Eredi diretti dello storico gruppo folk piemontese La Ciapa Rusa, i Tendachënt nascono nel 1997 e, sebbene il loro suono rispetto al gruppo di origine si sia orientato via via verso un approccio nuovo che li ha portati a contaminare il suono con pulsioni rock e sonorità acustiche classiche, nel corso degli anni sono riusciti a ritagliarsi un ruolo primario nella scena folk italiana. A partire dal 2000 anno della pubblicazione del disco di esordio Ori Pari, il loro percorso artistico ha conosciuto un crescente successo che li ha visti pubblicare dischi di grande valore come La Valle dei Saraceni del 2005, premiato come miglior opera di musica tradizionale italiana al Premio Città di Loano. Negli ultimi anni il gruppo si è evoluto in quartetto e ancor oggi nella sua line up sono presenti Maurizio Martinotti (ghironda e voce) e Bruno Raiteri (violino) che erano tra i musicisti della Ciapa Rusa, accanto ai quali troviamo Enrico Negro (chitarre e plettri), Mauro Basilio (violoncello) e qua e là le percussioni di Gigi Biolcati. Il loro nuovo lavoro discografico, Arnèis, dedicato alla memoria del bassista del gruppo Gerardo Savone scoparso due anni fa, presenta quattordici brani perlopiù composti e prodotti da Martinotti, più cinque preziose bonus track incise dal vivo che svelano tutto il fascino dei concerti dei Tendachënt. Il disco segna un ritorno al sound acustico ed in questo senso ci piace evidenziare come gli arrangiamenti essenziali eppure ben calibrati, riescano a mettere in risalto la verietà degli strumenti utilizzati e l’intreccio sonoro generato dalle loro timbriche. Proprio gli strumenti sono al centro di questo lavoro, infatti il titolo Arnèis (gli appassionati di enologia conosceranno certamente anche il vino omonimo) in piemontese vuol dire arnesi, ferri del mestiere, a cui i Tendachënt rendono un accorato omaggio. “Ciascun musicista ama i suoi strumenti - di un amore a volte morboso - non solo per come suonano, ma anche per la marazzatura, il colore, addirittura per l’odore dei legni, delle resine e delle vernici, per la foggia, per particolari (la forma di un riccio o delle buche sul piano armonico, una filettatura o un intarsio) che ai più sfuggono o possono sembrare insignificanti. E ogni strumento - costruito da maestri liutai del presente o del passato - possiede un timbro unico ed inimitabile, più caldo o più brillante, più delicato o più aggressivo”, così scrivono nelle liner notes e non è un caso che anche in copertina facciano bella mostra gli strumenti del gruppo. Durante l’ascolto si ha modo di apprezzare la cura con la quale il cantautorato di Martinotti approccia le sonorità tradizionali, ed in particolare va lodato il recupero di perle dimenticate come Bargirola, raccolta da Amerigo Vigliermo, fondatore del Centro Etnografico Canavesano, il canto valdese Le Prisonniere et l’hirondelle, la splendida Il Genovese tratta dalle pubblicazione di Leone Sinigaglia e Ugino che è stata tratta da un frammento di canto contenuto nel disco della collana Albatros, Canti Popolari del Piemonte Vol.2 di Roberto Leydi. Splendido poi è il finale in cui si ha modo di apprezzare le cinque bonus track dal vivo e tra cui va citato il medley iniziale La Cadrega Fioria/Aria dei Sapadur, e l’altro splendido medley di Monferrine. Insomma Arnèis è un disco che apre uno spaccato interessantissimo sulla tradizione musicale del Piemonte e che consacra definitivamente il talento e il geniale approccio alla musica popolare dei Tendachënt.
Salvatore Esposito