Northern Resonance – Vision of Three (Trad Records, 2024)

Sono trascorsi quattro anni dalla pubblicazione del fulminante eponimo album d’esordio, seguito dall’acclamato showcase al WOMEX di Porto nel 2021, che per chi scrive fu un vero coup de cœur. Adesso il trio scandinavo di chamber folk composto da Anna Ekborg Hans-Ers (viola d’amore), suo marito Jerker Hans-Ers (il violino norvegese hardingfele) e Petrus Dillner (nyckelharpa, la viola d’amore a chiavi svedese) realizza “Vision of Three” per l’etichetta belga Trad Records, finora conosciuta per la produzione di folk contemporaneo fiammingo. Tutto è iniziato nell’autunno del 2017 da un’idea della violinista Anna Ekborg, che sognava proprio un trio d’archi composto da una combinazione di strumenti mai sperimentata prima. "Con le corde di risonanza come terreno di gioco, abbiamo iniziato a esplorare le qualità dei nostri strumenti e come utilizzarle in modi diversi. Da allora componiamo musica tratta dalla nostra vita quotidiana. Vogliamo che la nostra musica metta in contatto le persone e il nostro obiettivo è creare musica a cui le persone possano riferirsi indipendentemente dalla lingua che parlano. La maggior parte dei nostri brani è dedicata ad amici e familiari, a luoghi che significano molto per noi e a momenti che hanno influenzato le nostre vite. Veniamo tutti da un background di musica folk tradizionale svedese. Abbiamo suonato, ballato e partecipato a festival e concerti fin da bambini e abbiamo seguito il percorso che ha portato alla musica folk moderna in Svezia. Grazie alla conoscenza delle nostre tradizioni, ci sentiamo sicuri di poter spingerci oltre i confini della musica folk nordica e di dare la nostra impronta. Il suono è grandioso e sonoro, ma il cuore è sincero e nasce dalla gioia di creare e suonare musica insieme. Questo è ciò che vogliamo comunicare al nostro pubblico, indipendentemente dal fatto che si trovi sulla pista da ballo, nei grandi locali, nei festival o nei piccoli e intimi concerti". Ora, se il debutto, che si è guadagnato una nomination ai Grammy svedesi, rifletteva un’ipotesi sulle possibilità di intrecciare i tre strumenti ad arco con corde di risonanza, registrandoli dal vivo senza sovraincisioni, l’intento nel secondo capitolo è quello di esplorare più in profondità questo intreccio, affinando scrittura e arrangiamenti, ma anche la dimensione sonica, con un ruolo non secondario affidato all'ingegnere del suono Jeroen Geerinck. Non da ultimo, l’attività concertistica ha portato nuove idee, esperienze e storie da tradurre in musica. “Vision of Three” si rivela un album più elaborato, tanto nella produzione quanto nella ricerca timbrica. Se questo secondo lavoro sembra difettare un po’ di quella immediatezza che ci aveva catturato nel primo disco, nondimeno l’abilità tecnica e la compattezza dei tre, la scrittura più articolata che genera cambi di tempo, anticipazioni, incastri, accentuazioni asimmetriche, risaltano nelle dieci composizioni originali (nove delle quali firmate dai tre strumentisti), confermando la bontà del free folk nordico. Prendete l’apertura vincente di “Fasterud”, segnata dai fluidi impasti degli strumenti, oppure “Kansas City” – la città del Missouri che ha ospitato l’edizione 2023 di Folk Alliance International nella quale si sono esibiti –, un brano che cresce in dinamismo a mano a mano che si sviluppa. Quella dei Northern Resonance è una ricca sequenza pervasa da una relazione osmotica tra codici folklorici e classici, che ci portano la fisionomia danzante “The Quarantine Waltz” e la spumeggiante “F*ck That Car”, che dicono essere un omaggio al loro rapporto con le auto, "una pacifica accettazione del fatto che non dovremmo possederle!". Si muove all’interno di una cornice in stile tradizionale la danza “Brittas Polska”. Il corredo tecnico di prim’ordine del trio si fa valere in “No.1”, mentre possiede un tratto solenne l’unica composizione non firmata dai nostri tre artisti, “Voila Lilla Barnet” (di Jonas Olsson). Un delizioso pizzicato spinge “The Great Pit”, in cui si fa ancora valore al meglio l’interplay dei tre. Fluisce corposa e inarrestabile “Route 83”, che, dopo aver raggiunto una fase di decelerazione, riprende a piena velocità. Ed ecco in chiusura pararsi “Nobody’s Marsch”, che esalta ancora la simbiosi del tutto convincente di Anna, Jerker e Petrus. La palette compositiva, il gran senso melodico, la flessibilità nel conciliare elementi colti e popolari, l’abilità di dominare lo spettro armonico e di esaltare i timbri dei cordofoni rendono i Northern Resonance una band di tutto rispetto. In Italia non hanno mai suonato; direttori di festival di larghe vedute, datevi una mossa! 


Ciro De Rosa

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