Almoraima – Cafè Cantante (AnimaMundi, 2015)

Nati nel 2007, da un’idea del chitarrista salentino Massi “Almoraima” de Salvatore, gli Almoraima, nel corso degl’anni sono diventati un esemble a geometrie variabili nella cui line up hanno militato alcuni tra i più talentuosi strumentisti del tacco d’Italia come Rocco Nigro,   Roberto Chiga, e Redi Hasa senza contare le varie collaborazioni con le voci di Maria Mazzotta e Rachele Andrioli, e quelle internazionali con Saleem Annichili, Ines Diaz Bravo e Mika Fernandez. Questo incontro tra i suoni dell’Andalusia e culture musicali di estrazione diverse ha prodotto una cifra stilistica innovativa ed originale, che vedono il flamenco intersecarsi con sonorità che spaziano dal jazz alla world music. Dopo l’ottimo disco di debutto “Amor Gitano” del 2010, che combinava tradizionali andalusi e nuove composizioni, l’esemble salentino ha intrapreso un più ampio percorso di ricerca volto a scoprire nuove geografie sonore, come dimostra l’ottimo “Banjara” del 2013 che li vede misurarsi con la tradizione musicali indiane di quel Rajasthan da cui migrò il popolo Rom. A distanza di due anni, e dopo aver pubblicato “Flamenco Fusion” in collaborazione con l’artista indiano Banarasi Babu, gli Almoraima ritornano con un nuovo album “Cafè Cantante”, nato da un viaggio a Cuba nel quale sono venuti in contatti con i musicisti locali immergendosi nei suoni dei caraibi. A margine di un concerto tenuto questa estate presso Cantine Menhir a Minervino (Le), abbiamo incontrato il gruppo salentino per farci raccontare questa nuova avventura sonora.

Come nasce “Cafè Cantante”, il vostro nuovo album che vi vede esplorare l’intreccio tra il flamenco e i suoni di Cuba…
Massi Almoraima - “Cafè Cantante” è la continuazione di una ricerca nata nel 2010, iniziata dalla Spagna per poi spostarsi in Medioriente, fino ad arrivare in India. Si è trattato non solo di una ricerca concettuale sui suoni ma di un vero e proprio viaggio, che ci ha consentito di fare diverse esperienze, di conoscere musicisti locali, di suonare in questi luoghi. Più di recente abbiamo proseguito verso il Sud America, tra Messico e Cuba, dove abbiamo avuto modo di fare diversi concerti, ma anche di conoscere ottimi musicisti come il contrabbassista Pavel Molina Ruiz che attualmente suona con noi. Il nostro lavoro di ricerca nasce dal Flamenco, ma ha radici in più culture, perché la Spagna nel tempo è stata contaminata dalla dominazione araba che ha influenzato non solo la musica ma anche la cultura, poi c’è stato l’influsso indiano del Rajasthan, e ancora quello latino delle vuelte dei conquistadores che andavano e tornavano da Cuba, dal Messico, portando con sé culture, ritmi, musiche ed armonie che sono confluite nella tradizione andalusa. Quello che noi facciamo è prendere dei palos della cultura andalusa e risvilupparli in una chiave originale attraverso delle nuove proposte, scrivendo nuovi brani, ed attenendoci della nostre sonorità.

Alessia, questo nuovo album segna il tuo ingresso negli Almoraima. Ci puoi parlare di questo incontro?
Alessia Tondo - L’incontro è stato più che positivo perché mi ha consentito di affacciarmi su una cultura che in realtà è nostra vicina di casa, e solo in apparenza sembra lontana. Come diceva Massi, la Spagna era terra di grandi conquiste e rapporti con terre lontane, e anche dal punto di vista del canto, quello che bisogna ricordare è la matrice comune della terra e l’influenza che hanno avuto queste culture. La cosa interessante di questo progetto è che la tradizione andalusa viene mescolata con echi di musiche differenti e riletta con quelle che sono le nostre esperienze personali. Anche il mio approccio che non è propriamente flamenco ha spazio in questo progetto perché intendiamo la cultura come qualcosa in continua evoluzione.

Giorgio, altra novità importante di “Cafè Cantante” è la presenza della tua tromba…
Giorgio Distante - Rispetto ai dischi precedenti c’è una ricerca più evoluta su alcuni suoni particolarmente interessanti per me. Il mio primo approccio è stato il viaggio a Cuba ed è stata un’esperienza fantastica per me, oltre che un onore perché ho avuto di sviluppare musica di grande qualità.

