Coşkun Karademir Quartet – Öz/Essence/Tarab – Tarab (Kalan, 2018)

Celebre in Turchia come compositore, orchestratore, produttore e suonatore di bağlama, Coşkun Karademir è uno dei membri del gruppo The Secret Ensemble. Con “Öz-Essence”, Karademir (bağlama, kopuz, voce), in quartetto con Cem Ekmen (duduk), Uğurcan Sesler (violoncello) e Ömer Arslan (percussioni), allestisce una notevole proposta di fusione di stili, in cui spicca, da subito, “Rüzgâr”, sorta di evocazione del vento del Bosforo. Le sequenze soliste si alternano ai pieni strumentali nei brani composti da Levent Guneş (“Çiçkler”, “Ayaz kokusu”, “Yayla”), che duetta alla voce in “Be hey derviş” (testo di Şah İsmail). “Santa Maria Amar” è una rivisitazione di una cantiga di Alfonso X, mentre in “Arş”, ancora una composizione di Guneş, il violoncello è in bell’evidenza nel suo dialogare con il liuto. Su “DevriDaim” entra la voce da brividi della cantante iraniana Sepideh Raissadat, mentre “Akil Gel Beri” (musica di İsmail Aydın su liriche di Şah İsmail) è un intarsio di voci e timbri cristallini appoggiati sulle percussioni. Infine, nella conclusiva “Abyaneh”, firmata da Karademir, che evoca in musica l’omonimo villaggio iraniano, entrano Özer Özel al yaylı tanbur e Mehdi Teimoori al ney. “Tarab” è un titolo appropriato per la gioia creativa e le sensazioni prodotte nell’ascoltatore dal quartetto stellare riunito per questo album, che mette insieme Kudsi Erguner al ney, Derya Türkan al kemençe, Murat Aydemir al liuto a manico lungo tanbûr e Zohar Fresco ai tamburi a cornice. 
Siamo di fronte a quattro musicisti carismatici, impegnati in un programma che si muove all’interno dei modi del maqâm, esplorandone i molteplici risvolti e transiti sonori, con passaggi melodici e ritmici fortemente emozionali. Il quartetto inizia con la notevole improvvisazione “Tiryaki”, che riprende il soprannome di Petraki Lampadarios, tanto suonatore di ney attivo nelle cerimonie dervisce, quanto compositore di musica liturgica ortodossa e di musica secolare ottomana. Di questo sopraffino artista, il quartetto esegue “Nihavent Saz Semaisi”, bellissima composizione sul piano dello sviluppo melodico, espressa nel sentimentale modo “nihavent”. La movimentata e danzante “Nikriz Semai” precede “Hayal”, un’altra improvvisazione che conduce direttamente a “Mahur Peşrevi”, composta dal khan Gazi Giray Han. Uno dei vertici del disco è “Esrar”, lunga composizione (circa 11 minuti), firmata dal trio Erguner, Türkan e Aydemìr, cui segue la title track. Invece, “Acem Peşrevi” è un antico tema, addirittura duecentesco, attributo del poeta mistico persiano Sultan Veled. Caratterizzato da cambi di cicli ritmici e di atmosfere è il brano successivo, “Acem saz semaisi”, attribuito al filosofo e musicologo al-Farabi. “Taht” è un’altra prova dell’affiatamento del quartetto che apre la via a “Hüseyni “Peşrevi”, un altro brano del khan tataro di Crimea. Ci spostiamo nel secolo scorso con la composizione di Subhi Ezgi (“Gerdaniye saz semaisi”), che conclude questo imperdibile lavoro per i cultori delle musiche di Turchia. 


Ciro De Rosa

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