Juana Molina – Halo (Crammed Discs/Materiali Sonori, 2017)

Sbocciata musicalmente nel 1996 con “Rada”, dopo aver abbandonato la sua carriera di attrice comica nella televisione argentina, Juana Molina, nell’arco di quasi vent’anni di attività artistica, ha messo in fila una serie di dischi pregevoli che hanno raccolto l’apprezzamento della stampa internazionale, come quello personale di David Byrne, unanimi nel sottolineare le sue straordinarie doti vocali come l’originalità del suo songwriting in cui folk, pop, elettronica e tradizione sudamericana si accompagnano a testi cantati in spagnolo, francese ed inglese. A distanza di quattro anni da “Wed 21”, la ritroviamo con “Halo”, settimo album in carriera, nato dalla collaborazione con il produttore Odin Schwartz (basso e sintetizzatori) e registrato tra il suo studio casalingo alle porte di Buenos Aires e il Sonic Ranch Studio in Texas con il contributo di Eduardo Bergallo al mixaggio e John Dieterich (chitarra e sintetizzatori). Se i dischi precedenti ci mostravano una cantautrice ormai artisticamente matura, impegnata nel progressivo allontanamento dagli stilemi della canzone d’autore declinata al femminile, questo nuovo lavoro ci regala dodici brani che spostano ancora più avanti il confine delle sue ricerche verso l’avanguardia. Destreggiandosi tra chitarra, basso, programmazione, sintetizzatori e tastiere, la Molina è riuscita a costruire un architettura sonora che esalta tutta la forza evocativa della sua vocalità, resa ancor più intrigante e misteriosa dal drumming di Diego Lopez De Arcaute. L’ascolto di “Halo” è, così, un esperienza sonora da vivere intensamente, un immaginifico viaggio oltre il tempo tra rituali antichi di stregoneria, formule magiche e sogni premonitori che si apre con “Paraguaya” con il melloron a tessere la swingante linea melodica, la cantilenante “Sin Dones” e l’ipnotica “Lentísimo Halo”, quest’ultima caratterizzata da una struttura armonica. Il disco entra nel vivo con la trascinante “In The Lassa” nella quale i vocalizzi della Molina si intrecciano con il drumming di De Arcuate. La fascinosa melodia latin di “Cosoco” ci introduce prima alle atmosfere notturne di “Cálculos Y Oráculos” e poi ai chiaroscuri melodici e ritmici di “Los pies helados”, ma il vertice del disco arriva con i ritmi in levare di “A00 B01” nella quale la voce della Molina si muove attraverso la linea melodica in totale libertà. Le increspature dell’elettronica che si insinuano nella trama folk di “Cara De Espejo” ci conducono verso il finale in cui a brillare sono l’evocativa “Andò” e il gothic folk di “Estalacticas”. “Al Oeste” chiude un disco di raro fascino nel quale le leggende della tradizione latino-americana si sposano in modo straordinario con le sonorità contemporanea. Per i collezionisti è disponibile anche una versione del disco, realizzata per il mercato giapponese, con la bonus track “Vagos Lagos”. 


Salvatore Esposito

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