Notte Della Taranta, Concertone Finale - 22 Agosto 2009, Piazzale Ex Convento degli Agostiniani, Melpignano (Le)

Amata, odiata, combattuta, sostenuta, La Notte Della Taranta è un insieme di emozioni, contraddizioni e festa, che ogni anno, come da programma, si porta dietro un pesante fardello di polemiche accompagnato ad un successo crescente. In molti hanno provato a studiarla, altri hanno tentato di cambiarla o di asservirla a fini politici sullo stile del Primo Maggio, ma sembra che La Notte Della Taranta abbia insita una forza intrinseca che la spinge a proseguire senza dar peso a niente di tuttociò, quasi la sua storia dovesse fare il suo corso indipendentemente da qualsiasi evento. Quest’anno però si è accesa una spia di allarme, che parte dai musicisti, infatti, per quanto sia l’Orchesta sia rimasta invariata rispetto allo scorso anno, in molti si sono lamentati tanto della poca attenzione che è stata posta in fase di preparazione del Concertone, quanto anche di un trattamento economico davvero esiguo. La demotivazione sta spingendo alcuni di loro a fare altre scelte, e il tanto ventilato “movimento musicale” (chiamiamola anche fondazione o altro) che avrebbe dovuto tenere in vita il fuoco della Notte della Taranta acceso tutto l’anno sembra essersi irrimediabilmente spento. Il 2009 ad esempio ha visto cancellata una e forse l’unica delle manifestazioni collaterali più importante, ovvero Canti di Passione, che si teneva in concomitanza con la Pasqua ed era volta al recupero dei canti religiosi della tradizione Salentina. In questo la principale responsabilità è da imputare alle istituzioni, che pur di puntare su grossi nomi la sera del Concertone hanno perso di vista la realtà locale, per una manifestazione che richiamerebbe senza dubbio lo stesso pubblico anche senza la grande parata di stelle. Non esente da responsabilità è anche Mauro Pagani che forse, più che limitarsi ad organizzare il Concertone, avrebbe dovuto compattare le fila dell’Orchesta e dare ulteriore nuova linfa alla manifestazione, che dopo i fasti e le contraddizioni di Sparagna aveva necessariamente bisogno di un ritorno alle origini. E’ stato così solo in parte e quest’ultima edizione diretta dall’Ex PFM, sembra aver l’aria dell’occasione persa, soprattutto se vista in relazione alla spettacolare edizione dell’anno precedente, paragonabile in bellezza ed in energia con quella diretta da Vittorio Cosma e Stewart Copeland. Tornando alla musica e lasciando da parte le polemiche e le dietrologie, l’apertura del Concertone di quest’anno è stata affidata a Pierluigi Mele che sulle note di Shine On Your Crazy Diamond dei Pink Floyd ha letto un intensissima poesia che è sembrato quasi un invito per tutti a non
sottovalutare il Salento come terra di suoni e memorie preziose. La prima parte affidata come solito ai vari gruppi, è stata aperta dallo Iubal Kollettivo Musicale, gruppo vincitore del concorso Note per la Notte, e dedito ad un innoquo combat-folk sulla scia dei Modena City Ramblers con tutto quell’insieme di tematiche trite e ritrite, che ormai hanno annoiato un po’ tutti. Di ben altro spessore sono, invece, gli Alla Bula, che regalano una performance intensa e trascinante, che riscalda il cuore ed infuoca la platea, e funge da perfetto antipasto per quello che sarà il vertice di questa prima parte della serta, ovvero l’esibizione di GirodiBanda. Nati da un’idea di Marinella Mazzotta e dell’eclettico Cesare Dell’Anno, GirodiBand è una balkanjazz band, composta da una banda pugliese e dal gruppo Opa Cupa, che con i suoi fiati travolge tutto e tutti, mescolando influenze che partono dal Salento e arrivano ai Balcani. Al loro fianco, in qualità di ospiti ci sono le preziose voci di Enza Pagliara, Irene Lungo ed Emanuele Licci ma soprattutto Enzo Petrachi, figlio dell’indimenticato Bruno Petrachi, uno dei padri della musica folk salentina. Del set di GiroDiBand oltre alla magnifica versione di Quindicianni interpretata magistralmente da Enza Pagliara, vanno segnalati gli applauditissimi brani interpretati da Enzo Petrachi ovvero Arcu Te Pratu, l’inno dei Salentini nel mondo e la Coppula, uno di quei brani da orchestrina per matrimoni che ha fatto ballare tutta la platea e non