Keb’ Mo’ - The Whole Enchilada (Yolabelle International/Ryko)

Keb’ Mo’ e il suo nuovo cd per la “sua” etichetta personale. Keb’ Mo’, grande voce e ottime atmosfere acustiche nei suoi vari cd, dentro a un filone ampio e poco definibile che incorpora flok, blues prewar e errebì. Un disco caldo, importante e godibile. Godibile nel suo essere di non difficile ascolto ma, al contempo, con una tensione verso l’importanza della canzone come oggetto definitivo, come storia personale da mettere in mezzo che è rara. Keb’ Mo’ non c’entra molto ma mi fa venire in mente Stevie Wonder, quello del suo periodo dorato degli anni 70, quando le canzoni e relativi arrangiamenti gli fiorivano tra le mani come fuochi d’artificio. Le storie che racconta Keb’ Mo’ sono storie di un essere umano alla ricerca del bene, che accetta il viaggio come metafora e il cambiamento come condizione ideale del musicista, che è uno specialista di tempo e verità. I greci,quando parlano di verità, usano un parola che è stata recentemente enfatizzata perchè usata da un pensatore controverso come Heidegger, che quando parla di verità usa la parola greca alètheia che significa “non nascosto”, quindi in luce. La verità, ossia quel sapere che non può essere in alcun modo smentito, è allora il non nascosto. Keb tiene le cose in luce anche su un episodio che parla di ombra come “My Shadow” con un delizioso andamento ritmico tra basso slappato e batteria che si muove sinuosamente. L’equilibrio tra la parte degli strumenti acustici ed elettrici è ottimo, un pezzo si staglia sugli altri ed è la ballata midtempo “We don’t Need It” dove Keb’ Mo’ ci parla della crisi di adesso come in passato altri ci hanno parlato della grande Depressione, ora ci siamo in mezzo noi vero Keb? l’unico modo è diventare uomini e sapere che “We Don’t Need It” e che possiamo farcela anche senza quella spinta consumistica guardando alle cose importanti e vere. Possiamo farcela senza, possiamo farcela se ci uniamo e stiamo assieme, se parliamo e siamo capaci di accettare gli aiuti e i fallimenti. Un avviso, se un pezzo come questo non vi commuove, passate al più presto da un medico perchè potreste essere deceduti!!! Curtis Mayfield e Marvin Gaye, il loro impegno per una canzone seria, vera che parla della vita, sono lassù che guardano con benevolenza alla misura e alla grazia di Keb’ Mo’ e del suo “The Whole Enchilada”. Musicalmente suonato ai massimi livelli con un gusto che solo in america è valorizzato, cone delle parti di chitarra fatte di gusto e musicalità prima che egocentrismo e ritmiche tese e dinamiche. E’ confortante leggere tra i nomi dei musicisti, i bassisti Marcus Miller, Victor Wooten e Reggie McBride ( una sorta di gotha del basso elettrico) e sentire che si mettono al servizio della canzone senza strafare. Se sei cinico, o bruciato dalla cattiveria, non capirai il messaggio di speranza e di positività che Keb vuole lanciare, è il messaggio di chi sa che cosa è la vita e le sue difficoltà, di chi ha un dono e lo mette al servizio di chi non ce l’ha. Bentornato Keb!




Antonio "Rigo"Righetti
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