Sarebbe noioso affrontare il nuovo disco dei Wallflowers come l'ennesima dimostrazione che la natura è stata particolarmente generosa con i componenti della famiglia Zimmerman. Noioso perché, sin dalle prima battute, il disco si conferma come un lavoro intriso di passione, volta in questo caso a un immaginario decisamente rock d'impronta inglese, e più precisamente vicina alle espressioni a la Clash, malgrado il modulo vocale di Jakob sia verso la parte bassa e risonante della voce, con una decisa precisione d'emissione che rende assolutamente comprensibili le sue liriche. La sonorità del gruppo è dominata da una ritmica grossa e importante, basso e batteria fanno molto bene il loro lavoro grazie anche all'intelligenza del ruolo scelto dalle chitarre, in qualche caso supportate dal produttore e membro cruciale dei Clash Mick Jones, esempio di onestà e rettitudine rock di cuore, fuori dai calcoli di convenienza. Eccoci arrivati alla caratteristica che sentirete sbandierare con più ridondanza rispetto a questo “Glad All Over”, i Clash e la passione che Jakob e compagni hanno sempre avuto per il gruppo inglese di Strummer e compagni. Passione che si rivela in tutta la sua derivativa impressione in alcuni episodi del disco, “Reboot The Mission” su tutti. Il tributo alle sonorità del mio gruppo preferito è portato avanti ai massimi livelli, senza piaggerie o cadute di stile, le chitarre d'altronde sono quelle del signor Mick Jones. Quello che è chiaro è la volontà di Jakob e compagni di tener distinte le personalità dei due progetti che lo vedono coinvolto, una è quella del cantautore roots, con sonorità acustiche curate da un produttore come T-Bone Burnett, l'altra il rocker di gruppo che si muove dentro una cornice rock dai riferimenti più moderni. I suoni, inutile ricordarlo, sono maturi, gli accordi interessanti e le melodie spesso ricercate, anche quando il rock tende a divenire blue collar a la Springsteen.
Qualche segno di cedimento il disco lo presenta dalla metà in avanti. Un grande disco rock, maturo e interessante. Una conferma di un talento che ha avuto possibilità di crescere. Cosa che non è permessa a tutti, men che meno in Italia. Mi spiego meglio, una delle cose che è garantita a questi musicisti è la possibilità che hanno di seguire un percorso in crescita professionale che può passare anche attraverso dei passi falsi, passi falsi che i nostri Wallflowers si sono permessi al terzo disco. Ricordo con estremo piacere il fatto che Jakob e compari si siano venuti a complimentare con noi dopo una nostra partecipazione a un Roxy Bar di redronniana memoria, la dimostrazione di un'attitudine pienamente rock ben presente in questo lavoro consigliatissimo.
Antonio "Rigo"Righetti