I Marasà nascono nel 2002 dall’incontro tra Mimmo Audino e Sergio Schiavone, due musicisti calabresi con la passione per la musica tradizionale, a cui ben presto si sono aggiunti Francesco Mancuso (fisarmonica), Peppuccio Garofalo (chitarra acustica), Angelo Pisani (zucu) e Massimo Palermo (basso). Tre anni dopo arriva il loro disco di debutto, Ad Aria, che li segnala subito per la loro capacità di unire i suoni e i ritmi tradizionali con istanze più moderne. La svolta arriva però nel 2009, con Sentèri, disco che raccoglie nove brani di cui sette tradizionali della tradizione calabrese, un inedito ispirato dalle sonorità della chitarra battente, più una bella versione di Vendemmia Giorno e Notte di Domenico Modugno. Nato da una lunga gestazione durata due anni, l’album a differenza del precedente mostra una maggiore maturità nell’approccio agli arrangiamenti e soprattutto maggiore solidità a livello di esperienza. Inciso con la collaborazione di Officine Musicali Amaronesi, il disco nasce da un profondo lavoro di ricerca che è partito dal Cosentino ed in particolare da Badolato, per estendersi verso le province di Catanzaro e Crotone. Il loro approccio alla musicale parte dallo stile musicale detto alla “battente” tipico della zona delle Serre Calabresi e basato sostanzialmente sulle note lunghe e sulle rotuliàte alla battente, ovvero voci che si alternano per poi incontrarsi in una dimensione polivocale. Ad aprire il disco è Vieni Mo, un canto allo zuco (tamburo a frizione) proveniente da Bocchigliero (CS), a cui segue Longoblues, una versione rivisitata di alcuni stornelli per chitarra battente di Longobucco (CS), che introducono prima a Cerva, un canto per organetto di Santa Maria di Catanzaro, appreso da Giuseppe Soluti mescolato ad alcune strofette del repertorio di Badolato (CZ) e poi ad ‘A’Merica, un canto d’amore a cuore aperto e denso di nostalgia, appreso a Mesoraca nel Crotonese. Vendemmia Giorno e Notte di Domenico Modugno apre la strada all’intenso canto di mietitura di Badolato, Metara, nel quale i Marasà danno prova di essere eccellenti interpreti non solo del folk urbano calabrese ma anche di quello rurale, ma è con Mariola e Sansa Missioni, farsa goliardica scritta da Totò Verdiglione, che arrivano i due vertici del disco, essendo entrambe accomunate da eccellenti scelte a livello di arrangiamento. Un discorso a parte lo merita A Chistu Chiano, brano inedito firmato da Audino e Schiavone ed ispirata alle sonorità della chitarra battente, e che senza dubbio rappresenta una traccia da seguire per il futuro, consentendogli di aprirsi ad una sperimentazione non solo sonora ma anche compositiva. Sentèri è, in ogni caso un disco di grande spessore, che si pone in continuità con quanto fatto in passato da gruppi storici della scena calabrese come Re Niliu, ma allo stesso tempo ci lascia intravedere una direzione nuova, volta più alla sperimentazione che alla riproposta.
Salvatore Esposito
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