Italian Sounds Good: Ylenia Lucisano, Barbara Eramo, Mama Marjas, Lucina

Ylenia Lucisano – Piccolo Universo (Bollettino Edizioni Musicali/Artist First, 2014)
Calabrese di origini ma milanese di adozione, Ylenia Lucisano è una giovane cantautrice con alle spalle una solida formazione che l’ha portata a studiare scrittura musicale e a mettere in fila numerose partecipazioni a festival e manifestazioni musicali (Premio AFI, Festival Internazionale della Musica di Bruxelles e Premio Mediterraneo). Dopo aver debuttato nel 2013 con il singolo “Quando non c’eri”, lo scorso anno si è segnalata al grande pubblico con il suo disco dei debutto “Piccolo Universo”, nel quale ha raccolto dieci brani, di cui tre cantanti in dialetto calabrese, caratterizzati da una raffinata commistione tra stilemi pop e canzone d’autore che avvolge elegantemente la sua voce delicata. Prodotto da Silvio Masanotti (che ne ha curato anche gli arrangiamenti) e dalla stessa cantautrice calabrese con la collaborazione di Carlo Lucisano, il disco vede la partecipazione di un ristretto gruppo di strumentisti composto da Ivan Ciccarelli (batteria), Daniele Moretto (corno), Mattia Boschi (violoncello)e Matteo Trotta (violino) e si avvale della partecipazione della pianista Giulia Mazzoni, nonché di Pacifico e Daniele Ronda che hanno firmato due brani. L’ascolto rivela un album dai tratti personali che fotografa in modo molto chiaro le tante sfumature che caratterizzano l’approccio stilistico della Lucisano, c’è la trama folk che permea i brani in dialetto calabrese (“A Mot e Luna”, “Jett ‘U Sal” e “Movt Movt”), c’è il pop leggero (“Ti odio e ti amo”, “Come Marilyn Mornoe”), e qualche spaccato intimista (“Il silenzio della neve”), fino a toccare la canzone d’autore quando incontra le liriche di Pacifico in  “Piccolo Universo”, e di Daniele Ronda in “Riscoprimi”. Il vertice del disco arriva però sul finale con “Un angelo senza nome” in cui spicca il pianoforte suonato da Giulia Mazzoni e che senza dubbio rappresenta il brano che meglio valorizza il talento della Lucisano, sia dal punto di vista interpretativo che da quello compositivo. “Piccolo Universo” è, dunque, un buon inizio per la cantautrice calabrese, e siamo certi che nel prossimo futuro le sue doti artistiche emergeranno pienamente. 

Barbara Eramo - Emily (Cat n’ Mouse Factory/Goodfellas, 2014)
Voce tra le più intense ed eleganti della scena world italiana Barbara Eramo, vanta un lungo percorso artistico che l’ha condotta dapprima a vincere il premio della critica al Festival di Sanremo nel 1998 in coppia con Claudio Passavanti e successivamente a collaborare con la Piccola Banda Ikona di Stefano Saletti in diversi progetti discografici e dal vivo. Folgorata dalla lettura de “Le stanze di alabastro” di Emily Dickinson, ed animata dalla sua costante tensione verso la ricerca, la Eramo ha dato vita qualche anno fa ad un interessante progetto che la vede mettere in musica alcune liriche della grande poetessa del Massachusetts. Dopo aver rodato dal vivo i nuovi brani, nati dalla collaborazione con Stefano Saletti, grazie ad una fortunata campagna di fundrising lo scorso anno, “Emily” è diventato anche un disco, nel quale la Eramo ha raccolto undici canzoni che avvolgono con sonorità a metà strada tra rock ed elettronica le liriche della Dickinson ora proposte in inglese, ora tradotte in Italiano. Aperto dalla splendida “It was love”, sospesa tra pop, rock e psichedelia, il disco si svela in tutto il suo fascino, regalando momenti di grande intensità facendo viaggiare l’ascoltatore attraverso la poesia avvolta ora dalle atmosfere oniriche come nel caso “Because” ora proposta in crescendo (“Rave till the day”) ora ancora impreziosita dalle trame jazz di “I Cannot Dance”. Se di ottima fattura sono i brani in italiano come “L’estate”, “Una Benedizione” e “Dopo il grande dolore”, e quel gioiellino che è “Il volo del Bobolink”, il vertice del disco è rappresentato senza dubbio dalla divagazione prog di “Visions paralyzed in gold” e dalla splendida “Autumn” che esalta tutte le doti vocali ed interpretative della cantante pugliese. “Emily” è, dunque, un disco di grande spessore che testimonia in modo brillante come le esplorazioni sonore fuori dai territori world di Stefano Saletti e Barbara Eramo possano regalare grandi sorprese. 

