Sugar Ray Dogs - Mexi-Cola (Rivertale Productions, 2015)

Guidati da Ernarni “Ray” Natarella, i Sugar Ray Dogs sono un eccellente trio, in grado di mescolare le sonorità roots rock con quelle tex-mex della frontiera degli Stati Uniti, il tutto condito da una bella dose di originalità, come emergeva già nel loro debutto “Love Sick Affair” di qualche anno fa. Il loro nuovo album “Mexi-Cola”, è la testimonianza della loro applicazione passionale e della volontà di perseguire un sogno come quello di fare musica originale in inglese, questo grazie alla loro caparbietà, ma anche all’incontro con un produttore esecutivo dall’impronta pragmatica come Paolo Pagetti di Rivertale Productions. Personalmente mi piace ascoltare i dischi, cercando di approfondire il percorso musicale di pari passo con la vita di chi si mette in gioco con la musica. Per quanti non conoscono come gira il mondo della discografia, va detto che esistono due tipi di produttore, quello artistico che si dedica essenzialmente alla cura dei suoni, del missaggio e della registrazione, e quello esecutivo – il grande assente di questi tempi – che dovrebbe finanziare, e gestire il progetto. In Italia, nella quasi totalità dei casi, i musicisti e la produzione artistica tendono a coincidere, in quanto a farsi carico delle spese sono loro direttamente. Nel caso dei Sugar Ray Dogs, il trio ha trovato in Paolo Pagetti qualcuno che crede nella loro musica, nella visione e si prefigge di accompagnarli e consigliarli nel loro percorso. Il risultato è un disco ottimamente registrato, nato da un viaggio texano che ha permesso al trio di mettere ancor meglio a fuoco la sua cifra stilistica implementando le sonorità di Los Lobos e Cojuntos con quel modo di far musica obliquo tipico del tex mex moderno. Durante l’ascolto spicca la chitarra dell’ottimo Alberto Steri, in possesso di un vocabolario sonoro completo che spazia tra liquidità tipicamente fenderiane e episodi più crunch, il drumming di Andrea “Bisteur” Paradiso che macina groove e cambi tempo come nulla fosse, ma soprattutto il basso ottimamente architettato di Ray, che si muove tra sonorità stoppate, e grande timing. Ad impreziosire il disco c’è poi la presenza di David Hidalgo dei Los Lobos che si scatena su “Have You Ever Waited” con la sua chitarra e la voce, e possiamo solo immaginare l’emozione di questi ragazzi per aver avuto modo di collaborare con uno dei loro grandi riferimenti artistici, di recente al fianco anche di Bob Dylan per le sessions di “Tempest”. Riuscito è anche il bellissimo video girato in una location texana e nel quale la parte del protagonista è affidata a Billy Blair, già in film culto come The Last Stand, Machete, Machete Kills and Sin City 2, così come eccellente è “Die In Mexico”, uno degli episodi più alla Creedence Clearwater Revival, nel quale il sottoscritto ha avuto modo di suonare il basso. Il consiglio è di fare un passaggio sul sito dei ragazzi (www.sugarraydogs.com) e segnarvi una data del loro never ending tour, guardarvi il videoclip ottimamente confezionato e immergervi nel loro viaggio che come ogni inizio che si rispetti prende il via, sempre, con la musica.



Antonio "Rigo" Righetti
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