Ecco una piccola, sostanziosa realtà del neo folk nordoccidentale: gli A Brigà, che dopo qualche cambio nell’organico propongono il loro secondo album, seguito del CD di debutto, “Sul Tempo”. A Brigà sono Marta Giardina (voce), Alex Raso (chitarra), Luca Pesenti (violino e mandolino) ed Elena Duce Virtù (contrabbasso). Con Le Alpi del mare, i savonesi si lasciano prendere dal fascino dei transiti di uomini e merci lungo le strade che dall’entroterra raggiungono il litorale ligure, attraverso le valli alpine e appenniniche: terre di passaggio e attraversamenti, dove lingue, storie e vite si sono nei secoli intrecciate. Un percorso articolato in tredici temi, imperniato sulle espressioni della musica popolare: ballate, danze e canti rituali, provenienti dal ponente ligure ma con propaggini in Piemonte e oltralpe. Le registrazioni storiche dei ricercatori che nella seconda metà del Novecento hanno percorso questi territori sono il punto di riferimento di questo piacevole lavoro acustico. Tuttavia il quartetto si ritaglia una personale linea stilistica, superando le procedure filologiche, avanzando con passo sobrio, condividendo la strada con numerosi musicisti, figure di punta del folk revival, come Franco Guglielmetti alla fisarmonica (Enerbia, e prima ancora, Suonatori delle 4 Province), Walter Rizzo alla ghironda (liutaio e componente prima di Piva dal carner, e poi di Picotage e Musica Officinalis, solo per citare le più significative formazioni). Ancora Matteo Dorigo alla ghironda (Tre martelli, Spakkabrianza), Loris Lombardo alle percussioni(collaboratore di Carlo Aonzo), Davide Baglietto alla musette (già nella prima formazione, ora in forza ai conterranei Uribà). L’album è stato registrato dal fonico Alessandro Mazzitelli, ottimo professionista, che da anni dà “voce” agli strumenti al festival del Premio Nazionale Città di Loano per la Musica tradizionale. Un ensemble di stoffa buona che sviluppa arrangiamenti dinamici, piazza frammenti dei canti provenienti dalle raccolte sul campo, innestandoli senza soluzione di continuità nel flusso sonoro. in alcuni passaggi osa ma senza strafare né cercare soluzioni astruse o modaiole, conservando, piuttosto, il senso unitario dell’opera. Accade così che alla voce cristallina e gentile di Marta Giardina, che apre la pista con “Artemisia”, segua un valzer di gusto francese in tempo dispari, firmato dal violinista Pesenti. Oppure che il "Canto delle Uova", il rituale primaverile propiziatorio del mondo agricolo (negli ultimi decenni ripreso da gruppi musicali locali), sia introdotto da una strofa della squadra di cantori di Mallare e Montefreddo, proveniente da una registrazione di Mauro Balma raccolta a Carcare nel 1982. Ancora, che “Emma”, in origine raccolta dal Nigra, “Va Lalla Pia”, brano di composizione, e “Tre soldatin” prendano un’impronta rock. La combinazione di voce, violino e contrabbasso, invece, accresce il tasso di struggimento di “Ed or n’è chiusa la porta e la persiana”. Di altro tenore “La fontanella”, variante della diffusissima “La Bevanda sonnifera”, dalle tinte swing manouche, mentre nell’altrettanto nota “Moretto” si incunea un ordito andaluso. Chiudono in bellezza il disco due scottische d’autore, al cui forte appeal contribuiscono la ghironda di Rizzo e la musette di Baglietto.
Ciro De Rosa
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