Se per voi suggestivo ha uno dei seguenti significati: “Che esercita una grande forza di attrazione. Che affascina, che incanta. Che induce uno stato di suggestione, di abbandono sentimentale e di patetica commozione.”, allora suggestione è l’aggettivo adatto per definire questo album, "Melos: Mediterranean Songs". Il solo titolo ci guida in questa esplorazione dei suoni e delle radici delle genti del Mediterraneo. Il Mare Nostrum fin dall’antichità è stato teatro delle vicende di popoli molto differenti basti pensare all’Egitto, alla Persia, alla Grecia e a Roma. Le storie di questi popoli, gli imperi, ma anche le loro miserie sono stati uniti da questo mare fino ad arrivare ai giorni nostri in cui troppo spesso attraversare il Mediterraneo vuol dire abbandonare la propria terra. Keyvan Chemirani, Dorsaf Hamdani, En Chordais, Juan Carmona hanno deciso di narrare queste splendide acque attraverso la musica. Melos è un titolo che con le sue molteplici accezioni, aprono ampi orizzonti: canto, melodia, poesia lirica, questo album vuole racchiuderli tutti. Particolare è la scelta della copertina che ci da’ indicazioni chiare sulla rotta che si vuole seguire e quali sono i perni sui cui si fonda il disco: su un’antica carta marittima che illustra il bacino del Mediterraneo, sono localizzati gli autori di questo lavoro,ognuno nella propria nazione, quasi a rappresentare i punti cardinali. A nord, in Francia troviamo Keyvan Chemirani; ad est, in Grecia, En Chordais; a sud, in Tunisia, Dorsaf Hamdani e ad ovest, in Spagna, Juan Carmona. Tracciando delle linee per congiungere queste terre, si ottiene un rombo immaginario, che racchiude nel nostro mare questi paesi distanti, ma tuttavia vicini. Il percussionista Keyvan Chemirani, di origini iraniane, ha raccolto intorno a sé questi grandi musicisti per perlustrare tutte le potenzialità ritmiche delle infinite musiche del Mediterraneo; ogni artista esperto nella tradizione musicale della propria terra ha deciso di dialogare, con altre culture, lingue e sonorità, allargando i confini. È un viaggio, anzi è forse un vagabondare l’ascolto di Melos e, chi si mette all’ascolto, deve essere un nomade pronto a vagare tra la Persia e la Spagna, attraverso il Nord Africa e la Grecia. Canzoni tradizionali e composizioni moderne: "Ouverture", "Une Histoire De L'Exit", "Nanas", "Karsilamas", "Hommage à Ibn Arabi", "Louanges", "Turkish melos", "Suite tunisienne", "Gallop", "Ta Poulia". Sono questi i titoli dei pezzi, che già denunciano la differente matrice: malouf, flamenco, musica greca. Il Mediterraneo, culla di tante tradizioni profondamente diverse, eppure legate nelle loro origini, è l’elemento che riesce ad unire melodie e canti differenti. È sicuramente evidente e ben leggibile l’eterogeneità delle provenienze anche all’interno dei brani, perchè l’effetto che si vuole creare, si distacca dalla mera fusione, per identificarsi piuttosto in una conversazione tra tradizioni e storie differenti che si raccontano. Un passato che ha visto incontrarsi e scontrarsi questi popoli, li unisce oggi attraverso la musica.
Cinzia Lanzano
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