Nelle varie intersezioni ed incroci della vostra musica, è presente anche l’influenza del jazz..
Giorgio Distante - Non posso farci nulla, perché mi viene naturale. Parlando tecnicamente i giri armonici, le soluzioni melodiche sono molto varie e quindi ci si può muovere in molti modi senza limiti.

Una visione musicale molto aperta e libera ha caratterizzato “Flamenco Fusion”, il disco che avete realizzato in India…
Massi Almoraima - E’ stata un esperienza inattesa, perché siamo andati in India per un tour di cinque, sei date nel nord dell’india, nel Punjab, nel Rajastan e nella provincia di Deli. Una volta arrivati il manager ci ha proposto di fare un’esperienza di fusione tra quello che era la nostra musica con la musica tradizionale del luogo. E’ stato un invito a nozze, abbiamo aderito con molto piacere, senza sapere nella maniera più chiara e definitiva cosa sarebbe potuto succedere. Personalmente, così come i miei amici, siamo molto aperti alla condivisione musicale con musicisti che vengono da altre culture. E’ venuto fuori un lavoro inaspettato e molto bello. Abbiamo avuto modo di suonare con molti musicisti del Rajasthan, un cantante che ha lavorato con  Nusrat Fateh Al Khan, una voce infinita che, a parte l’esperienza e l’età considerevole, ci ha portati ad una realtà che per noi è stata un sogno. E’ stata una piacevole esperienza che vorremmo ripetere, visto che avremmo la possibilità di tornare in India e poi ancora saremo in Turchia.

Il vostro viaggio proseguirà, quindi, verso nuove rotte. Quali le difficoltà che si incontrano?
Massi Almoraima - Devo dire che abbiamo incontrato poche difficoltà. Perché è stato tutto molto istintivo, si è creata una connessione forte con Alessia Tondo, Giorgio Distante, Vito De Lorenzi, e Alessandro Monteduro. C’è stata una condivisione sin dal primo momento, e credo che questo sia il disco più fluido e quello con meno difficoltà dal punto di vista tecnico. Abbiamo registrato molto bene, dando spazio ad ogni ispirazione, e i musicisti hanno avuto modo di esprimere al meglio quello che sentivano. E’ normale, ad esempio, che ci sia il jazz. La cosa che mi piace sottolineare è che attraverso le mie composizioni sono emerse le sfumature stilistiche dei vari musicisti, il tutto in modo molto inaspettato, e mai premeditato a tavolino. 
Questo mi piace molto. Ogni volta che ho la possibilità di fare un disco invito nuovi musicisti a condividere questa esperienza.

Concludendo, quanto è importante l’improvvisazione nella vostra dimensione live?
Giorgio Distante - Importantissima, perché ogni musicista ha modo di esprimersi liberamente.
Alessia Tondo - Io sono più per l’interpretazione della parola, quindi l’improvvisazione è molto lontana dal mio approccio stilistico, e non sono in prima linea come gli altri strumentisti. La cosa particolare degli Almoraima è che ognuno di noi riesce ad avere un suo momento per esprimersi.


