realtà, condividano i palcoscenici da almeno dieci anni, è stato prodotto da Ääniä (www.aania.fi), etichetta diretta dal musicista Taito Hoffrén, che vanta un catalogo di tutto rispetto. L’eccellente esordio in forma di due dischi, con copertina double face, ci dà la misura della congruità d’intenti, della consapevolezza espressiva e della pratica strumentale di Emilia ed Eero. Un album che vuole controbilanciare – dicono gli autori – le tendenze pop di molta nuova musica finlandese di derivazione tradizionale, con un approccio che va a sottolineare le caratteristiche modali, arcaiche della musica, esplorando le possibili variazioni intorno alla melodia, senza pensare, tuttavia, di ricalcare la forma mentis dei violinisti di un secolo fa, spiegano ancora i due musicisti nelle note di presentazione. Per di più, la rivisitazione nel secondo CD con violino, nyckelharpa, harmonium e armonica a bocca di composizioni arcaiche concepite per solo kantele o jouhikko o per fiati pastorali conduce, paradossalmente, a creazioni dal tratto contemporaneo.
Il primo disco “Pelimannit,” già il titolo lo dichiara, attinge a marce, danze, melodie suonate dai pelimanni, i suonatori specializzati che, soprattutto a partire dal diciannovesimo secolo, intervenivano nelle occasioni sociali con i loro repertori da danza e da festa. L’apertura è baldanzosa, con la marcia tradizionale “Purppurimarsi”, tratta dal repertorio del violinista Eemeli Murmela, cui segue una polska (“Tolopan Pietin”), in cui il duo ci mette il proprio estro nel mischiare le carte dell’andatura danzante del brano. Con “Vauhdin hurmma” passiamo ad un compositore colto che scriveva in stile popolare, Viljami Niittykoski, conosciuto come il “Sibelius di Kaustinen". L’intreccio vincente violino-harmonium produce un mood denso, con lampi di ingegno da parte dei due musicisti che superano la partitura d’autore. Il primo dei due brani cantati del disco è “Imatran rannalla” (tradotto come “Sulle rive dell’Imatra” o “Sulle rapide dell’Imatra”), proveniente dal repertorio dei kaale, i rom finlandesi, in cui una ragazza seduta in riva al fiume, che pensa di suicidarsi lanciandosi in acqua, dice addio ai suoi genitori e al mondo intero. Qui l’harmonium gioca ancora un ruolo centrale sulla voce di Emilia, con sequenze che introducono echi balcanici. Dall’impianto lirico-drammatico della canzone, ad una danza matrimoniale di provenienza svedese (“Bjernulfs bröllopspolska”).
Le armoniche a bocca di Eero si rendono protagoniste di “Evijärveläiset”, mentre in “Lappa Liisa”, la coppia dimostra la capacità di rendere davvero attuale una vecchia melodia senza ricorrere ad elettronica o sezioni ritmiche di stampo rock. Dopo la strepitosa “Juhon polkka & Polkka”, l’atmosfera e si fa solenne, con un vecchio inno matrimoniale (“Merkillinen hetki”) nel quale il cantante augura amore e prosperità alla coppia. Passando al secondo disco, diciamo che “Hiljainen haltioituminen/ Quiet rapture”, ha molto da dire a chi pratica il minimalismo o a chi è interessato alla relazione tra trance e musica (senza per forza dover finire in Salento!). Di fatto, i due hanno realizzato un tributo al folklorista, etnografo ed etnomusicologo A. O. Vaeisaenen (1890-1969), compilando sei brani, tutti della durata di oltre sei minuti, con punte di dieci e tredici, provenienti dalle sue raccolte. Tempi medi e lenti, sequenze iterative dalla propensione ipnotica, anche se non mancano passaggi più incalzanti e veloci, con la coppia che è riuscita ammirevolmente a trasporre sugli strumenti l’estetica arcaica di questi brani, con un lavoro che implica non solo profonda comprensione, ma anche tecnica strumentale non secondaria. Dei sei brani, “Kisavirsi”, “Venäläisen itku”, “Pajatus & Mamaitus”, “Brisatka” sono nati per la cetra kantele e la lira ad arco jouhikko, mentre “Haliasoitto”, in origine una melodia pastorale, e “Prokoi” che è una ninna-nanna (in quest’ultima fa capolino anche Shostakovič), dal canto e dai fiati del mondo musicale tradizionale dell’Ingria. “Pelimannit/ Fiddlers – Hiljainen haltioituminen/ Quiet Rapture” è una notevole esperienza d’ascolto, davvero consigliata.
Ciro De Rosa
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