Come abbiamo recentemente segnalato, la label tedesca Nordic Notes concentra la sua attenzione su un panorama musicale molto eterogeneo, sebbene riconducibile a un’area geografica che coincide con i paesi del nord Europa. Noi percepiamo il suo lavoro come necessario, in quanto sarebbe difficile comprendere, analizzare e, ancora prima, conoscere attraverso i canali tradizionali un movimento musicale estremamente ricco e dinamico come quello in oggetto. Questa nuova raccolta, dedicata, come ci dice il titolo, alla musica folk estone, ci dimostra che la Nordic ha compreso il valore delle culture musicali del nord europa e, per questo, in aggiunta alla produzione di numerosi artisti e gruppi – che si ispirano in modo diverso alle tradizioni espressive orali – puntella le sue produzioni con compendi che hanno principalmente questa finalità (didascalica, ma inevitabile): fornire un primo punto di contatto, dal quale poi chiunque abbia l’interesse possa partire con le sue ricerche e le sue riflessioni. “Folk from Estonia”, curato da Christian Pliefke, si configura proprio come un primo approccio, nella misura in cui (certo dentro una selezione imprescindibile) cataloga diciassette brani di altrettanti artisti estoni. Pliefke ha avuto l’idea – che, è bene ricordarlo, conta su quattro precedenti, cioè su quattro altri volumi, dedicati alla Norvegia, alla Finlandia e al pop-rock del nord – dopo aver partecipato al Tallin Music Week nel 2017. E da qui ha messo insieme l’album, piacevolissimo da ascoltare e altrettanto interessante da indagare, attraverso tutte le voci che propone. Ciò che emerge dalla compilation è proprio la varietà, legata a doppio filo alla tradizione (per quanto spesso evocata soltanto attraverso l’uso della lingua estone) e a un certo sperimentalismo folk, che possiamo considerare la costante maggiore dell’album. Il primo brano può essere esaminato come uno degli esempi più evidenti di questo intento: si tratta di “Must naine”, un brano di grande impatto, sia ritmico che melodico, in cui il Duo Malva & Priks (composto da Kulno Malva all’accordion, bag pipe e voce, e Kristjan Priks alle percussioni e voce) ci ingoia in un vortice di suoni secchi e profondi. La sensazione generale è che si punti molto sul carattere locale di queste produzioni. Le quali, però, pur nelle loro particolarità evidentemente folclorica, non riescono a evitare di sottolineare la voglia di sperimentazione. Quasi come fosse un obbligo legato allo status di queste espressioni, che si presentano come nuove e vecchie allo stesso modo, come diverse e omologate, come estreme e allo stesso tempo comprensibili. Il brano “Kallimate/ To my dearest” dei Trad.Attack! è paradigmatico in questo senso: vi è una evidente volontà di agganciare una certa struttura melodica, così come un andamento ritmico generale, molto diritto e cadenzato, che possono ricondursi facilmente a un folk-rock abbastanza tradizionale. Ma vi è anche la tensione creata da una ricerca timbrica che solleva il brano su un piano più alto, fino a stringerlo intorno a una voce stridula e straniante, che niente ha a che fare con i canoni melodici che siamo più avvezzi a incontrare nel genere. Al centro della scaletta vi sono poi un paio di brani che arricchiscono notevolmente lo scenario, orientando l’album verso un folk più tradizionale. Può sembrare un vezzo del selezionatore, ma si configura invece come un repere importante. Da un lato perché riusciamo a riconoscere con più immediatezza un panorama sonoro meno destrutturato (attraverso il brano “Kribulugu” della Estonian Folk Orchestra) e più direttamente ancorato a un ambiente che si configura come sospeso a mezz’aria tra la tradizione orchestrale (la EFO è composta da oltre trenta musicisti) e quella della ricerca folclorica. Dall’altro perché si possono apprezzare le connessioni di alcuni musicisti estoni con uno scenario folk più ampio, che richiama un folk-jazz estremamente ritmato e costruito sulla compresenza di strumenti e idee allo stesso tempo tradizionali e innovative (ascoltare in questo quadro “Susidka” dei Svjata Vatra).
Daniele Cestellini
Tags:
Europa