Gianni Mura, Confesso Che Ho Stonato, Skira (Note d'Autore) 2017, pp.103, Euro 13,00

Storica firma de La Gazzetta dello Sport nonché apprezzato critico enogastronomico per Il Venerdì di Repubblica, Gianni Mura inaugura la collana “Note d’autore” per i tipi di Skira con “Confesso Che Ho Stonato”, libro dal taglio autobiografico nel quale racconta il suo percorso formativo attraverso il mondo della canzone tra ritratti intimi di artisti che ne hanno fatto la storia, avvenimenti storici e ricordi personali. Aperto dai ricordi dell’infanzia vissuta nelle caserme dei Carabinieri, dove il padre prestava servizio come maresciallo, il libro entra subito nel vivo con il racconto dei primi contatti con la musica con le prime edizioni del Festival di Sanremo ascoltate in radio e la scoperta degli chansonnier francesi, per addentrarsi in un vero e proprio viaggio nel tempo attraverso sessant’anni di canzone. Attraverso una scrittura brillante e coinvolgente Mura ci offre una particolare analisi dell’approccio al palco di Francesco De Gregori sempre intento a rinverdire dal vivo le sue canzoni più che a cercare il karaoke del pubblico, si sofferma sulle vicende dei Cantacronache e Ivan Della Mea per regalarci un intenso e commosso ricordo di Sergio Endrigo declinato attraverso una serie di aggettivi che riflettono l’acronimo del suo nome e cognome: Serio Elegante Ribelle Giovane Intimista Orgoglioso, Essenziale Nostalgico Dolceamaro Realista Impegnato Giramondo Onesto. Si prosegue con il ritratto di Edit Piaf e il suono delle pietre di Pinuccio Sciola per toccare un imperdibile elogio alla fisarmonica, gli inevitabili parallelismo tra calcio e musica, per giungere al punto più alto di tutto il libro ovvero “I saltimbanchi della Asl”, straordinario racconto in parallelo delle vite di due amici come Beppe Viola ed Enzo Jannacci, grandi amici nella vita e legatissimi anche dal punto di vista artistico. Non mancano riflessioni interessantissime su questioni di rilievo socio-culturale come i tagli imposti dalla censura alle canzoni, o ancora la conclusiva digressione sul rapporto tra musica e poesia. Nel mezzo, si scoprono anche gustosi aneddoti come il viaggio in auto con Giovanna Marini la quale scoprendolo canticchiare una canzone popolare, sottolineò: “hai un certo modo di cantare che piacerebbe a Luigi Nono, lui lo definirebbe diatonico” quasi a volergli dire bonariamente che era totalmente stonato, o il racconto delle esibizioni milanesi di Billie Holiday nel 1958. Insomma “Confesso che ho stonato” è un libro da leggere tutto d’un fiato non solo per la prosa affabulatrice di Mura ma anche per la carica di emozioni che lo pervade. Nel prossimo futuro siamo certi che si parlerà di un libro di culto. 

Salvatore Esposito

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