Prosegue la preziosa opera della Sheherazade alla riscoperta della musica da ballo dell’Emilia Romagna con “Filuzzi – Balli Bolognesi”, disco dedicato al repertorio di Leonildo Marcheselli, storico interprete, e come ricorda qualcuno papà del “ballo alla Filuzzi”, originale versione alla bolognese dei balli tipici della Romagna, che come il liscio classico vede intrecciarsi di mazurke, valzer e polke di provenienza europea con i balli tradizionali preesistenti nell’area appenninica. Se incerta è la sua origine etimologica che vede, alcuni farla risalire al filare delle compagnie di ballo maschili, ed altri al cognome, Filuzzi appunto, di una storica sala da ballo bolognese, ciò che rende unico questo tipo di ballo è lo strumento che esegue il tema melodico, ovvero l’organetto bolognese. Derivato dall’organetto diatonico, questo particolare modello nato a Bologna e messo appunto dalla famiglia Biagi, è uno strumento unitonico e senza bassi, e necessita dell’accompagnamento della chitarra e del contrabasso per poter esprimere al meglio le sue potenzialità. Del tutto assenti sono gli strumenti a fiato, presenti invece nel liscio romagnolo, così come molto differenti sono le figure da ballo, che nascendo essenzialmente come ballo tra uomini, presenta figure staccate, tipiche delle forme coreutiche in voga a Bologna nell’Ottocento. Prodotto da Claudio Carboni e realizzato dagli eredi Marco e Paolo Marcheselli, rispettivamente organettista e chitarrista, il disco raccoglie tredici brani tra rielaborazioni ed originali, registrati tra il marzo e l’aprile del 2012 con la partecipazione di un eccellente gruppo di musicisti tra cui spiccan i nomi di Riccardo Tesi all’organetto, Maurizio Geri alla chitarra, Filippo Pedol al basso, Stefano Melone alle tastiere, Michele Marini al clarinetto, nonchè lo stesso Carboni al sax, e il Quartetto d’archi Sivis. Nel suo insieme il disco riprende le fila di un repertorio di grande pregio artistico, ricostruendo in parallelo la vicenda artistica di Nildo, il quale a partire dal dopoguerra grazie ai dischi pubblicati dalla Durium riscosse grande successo. Forti, dunque, di un solido lavoro di ricerca sulle registrazioni originali, e ben lungi dal abbracciare il revival folk da riviera, i fratelli Marcheselli hanno dato vita ad un lavoro rigoroso ma allo stesso tempo gradevolissimo nel quale emerge chiaramente tutta la loro passione e il loro amore per la musica della loro terra. Tra i brani più suggestivi meritano certamente una citazione i brani originali “Visita Sei” e “Belle Arti” entrambe ispirate dal repertorio storico e composte dai Marcheselli, ma anche le riproposizioni della splendida “Mi Novia” arrangiata da Riccardo Tesi, la splendida “Suite” ma soprattutto alcune perle come “Nettuno di Notte” e “Dia De Fiesta” entrambe caratterizzate da arrangiamenti di grande eleganza e fascino. Vertice del disco è il valzer “Scacciapensieri” dove la chitarra manouche di Maurizio Geri incontra la fisarmonica di Daniele Donadelli. Per chi ha amato i dischi precedenti della Sheherazade, questo nuovo album sarà un tassello in più nella scoperta del panorama musicale dell’Emilia Romagna, per chi invece vi si avvicinerà per la prima volta, sarà l’occasione giusta per scoprire le produzioni di questa attivissima etichetta.
Salvatore Esposito
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