Harundo – Midlands (Autoprodotto, 2018)

Midlands è il terzo disco della band catanese, ora declinata in una nuova formazione a quartetto; un disco che, partendo dalla Sicilia, insegue sempre di più le sonorità e gli accenti del nord e dell’est Europa. Guidati dal bassista e mandolinista Gianpiero Cannata, che dei brani è anche autore, Harundo propongono una musica strumentale (con la gradevole eccezione del brano “Millesimi d’Istanti” in cui compare la bella voce di Rita Botto). Il disco, per sonorità e richiami, è ascrivibile sicuramente al calderone della world music, richiamando un po’ i dischi di quelle band degli anni ’80-90 (Montreux Band o la fase di mezza età degli Oregon) che mescolavano folk, jazz, sonorità world e new age: le inflessioni e le suggestioni vanno dalle isole britanniche, alla Spagna “celta”, ai Balcani, complice la presenza della violinista bulgara Alexandra Dimitrova, presenza centrale attorno alla quale è costruito il sound della band, con la sua tecnica e intonazione impressionante. Fra le cifre del lavoro la bravura tecnica di tutti i componenti (oltre al leader e alla violinista, il chitarrista Giuseppe Minutolo e il percussionista Filippo Fasanaro). L’unica concessione alla Sicilia, grazie alla voce di Rita Botto (che canta qui in siciliano e in italiano) e al friscalettu dell’ospite Carmelo Colajanni (nella coda strumentale finale), è proprio nella traccia conclusiva. Addirittura nel brano “Videotruth”, che forse avrebbe potuto avere uno sviluppo più dilatato, si intravvedono intenzioni e pronunce sonore che rimandano a certo prog italiano degli anni ‘70. Tra i brani, il 5/4 iniziale di “Brown Baby Giant”, la bella “Monkey Trade” vagamente reminiscente di Bretagna e di swing, e con il violino della Dimitrova sempre in evidenza. Poi la title-track “Midlands”, molto interessante anche dal punto di vista compositivo; infine la già citata “Millesimi d’Istanti” a sigillare un disco ben suonato (e ben inciso) per una band originale che si ritaglierà sicuramente uno spazio nel panorama italico. 


Gianluca Dessì

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