Mama Marjas - Mama (Love University Records/Self, 2015)
A tre anni di distanza da “We Ladies!” inciso con Miss Mykela, Mama Marjas torna con “Mama”, un concept album che raccoglie dodici brani nei quali il reggae incontra le sonorità latinoamericane ed i ritmi caraibici, il tutto il tutto accompagnato da testi cantati in italiano. “Mi piace usare la mia lingua madre quando canto”, afferma Mama Marjas “più di altre lingue: mi permette di portare nel mio paese generi musicali non conosciuti o scarsamente rappresentati nel mondo della musica in Italia, come la Soca di Trinidad il Dembow della Repubblica Dominicana e il mio amato reggae“. L’ascolto ci conduce dalle sonorità africane della title track che apre il disco al blues di “Mai”, per spostarsi lentamente verso le sonorità latin de “La Gente” la cui struttura rimanda a certi brani di Manu Chao, proponendo l’intreccio tra italiani e spagnoli. Se “Più guardo lei” è una rumba flamenca dalle atmosfere cubane, il brano successivo “Come dimenticare” ci conduce dritto in Sudamerica, ma è con la solare “Mare” che ritroviamo il ritmo reggae in levare. La canzone d’amore “Chi sei” e l’introspettiva “Alla fine” ci conducono poi alle good vibrations della trascinante “Tiene Tumbao” che funge da apripista perfetto per “Poco Poco”, un dembow domenicano travolgente in cui spicca la partecipazione di Don Ciccio. Le ironiche e frizzanti “Il pollo” e “Dicono” chiudono un disco dal sound piacevole e divertente che non mancherà di stuzzicare la curiosità degli amanti del reggae.

Lucina – Lucina Canta e Racconta De André (Nota preziosa, 2015)
Nato nel 2007 da un’idea della cantautrice romana Lucina Lanzara ed a lungo rappresentato sui palchi di tutta Italia, il progetto “Lucina Canta e Racconta De André” quest’anno è diventato finalmente un disco, proponendo una selezione di tredici brani tratti dallo spettacolo omonimo che omaggia in una interessante chiave mediterranea declinata al femminile l’opera del cantautore genovese. Registrato presso il Teatro Golden di Palermo il 17 marzo 2015, durante il concerto patrocinato dalla Fondazione Fabrizio De André e da ZONTA Palermo Zyz, il disco vede Lucina accompagnata sul palco da un eccellente ensemble di musicisti composto da Benedetto Basile (flauti traversi), Massimo Sigillà Massara (chitarra classica e voce), Michele Piccione (percussioni, surdo, marranzano, tamburo a cornice, chitarra battente, flauto contralto, cajon, tammorra muta e a sonagli, bodrhàn) e Massimo Patti (contrabbasso). Sin dal primo ascolto si percepisce chiaramente la passione con la quale Lucina approccia il repertorio di Fabrizio De André regalando interpretazioni di grande spessore non solo musicale ma anche teatrale. Piacciono, così, le belle versioni di “Bocca di Rosa” e “Ho Visto Nina Volare” introdotte da due recitati, le brillanti riletture in chiave world di “Un Giudice” e “La Ballata dell’Amore Cieco”, ma soprattutto l’intensa “La canzone dell’amore perduto” che fa il paio con “Khorakhanè” tra i brani meglio riusciti del disco. Sebbene i dischi tributo alla fine lascino sempre qualche dubbio sulla loro reale necessità, “Lucina Canta De André” si pone in maniera diversa svelando quel lato teatrale delle canzoni di Fabrizio De André spesso sottovalutato, ma determinante nella sua poetica.


Salvatore Esposito

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