solo. Ha chiuso la prima parte quella leggenda che risponde al nome di Uccio Aloisi che come da programma con la sua pungente simpatia ha conquistato tutti, nonostante le sue condizioni fisiche non siano più brillanti come qualche tempo fa. Con un po’ di ritardo sulla tabella di marcia, dovuto ai vari cambi di palco, intorno alle 23 si è aperto finalmente il Concertone con un commovente canto alla stisa delle Sorelle Gaballo di Nardò, che hanno portato sul palco di Melpignano la vera tradizione rurale del salento. Sale in cattedra poi Mauro Pagani che guida l’Orchesta in una sorta di overture, prima di lasciare spazio all’alternarsi delle voci di Antonio Amato, Alessandra Caiulo, Antonio Castrignanò, Emanuela Gabrieli, Ninfa Giannuzzi, Stella Grande, Emanuele Licci, Stefania Marciano, Enza Pagliata, Alessandra Potì, Claudio Prima e Alessia Tondo. Nonostante sul palco sia i musicisti sia le voci si diano parecchio da fare, Mauro Pagani, sembra aver perso il bandolo della matassa, a causa anche di un poco attento lavoro in fase di riscrittura degli arrangiamenti. I risultati sono infatti piuttosto altalenanti, i singoli brani non decollano quasi mai, ma languono in linee melodiche sempre più simili tra
loro, su cui i vari strumenti si limitano a intessere trame sonore troppo spesso inconcludenti, al punto da far rimpiangere la riscrittura personale e selvaggia di Sparagna. Ciò che però sorprende di più in negativo è l’approccio ritmico, dove la ricerca a tutti i costi dei ritmi martellanti conduce ad una mortificazione dell’aspetto melodico e ad una pesante penalizzazione delle singole voci. Certo non tutto è da buttare poichè a brillare ci sono comunque le ottime perfomance di Enza Pagliara ne La Tabaccara in duetto con Emanuele Licci e in Pizzicarella con Alessandra Potì, delle sempre bravissime Alessia Tondo, Emanuela Gabrieli e Ninfa Giannuzzi, nonché dello straripante e vulcanico Mimmo Epifani che incendia la platea con la sua mandola da barbiere. Arriva poi il momento degli ospiti, prima con Eugenio Finardi che sporca (male sic!) di blues L’Acqua Te La Funtana, poi con Simone Cristicchi, che viceversa se la cava alla grande accompagnato dal Coro dei Minatori di Santa Fiora regalando al pubblico di Melpignano, prima il tradizionale toscano Volemo Le Bambole e poi cimentandosi egregiamente nei cori di E Lu Sule Calau Calau. Arriva poi, l’attrazione principale della serata (sic!), Alessandra Amoroso direttamente da “Amici” di Maria De Filippi che pur di mettere in risalto le sue decantate doti vocale, massacra e riempie di finto pathos un canto meraviglioso come Ferma Zitella. Di ben altra qualità sono poi le performace di Z-Star che interpreta magistralmente con Mauro Pagani, Domani, dedicata alle vittime del terremoto che ha colpito L’Aquila; dell’ eccezionale Angelique Kidjo che da prova di essere una musicista straordinaria regalando uno dei momenti più intesi della serata, e dell’israeliana Noa che prima in duetto con Mira Award canta la splendida There must be another way, canzone che auspica la definitiva pace tra Israele e Palestina poi regala un intensa versione di Damme Nu Ricciu cantando con orgoglio in salentino. Sul finale delude moltissimo Mauro Pagani, che pur di ricordare Fabrizio De Andrè nel decennale della sua scoparsa, azzarda un medley tra Ceserina e Monti Di Mola, due brani troppo differenti tanto nelle tematiche quanto nell’impostazione musicale. Finale come da copione con tutto il cast ad intornare i classici della chiusura del Concertone ovvero Santu Paulu e Kalinifta, quest’ultima segnata da un inguardabile ed inascoltabile Finardi alle prese con il griko. Il Concertone 2009 si chiude così, lasciando un po’ l’amaro in bocca, rappresentando un po’ per tutti un occasione persa, nella quale si poteva certamente fare molto di più e magari con minor dispendio di energie. Forse la chiave per il futuro della Notte Della Taranta è proprio nel ritorno alla valorizzazione dei musicisti locali, lasciando da parte la contaminazione a tutti i costi, gli esperimenti e le partecipazioni speciali. La Notte Della Taranta ha bisogno del Salento e il Salento ha bisogno della Notte Della Taranta.


Salvatore Esposito

Posta un commento

Nuova Vecchia