Il gruppo restò in attività quattro anni, nei quali si dedicò non solo al recupero della canzone politica e della Resistenza ma proponendo, anche su disco, brani della tradizione anarchica, di quella socialista e persino di quella giacobina italiana. Le canzoni dei Cantacronache abbracciavano per intero l’Italia da Nord a Sud, con i turni massacranti nelle fabbriche che condizionavano pesantemente lo stile di vita di uomini e donne come nella toccante Canzone Triste, in cui moglie e marito facevano turni in fabbrica e si incontravano solo di sfuggita (“Lui aveva il turno che finisce all’alba, / entrava in letto e lei n’era già fuori”). Molto toccante è anche Novembre Lombardo-Veneto, scritta da Franco Fortini con musica di Fiorenzo Carpi, che appena un decennio dopo fu recuperata da Enzo Jannacci, e che raccontava di una coppia di giovani, in un autunnale pomeriggio di domenica popolato di “famiglie cadenti come foglie”, di “figlie senza voglie”, di “voglie senza sbagli”, fino a sfociare nel ritornello che ripeteva “Cara dove si andrà - diciamo così a fare all’amore? Non ho detto a passeggiare, / e nemmeno a scambiarsi qualche bacio. / Ho detto quella cosa che tu sai / e che a te piace, credo, quanto a me”. Della produzione di Umberto Eco, non restano tracce, tuttavia l’autore di Diario Minimo, scelse la strada della parodia con Tuppe Tuppe Marescià che divennne Tuppe Tuppe Colonnello, in cui si metteva alla berlina lo scandalo dell’edilizia romana, o Ventiquattromila Baci di Celentano che divenne una canzone contro la bomba atomica conil titolo Ventiquattro Megatoni.
Le Ristampe Albatros di Nota
Le tante incisioni dei Cantacronache realizzate tra il 1957 e il 1963 su vari 45 giri EP o singoli (prima su etichetta Italia Canta e poi su DNG), furono ristampate in quattro LP e pubblicati dalla Vedette nel 1971. Poi per molti anni la memoria dei Cantacronache fu ingiustamente abbandonata all’oblio, e solo di recente grazie al libro di Giovanni Straniero, Cantacronache, i Cinquant’Anni della Canzone Ribelle edito da Zona, e alle ristampe Albatros ad opera di Nota, si è gettato nuova luce su questo movimento culturale. In particolare queste ultime, curate dalla casa editrice friulana, riproducono fedelmente gli originali, comprese le note di copertina scritte all’epoca da Roberto Leydi.
Cantacronache - 1 (Albatros/Nota)
Il primo volume di Cantacronache è senza dubbio quello più famoso, non solo perché contiene alcuni dei brani più famosi del gruppo, come Oltre Il Ponte, scritta da Calvino e Liberovici, ma anche per la presenza di alcuni piccoli gioielli come La Zolfara di Straniero e Amodei, e Polesine cantata da Margot e La Ruota scritta ed interpretata da Pogliotti. Si tratta di brani che catturano con grande forza quella che era l’atmosfera sociale e politica dell’Italia tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, e che allo stesso tempo riaprono una profonda riflessione sulla Resistenza. Sebbene il successo commerciale sia nelle prime stampe per Italia Canta, sia nella versione lp di Albatros fu molto limitato, questo disco ancora oggi ha un importante significato sociale e culturale perché aprì la strada ad una generazione di cantautori “impegnati”, partendo da un fortissimo legame con le radici della tradizione popolare. Ad arricchire il disco troviamo anche l’intensa Nel Mondo Dei Beati di Duilio Del Prete, che sebbene risalente al periodo appena successivo allo scioglimento del gruppo, ne conserva lo spirito originario.
