Secondamarea – Canzoni a carburo (RadiciMusic, 2016)

L’etichetta toscana propone una raffinata riedizione di "Canzoni a carburo ", in formato CD-libro di ottanta pagine (digipack a tre ante realizzato con carta artistica, ricco di contributi scritti, testimonianze e immagini d’epoca). È un album tematico – prefato da una poesia di Alda Merini – che scava nella memoria delle comunità di minatori, portando all’aperto le ‘voci’ di chi quel mondo lo ha pienamente vissuto o ha tragicamente perso la vita nelle viscere della terra. Il disco di Ilaria Becchino, cantante e musicista, e Andrea Biscaro, cantautore e scrittore, era uscito nel 2009, allegato a un volumetto di Stampa Alternativa. Però, l’odierna pubblicazione contiene quattro brani nuovi: due canzoni inedite in italiano e due in tedesco su testi di Manlio Massole, poeta-minatore di Buggerru, nel Sulcis-Iglesiente. «Un lavoro che sarebbe piaciuto ai fondatori di Cantacronache, chiosa Gianni Mura nella seconda di copertina del book. E noi concordiamo appieno. Il duo offre una sensibile lettura musicale acustica sul sentiero della canzone folk d’autore, costruito da voci calde, che cantano con accompagnamento asciutto di chitarra classica e acustica, contrabbasso (Gigi Pennino), fisarmonica (Roberto Acciuffi), con il contributo del clarinettista Gabriele Mirabassi. I Secondomarea attingono e musicano testi di autori come Dino Campana, Luciano  Bianciardi, Pier Paolo Pasolini, Giorgio Bassani, Erri De Luca, il già citato Massole e Simone Weil. Non inseguendo intenti nostalgici o enfasi eroico-drammatiche, il duo fissa ricordi, destini e sogni. Così, si sviluppa un significativo recital di storie cantante e di inserti narrativi, che raccoglie differenti prospettive, dalle fatiche di una vita nella profondità delle gallerie muniti di candela a carburo al mestiere di chi come i carbonai trasformava la legna in carbone vegetale (la bella “I carbonai” su testo di Bassani, dove lo stato del carbonaio diventa condizione universale dell’uomo), dalle relazioni sociali e dalla perdita di identità (“Medaglie”) al rapporto con gli attrezzi e gli animali impiegati in miniera (“Pelle di mulo”), dal ruolo dei bambini e delle donne cernitrici (“Donne in baracca”) alle tragedie cantate in “Croci”, canzone-preghiera per i morti in miniera (una cronaca dei più significativi incidenti dal 1954 fin quasi ai giorni nostri è riportata nel libricino). Ancora, ci sono lo sfruttamento (“L’oro degli stolti”), la sfida continua di chi scende sotto terra (“Il minatore”), l’emigrazione e il legame con la propria terra (“Ballata Senzaterra”), la chiusura delle miniere e l’abbandono dei paesi sorti intorno alle comunità di minatori (la tormentata visione notturna di “Ombre”). Oltre ai già menzionati, tra i brani migliori "Lampo" su testo di Weil, dove si innesta l’ancia di Mirabassi, la riuscita interpretazione del celebre canto popolare “Maremma”. Per non dimenticare. 


Ciro De Rosa

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