Rick Cutler – Daydreams (Probably) (New Dude Records, 2017)

“Daydreams (Probably)” è un interessante album che percorre ed espande il classico e consolidato formato “solo piano” arricchendolo di sfuggenti sfumature percussive che rivelano chiaramente il background di Cutler. Avvicinatosi molto presto alla musica, impugnò le prime bacchette all’età di cinque anni e mezzo dirigendosi in seguito verso le tastiere per poi approfondire lo studio di entrambi gli strumenti presso la prestigiosa Julliard School e persino sotto la guida di Chick Corea. In un lavoro chiaramente dominato dalle sonorità del pianoforte, Cutler rifugge da inutili virtuosismi privilegiando un linguaggio più meditato e scevro da ogni superficialità, da premiare per una singolare purezza e musicalità d’insieme. I numerosi brani, ben ventuno, sono intervallati da sei piccole schegge percussive denominate “Amuse Bouche 1-6” che curiosamente, o forse per scelta, spezzano un’ottima e omogenea raccolta di composizioni dalla natura dolce e impressionistica Si segnalano in particolare “Walking Meditation” e “Back And Forth Forever” esemplari nel delineare il mood generale dell’album che a colori sgargianti preferisce ombre, chiaroscuri e toni pastello, volendo immaginare parallelismi extramusicali. In un disco quasi prettamente strumentale, viene riservato un piccolo spazio anche alla voce; se il trattamento dei pezzi e le performance in “Black Orchid” dal nutrito songbook di Stevie Wonder o nella la Dylaniana “Tomorrow Is A Long Time”, da una parte aggiungono una piccola spolverata di zucchero, dall’altra mettono però chiaramente in luce la vasta esperienza di Cutler con Broadway e il musical creando un inaspettato seppur accettabile contrasto con i precedenti e successivi brani. In definitva, “Daydreams (Probably)” sembra farsi strada attraverso il variegato spettro di competenze del suo autore che interessano svariati ambiti: dal jazz al teatro, alla tv, riuscendo a delineare un’ ambientazione sonora molto suadente e senz’altro suggestiva in grado di interagire profondamente con l’ascoltatore trasportandolo in “luoghi” altri desiderati e desiderabili. 


Marco Calloni.

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