Giulia Daici - Tal Cîl Des Acuilis (Autoprodotto, 2013)

La scena musicale friulana, a buon diritto, può essere considerata come una delle più attive ed interessanti di tutta la penisola, e questo non solo per la presenza di un grande cantautore e ricercatore come Lino Straulino, ma anche per qualche bella sorprese che arriva dalle nuove generazioni, come ad esempio Elsa Martin, che quest’anno ha fatto incetta di premi e riconoscimenti. Più recente è invece la scoperta di Giulia Daici, cantautrice originaria di Artegna in provincia di Udine, con all’attivo un percorso artistico di tutto rispetto che l’ha portata negli anni a pubblicare un Ep nel 2007 e a debuttare nel 2011 con “E Poi Vivere”, che le hanno fruttato importanti riconoscimenti. A distanza di due anni dal disco di debutto, la Daici ha dato di recente alle stampe “Tal Cîl Des Acuilis”, album che raccoglie dieci brani, incisi con la produzione di Simone Rizzi (basso, tastiere, computer programming), e con l’aiuto di un ristretto gruppo di musicisti Enrico Maria Milanesi (chitarra acustica), Alessio de Franzoni (pianoforte), Andrea Varnier (chitarra acustica), Serena Finatti (voce) e la partecipazione del coro de I Bambini e le Bambine della Scuola Primaria di Artegna (UD) e del Gruppo “In Arte… Buri” di Buttrio (UD). Sebbene la Daici si sia fatta conoscere per i suoi brani composti e cantati in italiano, questo nuovo disco è nato in parallelo rispetto a questi ultimi, e ha avuto una gestazione durata dieci anni, a partire dal 2002 quando compose “No Tu Sês”. Siamo, dunque, di fronte ad un disco che è non solo un omaggio alla sua terra e alla sua lingua, ma piuttosto ad una sorta di diario intimo, declinato in una elegante chiave pop-folk, nel quale sono racchiuse emozioni, ricordi e spaccati autobiografici. Ad aprire il disco è “Lidris Di Armonie”, un brano dalle atmosfere quasi irish, nel quale si apprezza sin da subito la bella voce della Daici, ma è con la title track, che si tocca il vertice compositivo del disco, con le sue suggestive visioni quasi oniriche della sua terra. Di ottima fattura sono anche il folk acustico di “Nol Vâl Mica Pôc”, composta da Simone Rizzi, e nella quale si apprezza la partecipazione di Serena Finatti alla seconda voce, la dolce “Lis Nestris Sensazions”, e l’intensa “Scusimi”, tuttavia a spiccare in modo particolare è “Serenade Di Lȗs”, in cui alla voce della Daici si affianca un coro di bambini. Completano il disco la tenue ninna nanna “Ariar”, e la già citata “No Tu Sês”, un brano malinconico e sofferto con cui la Daici ha voluto ricordare suo nonno, e nel quale spicca l’ottimo testo. “Tal Cîl Des Acuilis” è dunque un disco interessante, che ci mostra una cantautrice matura, in grado di combinare folk e pop in uno stile originale e per nulla scontato, ben lungi dalla pretestuosità di tanti progetti in dialetto, che affollano la scena cantautorale italiana. 


Salvatore Esposito
Nuova Vecchia