The Alt - The Alt (Under The Arch Records, 2014)

Vuole la leggenda che nella contea irlandese di Sligo, in cima alla collina di Knocknarea, riposi la regina Maeve. Sul versante sud dell’altura si trova un percorso naturalistico di grande attrazione, un’incantevole valle molto stretta e nascosta dall’alta vegetazione, che è chiamata The Alt, ma è conosciuta anche come “The Glen”. Non lontano sorge il paesino di Coolaney, dove John Doyle (voce, chitarra,bouzouki, mandola), Nuala Kennedy (voce, flauto irlandese, whistle) ed Eamon O’Leary (voce, chitarra, bouzouki), sensibili alla magia dei luoghi yeatsiani nel dare nome al trio, si sono riuniti per concepire e dare sostanza musicale al disco eponimo, poi registrato in soli tre giorni, oltreoceano, sugli Appalachi della North Carolina. Del terzetto, il più conosciuto è sicuramente John Doyle, per i suoi trascorsi nell’Irish-American band Solas e per una già consolidata carriera solista di chitarrista sopraffino. Neppure quelli dei suoi compagni sono nomi di secondo piano. Kennedy, nativa di Dundalk, dotata flautista e ugola dal timbro duttile, ha alle spalle ha un bel po’ di dischi registrati per la Compass Records di Nashville. Quanto al dublinese O’Leary, anch’egli musicista molto stimato nel circuito americano della musica tradizionale irlandese, è stato a lungo collaboratore di Mick Moloney, cantante e soprattutto ricercatore di ballate e canzoni, che firma la presentazione del disco. Se è vero che i tre musicisti sono tutti avvezzi al songwriting, qui hanno deciso di selezionare materiali tradizionali, attingendo alle fonti popolari e revivalistiche d’Irlanda, Inghilterra, Scozia e America del Nord. Il trio ha confezionato un brillante programma in nove songs, intervallate da due briosi set strumentali di jig e reel(“The Geese in the Bog/ Covering Ground” e “The Green GownedLass /Danger Mouse/ Dan Breen’s”). The Alt è lavoro che si apprezza sia per il tessuto strumentale che per l’abilità delle voci di integrarsi mirabilmente, come avviene da subito nell’opener “Lovely Nancy”. Nessuna percussione, ossatura dell’album imperniata sulla ritmica delle corde, con le melodie ricamate dalle chitarree gli intarsi del flauto.Sempre ispirati nella scelta dei materiali rivisitati con estro, i nostri propongono una bella variante della classica ballata childiana “Edward”, che qui diventa“Who Put the Blood”. Anche la versione di un altro celebre traditional, “One Morning In May’, riceve un superbo trattamento, che esalta la voce di Nuala, a suo agio anche nella squisita song “Finn Waterside”. Lasciatevi prendere dal potere delle singole voci o del loro ritrovarsi magnificamente, come accade ancora in “Willie Angler”, conosciuta anche come “The Banks of the Bann” (di cui ricordiamo una versione splendida degli indimenticati scozzesi Silly Wizard, da cui il trio ha attinto). La scaletta prosegue portandoci nel 1815, ai tempi della battaglia Waterloo, con le belle armonie vocali di “The Eighteenth of June”, e il cambio di passo finale, quando la ballata sfocia nello strumentale “The Chandelier”. L’atmosfera si fa oscura con il canto gaelico “Cha Tig Mòr Mo Bhean Dhachaigh”, attraversato da un sentimento di afflizione:è il lamento di un uomo che ricorda la moglie scomparsa. Il gran finale a cappella è per lakentuckiana “The Letter Song”. Nell’ambito Irish trad è una delle migliori uscite da molto tempo in qua: visitate www.thealtmusic.com. 


Ciro De Rosa
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