
Il festival è poi proseguito in crescendo con la serata del 16, aperta dai Blues Culture con l'armonicista Steve Baker. L'attesa era per il grande nome in cartellone, quello di Buddy Guy, chitarrista-leggenda in una forma straordinaria per i suoi 74 anni. Guy imbraccia la chitarra con un tocco sicuro, ancora agile ed efficace, accompagnato da una band molto solida.

Prima di Guy è salito sul palco il duo, estremamente convincente, con Cedric Burnside alla batteria (nipote di L.R.Burnside) e Lightin' Malcom alla chitarra. Blues scarno, riff essenziali ma sempre molto originali, con una cifra personale rispetto ai tanti che negli ultimi anni hanno sfruttato il combo chitarra-batteria.

Serata conclusiva, il 17, aperta dal bel blend acustico del trio ticinese Marco Marchi & The Mojo Workers. A seguire, il blues suadente dello svizzero Philipp Fankhauser, nome di successo al centro Europa, capace sviluppare blues e assoli di pari passo con le canzoni. Conoscitore della forma canzone è anche l'americano Robert Cray, chitarrista di grande talento, voce affascinante e grande interprete vocale. Cray conclude il festival segnando l'apice dell'ultima serata, con grande gusto sia chitarristico che nella scrittura. Prima di lui Jimmy Vaughan, il nome più atteso, che ha regalato un blues trascinante dalla verve ballabile con la partecipazione della cantante Lou Ann Barton. Ottima edizione.
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