Cantacronache - 2 (Albatros/Nota)
Seguito ideale del primo volume, Cantacronache 2, ha il pregio di riportare alla luce alcuni brani incisi fra il 1958 e il 1964 ed usciti solo su 45 giri con scarsissima diffusione in Italia. Rispetto al primo volume in cui gli interpreti erano vari, e c’era la presenza di una firma importante come quella di Franco Fortini, questo disco si concentra maggiormente sulle figure di Fausto Amodei, Mario Pogliotti, e Margot. Ad aprire il disco è la storica Dove Vola L’Avvoltoio scritta da Calvino e Liberovici ed interpretata da Pietro Buttarelli, ma diversi sono i brani storici presenti in scaletta, si va, infatti da Le Cose Vietate di Fauso Amodei a Partigiano Sconosciuto cantata da Michele Straniero, fino a toccare La Morte di Anita Garibaldi interpretata da Margot, e quel gioiellino che è Girotondo Di Tutto Il Mondo di Rodari e Liberovici. Chiude il disco forse il brano più intenso, ovvero quella perla che è Un Paese Vuol Dire Non Essere Soli, scritta e cantata da Mario Pogliotti con l’arrangiamento di Fiorenzo Carpi.
Cantacronache 3 (Albatros/Nota)
A differenza dei due precedenti che focalizzavano la loro attenzione sul gruppo come collettivo, il terzo volume di Cantacronache si concentra solo sulla figura di Fausto Amodei, ed in particolare su dodici brani pubblicati nel 1960 e nella primavera del 1963, allorché il gruppo era ormai sciolto. Si tratta di un documento importante perché testimonia il momento di passaggio di Amodei dalla produzione satirica con brani come Il Ratto della Chitarra, Il Gallo, e Una Carriera alla canzone didascali de Il Tarlo, fino a toccare le storiche canzoni corali come Per I Morti di Reggio Emilia e Ballata Ai Dittatori. In particolare Per I Morti Di Reggio Emilia, divenne la canzone simbolo non solo dei Cantacronache ma anche della canzone di protesta in generale. Scritta all'indomani della strage di Reggio Emilia del 7 luglio 1960, questa canzone raccoglieva il disagio politico verso il ritorno ad un governo filofascista come quello di Tambroni, eletto con il sostegno del MSI e che al momento della sua formazione, nell’aprile di quell’anno provocò violenti scontri e vittime. La scrittura di Amodei vibra di grande passione politica, ma ciò che risalta è la sua capacità di unire il linguaggio “poetico” con quello quotidiano, il tutto caratterizzando ogni suo testo con la sua ironia. Fuori dagli schemi metrici, dalle rime baciate, troviamo testi profondi ed intensi, che sebbene non immediati lasciano trasparire la sua grande perizia compositiva. Scrive Roberto Leydi, nella presentazione originale: “Riproporre le canzoni di Amodei significa quindi riproporre alcuni dei documenti di base della canzone italiana. Non soltanto documenti per la cronaca (o magari la storia) ma voci ancora vive, pungenti, stimolanti, in alcuni cas incalzanti, anche in rapporto alla dura situazione che stiamo vivendo”.
Cantacronache - 4 (Albatros/Nota)
Se i primi tre dischi documentano la produzione di brani inediti da parte dei musicisti dei Cantacronache, il quarto volume documenta l’altra faccia della medaglia del gruppo torinese, ovvero la riproposta. Accanto, infatti, alle canzoni nuove trovavano spesso posto brani del repertorio politico tradizionale, che rappresentavano una parte importante anche della loro attività di ricerca. Diviso in due parti la prima dedicata ai Canti di Protesta del Popolo Italiano e la seconda ai Canti della Resistenza, il disco raccoglie undici brani cantati da Margot, Fausto Amodei e Michele L. Straniero. Si tratta di un disco da ascoltare con grande attenzione perché, al di là del valore intrinseco delle reinterpretazioni per certi versi fredde, ci troviamo di fronte ad un documento di grande importanza, che ha rappresentato una traccia di lavoro importante, un metodo dal quale avrebbe tratto molto anche il Nuovo Canzoniere Italiano. Queste canzoni documentano così una rivoluzione straordinaria, una presa di coscienza verso la memoria, riannodando i fili del tempo. E’ per questo che è difficile non commuoversi nel sentire la voce di Margot intonare gli Stornelli D’Esilio, o ancora quella di Michele L. Straniero cantare Inno Della Rivolta, o ancora Fausto Amodei che interpreta Il Crack Delle Banche con grande trasporto. Della seconda parte memorabili restano le due interpretazione ancora di Margot de La Badoglieide e Pietà L’è Morta, quest’ultima con il supporto del Coro Del Teatro Comunale di Bologna.
Salvatore Esposito
Tags:
Memoria