Progetto parallelo ai già attivi The Good The Bad and The Queen e Gorillaz, questo lavoro di Damon Albarn esce per la sua etichetta Honest Jon’s Records. Le musiche sono chiaramente legate all’amore di Albarn per la world music in questo caso, di chiara derivazione africana. Alla registrazione partecipano tanti musicisti , vocalist un rapper nonchè una sezione fiati importante. Il nucleo centrale del gruppo è formato dal grande Tony Allen alla batteria, già con FEla Kuti come batteraio e produttore musicale e già nella formazione di The Bad ect ect. Al basso, per non farsi mancare nulla Damon ha chiamato Flea dei Red Hot Chilli Peppers. Il disco muove su coordinate di minimalismo, ipnosi e ripetitività, la tipica poliritmicità africana, dove le “cellule” che vengono usate per creare musica sono molto più piccole e si ripetono con maggior frequenza, la forma canzone mantiene una sua carica magica e terapeutica. Il ritmo sembra crescere ed abbassarsi come un mare con le maree accellerate, le voci raccontano storie di luna e colori e se ti abbandoni al fluire della vibrazione ti puoi davvero perdere. La mia mente troppo occidentale pero’ , qui e la’ trova un elemento di disturbo in una sensazione di già sentito che, di primo acchito, non riesco a identificare. Graceland di Paul Simon? No, è qualcosa di diverso. Allora guardo qualche immagine dei video che sono su youtube. Torno ad ascoltare il cd. Una illuminazione. Assomiglia al progetto Superheavy! Ecco! Superheavy e’ il supergruppo che vede Mick Jagger e Joss Stone, insieme al produttore Dave Stewart e a uno dei figli di Bob Marley, Damien più A.R.Rahman ( credo quello della colonna sonora di The Millionaire). A questo punto, il valore dell’operazione di quel perfetto nerd di Albarn rimane ma cresce la curiosità di sapere che cosa ne pensa del progetto Superheavy. Che ne dite? A me peraltro, il disco dei Superheavy, nella sua leggerezza e poppitudine lievemente tinta di reggae e paraculata da Mick Jagger , che rimane il più grande performer rock vivente , piace. Forse dietro a questo progetto Rocket Juice c’è più furbizia ancora.
Antonio "Rigo"Righetti