Cantsilèna - Lungu Sonnu (Helikonia Factory)

I Cantsilèna sono un trio romano nato nel 2009 e composto da Peppe Frana (oud, robab, bodhran, lira cretese), Paolo Rossetti Murittu (daf, bodhran, bendir, marranzano, kalimba, campane tibetane, canto armonico, bicchieri e oggetti, voce), Alberto Ferraro (canto e filastrocche), dedito ad un intenso percorso di ricerca attraverso le sonorità del Mediterraneo, di cui hanno cercato di trovare una matrice comune nell’influenza della musica moresca proveniente dal vicino oriente e dalla Turchia in particolare. Il loro disco di debutto, Longu Sonnu, documenta così un vero e proprio viaggio sonoro nelle radici della musica popolare non solo italiana ma anche di tutta l’area del Mediterraneo e non solo, e questo partendo proprio dall’uso degli strumenti tipici della tradizione. L’ascolto svela subito che non ci troviamo di fronte al classico esercizio di stile ma piuttosto siamo in presenza di un progetto serio e rigoroso, dove l’utilizzo di oud turchi, campane tibetane, daf, lira cretese e robab afgani non è un modo per rendere più accattivante il suono ma una vera e propria esigenza espressiva e di ricerca. Ad aprire il disco è Din Don Campanon, filastrocca della tradizione veneta di San Buson, seguita dal tradizionale campano Cupierci e Cuperce, che apre la strada alla Sublime Porta dove brillano le percussioni di Rast Persey. Molto intensa è anche la poesia musicata di Paolo Morittu, Fonte De Paese, della quale si apprezza l’eccellente arrangiamento, ma è con l’energica Sole Santu e il tradizionale casertano di Sea Sea Setacciu che si raggiunge il vertice del disco. Longu Sonnu svela così tutta l’originalità della proposta dei Cantsilèna, un trio di eccellenti musicisti che sfuggendo alle facili classificazioni sono riusciti fare del loro percorso di ricerca la base per una creatività che certamente ci riserverà altre sorprese. Un bel debutto, insomma, lontano dalla retorica della world music ma piuttosto attento a cogliere la poesia che risiede nelle radici della musica dei popoli. 

Salvatore Esposito

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