Maurizio Petrelli – Amori e altre storie. Divagazioni di un alchimista (AlfaMusic/Egea, 2015)

Un farmacista (o quanto meno un laureato in Farmacia) che diventa cantante, anzi per dirla tutta un crooner alchimista. Sembra di essere in certi film di una volta. Ricordate le pellicole dove Frank Sinatra, forse il massimo esponente della categoria dei crooner, vestiva i panni di marinai, sacerdoti, giocatori d’azzardo, ex detenuti, tutti con una spiccata dote canterina? Questa volta però, non è finzione cinematografica ma realtà. È l’affascinante e un po’ retrò vicenda musicale di Maurizio Petrelli, batterista, pianista e cantante di Carmiano (LE). “Amori e altre storie” è l’esordio come cantautore per questo crooner in salsa pugliese, che segue il bellissimo progetto “PugliAmerica a/r”, originale percorso musicale, datato 2010, dai brani più famosi di Frank Sinatra alle composizioni più suggestive di Domenico Modugno. Il vero merito di questo nuovo album, sottotitolo “Divagazioni di un alchimista”, è quello di raccontare storie e amori realmente vissuti (ma alcuni anche solo splendidamente immaginati) in tono assolutamente confidenziale. I brani costituiscono un interessante ventaglio di “divagazioni”. C’è l’accusa nei confronti di una donna crudele in “Un amore sbagliato”, l’elogio del Tempo nell’omonimo brano, il dialogo con l’ascoltatore (“Vietato sognare”) cui rivelare i segreti e le paure più intime, o ancora la biografica narrazione di un sogno divenuto realtà (“Da grande volevo fare l’artista”). Ascoltando la spontaneità di quest’ultima traccia il sospetto diventa una certezza: il bambino che a otto anni suonava tre sedie fantasticando una batteria è proprio Maurizio Petrelli! Al suo fianco come sempre la sua Big Band, diciannove elementi, con dominanza della sezione fiati come ogni jazz band che si rispetti. È innegabile che qualcosa di Paolo Conte e dell’elegante cocktail pianoforte-voce di Sergio Cammariere riecheggia nell’aria, per non parlare di un retrogusto di Fred Buscaglione nella vivace “Irina”. Il canto di Petrelli resta sempre caldo e limpido anche quando si passa allo spagnolo come in “Misterio”. L’ascolto scorre placido magari in una “notte stupenda” come quella descritta in “Notti”, e il disco, balsamo dolce per un’anima ferita come quella di “Un amore sbagliato”, si chiude con un ineccepibile insegnamento dell’alchimista: “da grande volevo fare l’artista, non è stato facile però, bisogna un po’ rischiare e amare ciò che si fa, amare ciò che si fa!” 


Guido De Rosa

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