Almoraima/Banarasi Babu – Flamenco Fusion (Roots Of Pushkar Records, 2015)
Nell’intreccio di influenze e contaminazioni che hanno dato vita alla tradizione del flamenco, la migrazione del popolo Rom dal Rajasthan ha rappresentano uno degli elementi essenziali, e  gli Almoraima con il loro secondo album “Banjara” ne hanno esplorato gli influssi, riportando alla luce le trame sonore che ne hanno caratterizzato la genesi. In particolare, il contatto continuo con i musicisti indiani ha consentito al gruppo salentino di allargare sempre di più il raggio della propria ricerca, arrivando a stabilire una sorta di contatto osmotico con alcuni di essi. E’ il caso della collaborazione con Banarasi Babu, nata durante un loro tour nel Nord dell’India come raccontano nell’intervista che precede, e che ha fruttato la pubblicazione di “Flamenco Fusion”, disco che raccoglie nove brani incisi in loco e che vedono confrontarsi l’ensemble salentino con quello che accompagnava il cantante indiano. Nonostante qualche imperfezione nella registrazione e nel mixaggio, l’album fotografa in modo molto fedele l’energia creativa nata da questa collaborazione, da cui emerge la versatilità e la capacità di dialogo dei musicisti salentini, e la potenza evocativa degli strumentisti indiani. Ad accompagnare Massi Almoraima (chitarra flamenca e oud) troviamo Angelo Urso (basso e sax alto), Simona Gatto (flauto e voce), e Ciro Montanari (tabla), mentre Banarasi Babu (voce e harmonium) è affiancato da Vinod (harmonium), Chadraprakash (violino), Dewaki (tabla), Rahis Khan (morchang), Ispak (khartal). Durante l’ascolto si ha modo di esplorare l’incontro tra due mondi sonori solo in apparenza differenti ma che ritrovano la sua comune radice nel dialogo. Si spazia così dall’inziale “Kesariya Rumba Pà”, rilettura del brano di Hossam Ramzy tratta da “Banjara”, in cui spicca la voce Banarasi Babu alla splendida “El duende de, Leto Jaijye”, nuova versione di “El duende de Algeria” tratta da “Amor Gitano”, passando per gli echi delle ipnotiche danze sufi di “Man Lagyo Mer Yaar” e quel gioiello che è “Pallo Latke”, fino a toccare l’ampio spaccato strumentale in cui spiccano le intersezioni con il Medioriente di “Banjara”, la suggestiva “Moonlight”, e “Marraksh” in cui spicca la partecipazione di Nathu Lala Solanki. Il tradizionale “Kesariya Baalam” chiude magnificamente questo disco, istantanea sonora preziosa di un incontro in musica.




Almoraima  - Café Cantante (Anima Mundi, 2015)
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Dopo la fortunata esperienza in India che ha fruttato l’ottimo “Banjara” e il successivo “Flamenco Fusion”, gli Almoraima proseguono il loro viaggio alla ricerca delle radici della tradizione flamenca, volgendo la prua verso il Sud America con “Cafè Cantante”, disco ispirato dal doppio tour effettuato in  Messico e a Cuba nel giro di pochi mesi, e che raccoglie dieci brani di cui otto originali e due tradizionali andalusi, che nel loro insieme aprono un sorprendente spaccato sull’incontro tra il flamenenco e la musica latin, avvolto in un elegante tessitura jazz. Per l’occasione, ad accompagnare Massi Almoraima, oltre alla line up stabile composta da Roberto Chiga (percussioni), Alessia Tondo (voce), Federico Musarò (violoncello), Giorgio Distante (tromba) e Pavel Molina Ruiz (contrabasso), troviamo anche alcuni ospiti d’eccezione come Vito De Lorenzi (batteria etnica), Alessandro Monteduro (congas, bongos e piccole percussioni), Michael Manuel Fernandez (palmas) e Rocco Nigro (fisarmonica), i quali hanno contribuito in modo determinate alla riuscita del disco. Rispetto ai dischi precedenti, a colpire è non solo la voce di Alessia Tondo che impreziosisce ed arricchisce i diversi brani, ma anche la raggiunta consapevolezza nei propri mezzi e potenzialità da parte dell’ensemble salentino in grado ora di muoversi con disinvoltura e maturità attraverso generi musicali differenti. La dimostrazione di tutto ciò la si rintraccia nelle strutture musicali, essenzialmente basate sulle tessiture melodiche della chitarra flamenca di Massi, su cui si innesta l’elegante tromba di Distante e il violoncello di Musarò, il tutto supportato magistralmente dalla impeccabile sezione ritmica. Immergersi nell’ascolto di “Cafè cantante” vuol dire ripercorrere, insieme agli Almoraima, le tappe della loro esperienza cubana, scoprendo le suggestioni, i suoni, i colori, l’atmosfera unica, e la bellezza dell’isola caraibica. A spiccare sono certamente le composizioni autografe come l’iniziale “Cafè cantante”, “Agua de Plata” e “Canto”, in cui emerge con forza tutta la potenza ispirativa di Cuba, o ancora le suggestive riletture dei brani tradizionali andalusi “Cuba Linda” e “Con El Aire”, ma il vero vertice del disco arriva sul finale con il tritico “Rio Vivo”, “Sarangi” e “Cordoba”, tutte caratterizzate da una scrittura elegante, che esalta le potenzialità melodiche e tecniche dei vari strumentisti.  “Cafè Cantante” è, dunque, un disco pregevole che non mancherà di catturare sin dal primo ascolto.



Salvatore Esposito
Nuova Vecchia