Pizzicati Int’Allù Core CJS – Sciamu (Compagnia del Teatro Jonico Salentino/Pizzica Pizzica/Shelve, 2016)

A tre anni di distanza dal disco di debutto “RonDanDò”, i Pizzicati Int’Allù Core CJS tornano con “Sciamu”, secondo album che segna una nuova fase nel loro percorso artistico, evidenziando la loro piena maturazione. Laddove, infatti, la loro opera prima li vedeva proporre in modo piuttosto didascalico brani della tradizione, questo nuovo lavoro li vede proporre nove brani originali, ispirati alla tradizione musicale dell’area Jonico Salentina, nei quali si intrecciano storie che raccontano la loro terra attraverso le sue problematiche, la vita quotidiana, la lunga scia di morti e disoccupazione che ha lasciato la piaga dell’ILVA di Taranto. Dal punto di vista prettamente musicale si evidenzia un sound più ricco e senza dubbio più attento alla definizione di una cifra stilistica originale come dimostra l’utilizzo anche di strumenti di area world. Se la scrittura e le parti vocali sono saldamente nelle mani del frontman Valerio Manisi, dal punto di vista sonoro va sottolineato l’importante lavoro degli ottimi strumentisti ovvero Claudio De Vittorio (mandoloncello e bouzuki), Bruno Galone (fisarmonica e sequencer), Domenico Nisi (violino), Costimo Pastore (chitarra, chitarra battente e banjo), Stefano Scatigna (tammburrieddhu, tamburo acustico, armonica a bocca e bottiglia), Domanico Pignatelli (basso e bass pedals) e Davide Chiarelli (batteria, cajon e daff). Durante l’ascolto si spazia dai canti di lavoro come “Dammi Lì Pere” e “E Tira Tira Tira” in cui spicca la voce di Claudio “Cavallo”Giagnotti a storie di morte e speranza come “Midiaturi” in cui brilla la voce di Maria Mazzotta e “Il Malvisto”, fino a toccare la pizzica pizzica con “Balla Michè”. Non mancano brani più adesi alla tradizione come nel caso delle rivisitazioni di “Pizzicanostra” e “Ca Lù Mieru” o ancora le storie di superstizione di “Passionae”. Insomma “Sciamu” è un lavoro di spessore che evidenzia come la formazione grottagliese ora sia certamente più consapevole delle proprie potenzialità e dei propri mezzi e senza dubbio ben distante da certe ingenuità filologiche e concettuali che avevano caratterizzato il disco di esordio. Un disco trascinante ed al tempo stesso non banale che certamente promette di essere perfetto per i prossimi live estivi. 


Salvatore Esposito

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