Zedashe - Our Earth And Water (Living Roots Music, 2015)

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Situata nel Caucaso nell’area al confine tra Europa ed Asia, la Georgia ha avuto sempre una forte identità culturale essendo stato un crocevia fondamentale di scambi sulla Via della Seta nonché uno dei primi regni cristiani. L’avvento del Comunismo durante l’annessione all’Unione Sovietica, nonostante osteggiasse fortemente ogni pratica legata alle tradizioni popolari, non ha impedito che queste venissero in qualche modo preservate, e ciò anche grazie all’opera di tanti gruppi musicali che continuarono a riproporle clandestinamente. E’ il caso ad esempio degli Zedashe, ensemble di base nelle città medioevale di Sighnaghi, nella Georgia orientale, rifondato dopo la caduta del Muro di Berlino dalla musicista e ricercatrice Ketevan Mindorashvili, la quale ha iniziato a riportare alla luce i canti tradizionali messi da parte durante il periodo comunista, dando vita ad un costante work in progress che l’ha vista, insieme al gruppo, recuperare antichi manoscritti, effettuare ricerche sul campo con gli anziani informatori e successivamente rielaborare musicalmente tutto il materiale. Sono tornati, così, alla luce canti polivocali provenienti dal repertorio legato alla liturgia cristiana ortodossa, ma anche i canti e le forme coreutiche legate alla tradizione popolare del Kiziqian. In questo senso significativa è stata anche la scelta di conservare il nome originario del gruppo che rimanda ai vasi di terracotta nei quali ogni anno viene raccolto il vino per gli antenati e che vengono sepolti sottoterra insieme al pane tostato. L’evocazione di questo rituale legato al ciclo della vita, dal passato al presente, riflette l’appassionato approccio dell’ensemble verso la ricerca estesa progressivamente fino ad estendere il loro raggio d’azione ad altre regioni della Georgia come Rach'a-Lechkhumi, Guria, Kartli, e l'Abkhazia, e basata non solo sulla riproposizione dei canti, ma anche sulla conservazione delle tecniche musicali proprie delle varie aree. A caratterizzare il loro approccio musicale è anche l’uso di una grande varietà di strumenti tradizionali come i liuti georgiani a tre e quattro corde (panduri e conghuri), il doli (tamburo orizzontale a mano), garmoni (fisarmonica delle montagne Tusheti), e l’areofono ch'iboni (cornamuse in pelle capra).
Il gruppo, attualmente formato da Tamila Sulhanishvili (voce, garmoni e pandori), Vano Chincharuli (danza e percussioni), Irakle Kanchurashvili (voce e danza), Teona Taralashvili (danza), Alexander Matiashvili (danza, voce, cornamuse e panduri), Valiko Janiashvili (danza, cornamuse e panduri), Guliko-Ana Jabashvili (voce e danza) e Enek Peterson (voce), nel corso degli anni, si è esibito in tutto il mondo, e parallelamente all’attività musicale e discografica, ha dato vita a numerose attività didattiche con workshop e corsi di musica popolare dedicati ai bambini. “Our Earth And Water” è il loro settimo disco e raccoglie ventisei brani registrati dal vivo presso la Pheasant’s Tears Winery di Sighanaghi, che nel loro complesso ci offrono una dettagliata panoramica del complesso ed affascinante universo delle tradizioni musicali caucasiche, spaziando da polivocali a melodie strumentali, dalle danze tradizionali al repertorio liturgico. Durante l’ascolto è un susseguirsi di brani dalla sorprendente forza evocativa dei melismi vocali come nel caso dei canti di festa “Supruli”, “Rachuli Supruli”, “Maghlit Gardamokhed” e “Dzveli Supruli”, del canto d’amore “Ghrublebi”, o ancora di perle dimenticate come “Amiranis Perkhuli” danza tradizionale praticata in cerchio che rimanda al dio Amiran la cui vicenda mitologica ricalca quella di Prometeo. Ancora da segnalare lo splendido canto per il matrimonio “Apkhazuri”, dal repertorio dell’Abkhazia e i canti di lavoro “Orovela” e “Heri-Oga” il cui ritmo evoca le dure condizioni dei contadini. “Our Earth And Water” è, insomma, un disco illuminante che ci consente di scoprire tutto il fascino e la ricchezza della tradizione musicale caucasica. 


Salvatore Esposito
Nuova Vecchia