José Barros & Mimmo Epifani – Mar da Lua (Kurumuny, 2015)

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La collaborazione artistica tra il chitarrista portoghese José Barros e il mandolinista salentino Mimmo Epifani ha radici profonde nel tempo, non solo per il rapporto di amicizia che lega i due musicisti, ma anche perché i loro percorsi si sono spesso intersecati sul palco, e per la scrittura di vari brani a quattro mani. A suggellare e a cristallizzare la loro frequentazione musicale, e la passione per le rispettive tradizioni musicali è “Mar da Lua”, progetto discografico prodotto da Kurumuny e realizzato con il sostegno di Puglia Sound Record. Il disco raccoglie tredici brani tra composizioni originali, brani tradizionali e riletture d’eccezione, che nel loro insieme disegnano un percorso di convergenza e di incontro tra due culture musicali, quella portoghese con il fascino del fado, e quella del Salento con il ritmo della pizzica e la profondità dei canti di lavoro e quelli d’amore. Si compie, così, un una compenetrazione osmotica tra due tradizioni musicali, con gli strumenti a corda di Barros (chitarra fado, cavaquinho, braguesa e viola campaniça) che rileggono le melodie del Sud Italia, e quelli di Mimmo (mandola, mandoloncello, chitarra barbiere) alle prese con la melanconia del fado. Nei solchi di “Mar da Lua” non c’è contaminazione, ma piuttosto un invito al viaggio da compiere tra l’Italia ed il Portogallo, abbandonandosi al ritmo della pizzica pizzica o lasciandosi catturare dalla poesia del fado con le voci dei due strumentisti che si alternano al cantato. Aperto dal lirismo del fado di “Lisboa”, il disco regala subito due brani di grande spessore, ovvero la trascinante “Il musicista che ha perso le scarpe” primo singolo estratto dell’album, e la splendida “A Sina em Portugal” dove spicca la partecipazione di Eugenio Bennato alla voce. Si prosegue con la bella versione del tradizionale salentino “Damme nu ricciu” interpretata magistralmente da Barros, il divertissement “La Filanda (E’ o non è)” e il travolgente crescendo strumentale di “Pizzicavaquinho”, una scorribanda per corde e percussioni tutta da ascoltare. La seconda parte del disco si apre con la sinuosa “Coimbra (April In Portugal)”, a cui seguono in sequenza la “Montanara di Carpino”, la sorprendente rilettura di “Pasta Nera” di Matteo Salvatore e quel gioiellino che è “Verdes são os campos”, caratterizzata dalla eccellente prova vocale di Barros. Chiudono il disco “La Donna Riccia” di Domenico Modugno impreziosita dal mixaggio del DJ Davide Casadidadi, e la struggente “Giandò”, dedicata all’indimenticato organettista Giandomenico Caramia, scomparso qualche anno fa. “Mar da Lua” è, dunque, un esempio di come si possano percorrere traiettorie musicali inedite nell’incontro tra culture differenti, facendo emergere identità e convergenze spesso nemmeno immaginabili.
 
Salvatore Esposito
Nuova Vecchia