Sibylla Folk Festival, Offida (Ap) 2-4 Novembre 2018

Tra mare e montagna, nelle dolci colline picene, si è appena conclusa la quarta edizione del Sibylla Folk Festival – festival di tradizione popolare nel borgo di Offida che quest’anno ha acceso i riflettori sulle vie della transumanza, percorrendo a suon di musica i tratturi dal centro al sud della penisola italiana con i circoli dei balli di carattere contadino, in uno studio laborioso alternato a feste per tutti dove si è toccata l'anima del mondo rurale, proprio dove l'Italia è fiorita nel post dopoguerra rievocando i tempi in cui i contadini si riunivano e ballavano allegramente in ricorrenze particolari come la raccolta del grano, la pulitura delle pannocchie di granturco, la trebbiatura del grano o la vendemmia, attribuendo a questi balli delle qualità magico-religiosi quasi scaramantiche. Immergersi nelle Marche significa anche scoprire storie e miti misteriosi come la magica leggenda della Sibilla che ha dato il nome al Festival, un’antica sacerdotessa in grado di predire il futuro oltre ad essere considerata la prima donna ad aver insegnato ai pastori il saltarello. Si tratta di un evento che non gode del privilegiato supporto economico delle istituzioni, ma si basa essenzialmente sull’autofinanziamento, nato dalla spinta propulsiva delle associazioni ‘’Progetto Malafè’’ e ‘’Spazio Folk’’ che da anni lavorano nell’ambito artistico, culturale e turistico. 
Il Festival è stato progettato nel 2014 ma è divenuto realtà solo l’anno successivo grazie all’intuizione di Morena Monaldi, Marzia Menchini e Claudia Pietropaolo che ne curano da allora l’intera organizzazione col fine di parlare di musica, cultura e territorio a tutto campo, senza confini o pregiudizi, per dare così nuovi spunti di riflessione e aprire nuovi varchi spostando i confini forse la parola confini è ridondante sempre più in là. La scoperta di nuove forme di danza e lo stretto contatto con le persone che le ricordavano ha fatto nascere la voglia di mettere in contatto queste piccole realtà affinché conoscessero ognuno il proprio ballo natio, scoprendone e imparandone le differenze. Festival che nelle edizione passate ha ospitato artisti del calibro di Veronica Calati, Gabriella Aiello, Francesco del Prete, Antonio Franciosa, Roberto Lucanero, Giancarlo Paglialunga, Chiara Dell’Anna, Rocco Nigro, Massimiliano De Marco.Nell’arco di tre giorni, in questa quarta edizione, si sono susseguiti a ritmo continuo sette laboratori tra danze e strumenti e tre concerti, sempre affollati da un pubblico attento e partecipe, che hanno visto coinvolti musicisti e danzatori professionisti in un percorso artistico inedito e originale che parte dalla tradizione per poi immergersi nella sperimentazione: nella giornata di venerdì 2 novembre Giuliano Gabriele all’organetto ed Eduardo Vessella con le ballarelle ciociare - danza che
si muove a ritmo vivace e allegro facendo saltellare sul posto o ritmare la musica con battiti continui delle mani; ha proseguito poi Dantina Grosso con le spallate d’Abruzzo - danza legata a riti propiziatori caratterizzata da colpi dati con i fianchi e battito del piede a terra e accompagnata dall’organetto di Lorenzo Di Stefano; hanno concluso questo tour sonoro e coreutico Marco Meo e Walter Bianchini con il saltarello marchigiano - danza caratterizzata da piccoli salti sincronizzati con quelli degli altri ballerini e dalla musica energica. La serata si è conclusa con le interminabili quadriglie magistralmente mescolate per dar vita ad un vero e proprio centro Italia danzante. Il fortunato incontro con Andrea De Siena (ballerino di San Vito dei Normanni) ha dato al festival un valore aggiunto data la sua quarta presenza consecutiva, questa volta insieme a tutto il team della Scuola Di Pizzica Di San Vito: Fabrizio Nigro, Vincenzo Gagliani, Franco Gagliani, Mina Vita e Ludovica Morleo che hanno portato insieme a Massimiliano Però (suonatore, costruttore di tamburi a cornice e ricercatore) le sonorità della Puglia con la pizzica di San Vito dei Normanni come protagonista (tra le pizziche pizziche più particolari e caratteristiche: si credeva che il tarantato o la tarantata poteva guarire dalla crisi solo se il ballo si fosse svolto in acqua). Una giornata piena di magia e di grande fascino dalla quale sono uscite arricchite tutte le persone che hanno avuto modo di partecipare, 
non tanto per aver riscoperto la tradizione salentina, ma soprattutto per aver avuto modo di conoscere le qualità artistiche e umane dei protagonisti che attraverso le forme coreutiche hanno permesso ai tanti partecipanti di riappropriarsi del corpo come mezzo espressivo e nello stesso tempo riscoprire gli spazi pubblici come luogo di identità collettiva – esperienza che vede la Scuola di Pizzica di San Vito essere protagonista all’interno della World Music Academy residente presso l’ExFadda a San Vito dei Normanni”. Il momento clou della serata è stato l’assolo al tamburello di Vincenzo Gagliani, presidente della World Music Academy e cofondatore insieme ad Andrea De Siena, Fabrizio Nigro e Franco Gagliani della Scuola di Pizzica di San Vito: un momento musicale di altissimo livello su uno strumento solitamente sottovaluto a cui il Maestro ha saputo dare nuova vita grazie ad un metodo del tutto personale. Non meno ricca è stata la chiusura del festival con Le Capere, che hanno saputo attraversare tutta la Campania grazie ad un rigoroso percorso di ricerca vestendo i panni di narratrici, musiciste e ballerine, dando prova di essere non solo un trio di talento ma anche di saper coinvolgere il pubblico utilizzando semplicemente le voci e le percussioni, proprio come i cantori della tradizione. 
Protagonista di questa manifestazione è la musica folk, portatrice indiscussa della civiltà contadina, un susseguirsi di suoni e danze che ci raccontano una storia passata, partendo dalle origini per arrivare sino ai giorni nostri, intrecciata dal rumore dei fuselli maneggiati con cura dalle mani delle merlettaie offidane chine sui tomboli in procinto di creare merletti di chiaro pregio, fiore all’occhiello del borgo di marchigiano che quindi diventa un centro di diffusione culturale, un laboratorio musicale e danzato aperto al dialogo con tutte le altre forme artistiche territoriali, affermandosi come un cantiere ancora aperto. Offida, terra di vini, sorrisi e merletti a tombolo ha ospitato l’intera manifestazione presso l’ex monastero francescano che oggi è l’unica sede dell’enoteca regionale delle Marche, un piccolo borgo autentico dal fascino antico dove sembra che il tempo si sia fermato, dove la gente vive ancora secondo la tradizione, in cui ancora oggi si ritrova il senso profondo dello stile di vita italiano. La Musica Popolare contiene ancora l’anima di chi vive nel territorio: i suoi passi e le sue musiche non sono un semplice ballo, ma un modo di intendere la vita, di esorcizzare il male e di celebrare la pienezza che solo l’amore per la Natura può testimoniare. Ballare è un modo per capire da dove veniamo, chi continuiamo ad essere, dove possiamo andare.


Morena Monaldi
Foto di Giuseppe Di Stadio - Photomaniac

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